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La Lombardia valuta la riapertura degli stadi, Fontana: “Stiamo parlando col Cts”

La Lombardia valuta la riapertura al pubblico degli stadi: “Stiamo parlando con il Cts e nel caso penso si possa andare in quella direzione, ma stiamo facendo ancora le ultime valutazioni”, ha detto il presidente della Regione Attilio Fontana a margine della presentazione del Gp di Monza di Formula 1. Il presidente del Coni Malagò: “Inutile fare gli ipocriti, senza riapertura salta il banco”.
A cura di Francesco Loiacono
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Lo stadio di San Siro (Archivio)
Lo stadio di San Siro (Archivio)

In Lombardia gli stadi potrebbero presto essere riaperti al pubblico. Lo ha annunciato il governatore Attilio Fontana a margine della presentazione del Gran premio di Formula 1 di Monza: "Stiamo valutando l'opportunità, la possibilità, stiamo parlando con il Cts e nel caso penso si possa andare in quella direzione, ma stiamo facendo ancora le ultime valutazioni", ha detto il presidente della Regione. Durante la conferenza stampa il governatore leghista aveva parlato della necessità di porre le basi affinché "tutti gli appassionati possano ricominciare a frequentare anche gli stadi". In seguito, ai cronisti che gli chiedevano chiarimenti su un'ordinanza in tal senso, il governatore ha ammesso che è in corso un dialogo con gli esperti del Comitato tecnico scientifico per capire quanto e se sia fattibile una decisione del genere.

La partita Atalanta-Valencia di Champions a San Siro era stata definita una bomba

Le parole di Fontana arrivano in un momento particolare sul fronte dell'epidemia di Coronavirus, con il numero dei casi che è tornato ad aumentare sensibilmente anche per via dei tanti test effettuati ai vacanzieri di ritorno nelle loro regioni di residenza. Ieri in Lombardia sono stati registrati 269 casi, due terzi dei quali riguardano appunto rientri in Lombardia dall’estero. I tamponi effettuati sono stati oltre 16mila, per un rapporto col numero di positivi pari all'1,6 per cento. Due i ricoveri in più nei reparti di terapia intensiva, zero i decessi per il terzo giorno di fila. L'epidemia sembra essere cambiata rispetto a febbraio-marzo, ma l'incremento dei casi scoperti (anche se per la maggior parte asintomatici) non può che indurre alla massima prudenza rispetto a una scelta come la riapertura (anche se con capienza presumibilmente ridotta) dei grandi impianti sportivi. Anche perché era stata proprio una delle ultime partite giocate in uno stadio, il match di Champions league tra Atalanta e Valencia giocato a San Siro lo scorso 19 febbraio, a essere stata definita una "bomba" per quanto riguarda i contagi: "Abbiamo fatto uno studio su Atalanta-Valencia del 19 febbraio e abbiamo visto che quello è stato un momento esplosivo – ha detto pochi giorni fa il professor Walter Ricciardi, professore di Igiene all'Università Cattolica e consulente del Ministero della Salute, a margine del Meeting di Rimini – 40 mila bergamaschi ritornati a Bergamo hanno contribuito da quel momento in poi a spargere il virus".

Il presidente del Coni Malagò: Senza riapertura degli stadi salta il banco

Dietro l'ipotesi di riaprire a breve gli stadi, però, vi sono pressioni economiche fortissime, come ha sottolineato il presidente del Coni, Giovanni Malagò: "È inutile fare gli ipocriti o quelli che non conoscono la materia, è normale che tutti i governatori delle Regioni abbiano formidabili pressioni da parte dei soggetti che devono organizzare eventi sportivi, in particolare quelli che ruotano attorno ai campionati di una certa importanza – ha detto Malagò sempre ai margini della presentazione del Gp di Monza -. Quindi, senza entrare nelle percentuali, chi al 5, chi al 10, chi al 30%, rispettando regole e protocolli, è chiaro che tutti hanno interesse. Altrimenti salta il banco, perché viene meno non solo lo spirito della competizione ma anche il minimo che consente a queste società di avere introiti su cui fare affidamento". Per Malagó non è però ancora prevedere una data per l'eventuale riapertura degli impianti al pubblico.

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