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Inchiesta Covid a Bergamo, Crisanti a Fanpage.it: “Sono emerse criticità sul ritardo della zona rossa”

“Sono emerse criticità per quello che riguarda la mancata applicazione del piano pandemico nazionale e per quello che concerne il ritardo della zona rossa”: a dirlo a Fanpage.it è il professore Andrea Crisanti relativamente alla perizia depositata oggi alla Procura di Bergamo che indaga sulla prima fase pandemica.
A cura di Ilaria Quattrone
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Andrea Crisanti
Andrea Crisanti

"Sono emerse delle criticità per quello che riguarda l'applicazione del piano pandemico nazionale e ne sono emerse anche per quello che concerne il ritardo della zona rossa": a dirlo a Fanpage.it è il professore Andrea Crisanti che oggi, venerdì 14 gennaio, ha depositato la sua perizia richiesta dai pubblici ministeri di Bergamo. La Procura indaga sulla prima fase pandemica e in particolare sulla gestione dell'ospedale di Alzano, sulla mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana e sull'applicazione dei piani pandemici allora in vigora. Subito dopo aver depositato la perizia, il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova ha affermato che, quando è stato riconosciuto il primo caso di Covid-19, vi erano già cento persone infette.

Professore in che cosa consisteva la perizia richiesta dalla Procura? 

Si trattava di rispondere a cinque quesiti. Io, per competenza, ho risposto soltanto a quattro. Il primo quesito chiedeva se la condotta, all'interno dell'ospedale di Alzano, avesse favorito il contagio tra gli operatori sanitari e i malati e in modo particolare quello che poteva essere stato il ruolo del pronto soccorso. Il secondo quesito invece chiedeva di valutare se il focolaio sviluppatosi all'interno dell'ospedale avesse contribuito a sviluppare ad aggravare la diffusione del virus nella Val Seriana, il terzo quesito era se, in base alle conoscenze disponibili, era esigibile istituire la zona rossa ad Alzano, Nembro e ad altre zone della Val Seriana prima dell'8 marzo ed eventualmente calcolare l'impatto della zona rossa. Il quarto quesito era di valutare se i pazienti dell'ospedale erano stati trattati adeguatamente in base alle conoscenze dell'epoca. Io a questo quesito non ho risposto perché andava un po' al di là delle mie conoscenze. Il quinto quesito era se era esigibile l'applicazione del piano pandemico nazionale o piani subordinati.

Cosa è emerso dalla perizia?

Quello che posso dire è che sono emerse delle criticità e non delle responsabilità perché queste dovrà determinarle la Procura. Sono emerse delle criticità per quello che concerne l'applicazione del piano pandemico nazionale e  chi lo doveva applicare. Sono emerse delle criticità per quello che concerne il ritardo della zona rossa.

Gli ospedali sono stati un acceleratore dei contagi all'epoca? 

No, questo sicuramente non è emerso. Anzi, questo lo posso escludere. Non sono emerse delle criticità per quanto riguarda questo aspetto.

Alcune inchieste sulle Rsa vanno verso l'archiviazione. Secondo lei si riuscirà ad accertare delle responsabilità penali su come è stata gestita la pandemia? 

Questo va chiesto alle Procure. Non è compito mio. Io quello che ho fatto è stato ricostruire gli eventi, identificato il nesso causale tra gli eventi e a questo punto, se poi ci sono delle responsabilità di carattere penale, dovrà stabilirlo il procuratore non certo un perito. Io ho un'attenzione assolutamente neutrale.

Sulla mancata istituzione delle zone rosse ad Alzano e Nembro, al di là delle competenze, se fossero state istituite avrebbero potuto secondo lei salvare delle vite? 

Questo è quello che mi è stato chiesto dalla Procura, ma al riguardo non posso dire nulla. La perizia è stato un lavoro molto complesso che è durato più di un anno. È stato un lavoro che ha prodotto novanta pagine, più quasi ottomila pagine di allegato.

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