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La ragazza delle proteste in tenda contro il caro affitti costretta a lasciare Milano: “Silenzio dal Comune”

Ilaria Lamera, la ragazza che ha dato il via alla protesta delle tende, si racconta a Fanpage.it: “Dopo l’attenzione mediatica, il Comune di Milano non ha fatto niente. Ora basta con le proteste, servono azioni concrete”.
A cura di Matilde Peretto
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Ilaria Lamera un anno fa, in uno dei primi giorni in tenda fuori dal Politecnico di Milano (foto di Matilde Peretto)
Ilaria Lamera un anno fa, in uno dei primi giorni in tenda fuori dal Politecnico di Milano (foto di Matilde Peretto)

Dopo un anno esatto, Ilaria Lamera parla ancora di caro affitti e prezzi insostenibili per gli studenti degli atenei milanesi. Era stata la prima a dare il via al movimento delle tende, accampandosi fuori dal Politecnico di Milano per giorni. Dopo di lei, tantissimi altri atenei italiani avevano fatto altrettanto. Intervistata da Fanpage.it, ha raccontato di come la sua lotta sia ancora attuale e viva, ma anche di come il Comune non abbia fatto niente per risolvere i problemi evidenziati da lei e da tutti gli altri studenti (se non premiarla con un attestato di civica benemerenza).

Ilaria, come ti senti ad essere stata la prima ad aver dato il via al movimento delle tende?

Sento una responsabilità enorme, anche oggi che è l'anniversario, perché mi stanno contattando per chiedermi come sono cambiate le cose. Ma provo anche tanta gioia per il fatto che l'idea sia stata mia e che le persone l'abbiano accolta.

Dopo un anno se ne parla ancora, quindi l'obiettivo è stato raggiunto?

Sì, sollevare la questione e portarla avanti nel tempo era l'obiettivo che avevamo quando abbiamo capito che la cosa sarebbe diventata grande.

Sei soddisfatta di quello che hai fatto?

Sono soddisfatta perché non avrei mai pensato di poter arrivare così in alto quando ho piantato la mia tenda. Una volta arrivata in alto, però, avevo sperato di raggiungere dei risultati maggiori dal punto di vista pratico. Sono soddisfatta per le aspettative che avevo all'inizio, ma sono meno soddisfatta delle aspettative che si sono create nel mentre.

Dopo i tavoli di confronto in Comune, il sindaco Sala e l'assessore alla casa Maran non si sono fatti più sentire. È vero?

Io non sono più stata informata di niente e quindi non so se qualcosa sia andato avanti. Penso che me l'avrebbero detto o l'avrei saputo per vie traverse. Non so ancora niente, quindi non credo si sia mosso qualcosa.

Ti sei sentita presa in giro dall'amministrazione?

Più che presa in giro penso che si siano spaventati quando hanno visto il boom mediatico che ha scatenato la protesta. Hanno voluta dimostrare il loro impegno, ma quando l'attenzione mediatica è calata si sono sentiti al sicuro e hanno deciso di lasciare perdere. Non voglio, comunque, dar troppo la colpa al Comune: è un tema difficile, c'è tanta burocrazia dietro e non si può risolvere dall'oggi al domani.

Cosa aveva proposto il Comune di Milano?

Ci avevano fatto diverse proposte, come quella di restaurare delle case pubbliche abbandonate e renderle degli studentati. Oppure c'era la proposta di Pierfrancesco Maran (assessore alla casa e all'housing sociale del Comune di Milano) sul canone concordato, ma quello palesemente non poteva funzionare, lo sapevamo già.

Cosa chiedevate voi studenti?

Noi chiedevamo la riconversione di edifici pubblici abbandonati in studentati pubblici e da quel punto di vista non credo sia stato fatto nulla. So che sono stati aperti dei nuovi studentati, come uno al confine con Nova Milanese. Ma è uno studentato privato a canone convenzionato. C'era anche Maran all'inaugurazione.

Ma uno studentato privato non è quello che volete…

Noi siamo contrari al canone convenzionato con società private perché vorremmo che gli studentati fossero di proprietà e di gestione pubblica.

Ora, gli studenti accampati nelle tende non ci sono più. Come mai secondo te?

Io penso che rimettere le tende adesso non sarebbe molto utile. La dimostrazione è stata fatta e ha funzionato l'anno scorso. Rifarla sarebbe copiare se stessi. Bisognerebbe trovare una nuova forma di protesta oppure non per forza continuare a protestare, ma darsi da fare sul piano pratico.

Tu cosa stai facendo per risolvere il problema sul piano pratico?

Io sto collaborando con un progetto di ricerca del Politecnico, sono stata inserita in una task force a Milano con altre organizzazioni che si occupano del tema per fare proprio una mappatura degli studentati presenti a Milano. Serve lavorare nel pratico più che sollevare di nuovo la questione che è già stata sollevata.

Lascerai Milano?

Sì, questa estate mi scade il contratto d'affitto e ho deciso di non rinnovarlo, di lasciare.

È stata una scelta obbligata od voluta?

È una scelta voluta perché avrei comunque avuto la possibilità di restare a Milano, però, semplicemente, mi sono sempre sentita in colpa a chiedere soldi ai miei genitori per pagare l'affitto. Ho deciso di tornare a casa e di studiare da lì.

Ti dispiace?

Un po' mi dispiace, ma avevo già deciso di non rimanere a vivere a Milano e che dopo l'università sarei tornata. Mi dispiace, ma anche no perché me ne sarei andata comunque.

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