Il fratello di Ramy Elgaml, morto dopo un inseguimento con i carabinieri a Milano: “Cerco solo la verità”

Parla a Fanpage.it il fratello di Ramy Elagml, 19enne morto a Milano durante un inseguimento dei Carabinieri: “Ho chiuso la porta e gli ho detto di tornare presto, non credevo sarebbe stato il nostro ultimo saluto”.
A cura di Chiara Daffini
1.394 CONDIVISIONI
Ramy Elgaml
Ramy Elgaml

Nel cortile dei palazzoni di via Mompiani a Milano c'è una mamma che piange e due ragazze che la consolano. Fuori dal cancello due uomini, un ragazzo e un adulto, le aspettano "per andare all'ospedale". È la famiglia – allargata – di Ramy Elgaml, il 19enne che ha perso la vita all'alba di domenica 24 novembre durante un inseguimento dei carabinieri.

Ramy si trovava a bordo di uno scooter guidato da un amico di 22 anni e sfrecciato via alla vista degli agenti della Radiomobile dei carabinieri, che avevano provato a fermare il mezzo in un posto di blocco in via Farini. Fuga e relativo inseguimento proseguiti  fino all'incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta, dove il 19enne è stato sbalzato dal motociclo finendo contro il muretto di cinta di un distributore di benzina e morendo poco dopo l'arrivo in ospedale.

Per quanto accaduto domenica notte, due persone sono state iscritte al registro degli indagati con l'accusa di omicidio stradale in concorso: sono il 22enne che guidava lo scooter – indagato anche per resistenza a pubblico ufficiale – e un carabiniere.

A Fanpage.it, il fratello del 19enne ha raccontato:"Prima che andasse con i suoi amici a fare serata, l'ho salutato e gli ho detto: "Mi raccomando, torna che ti aspetto. Non fare tardi perché domani vado al lavoro, ti apro io la porta quando arrivi".

"Mi aveva rassicurato: ‘Tranquillo, un’oretta e tornerò a casa'. È stato il nostro ultimo saluto", ha spiegato ancora. A casa si sono invece presentati gli amici di Ramy, ormai all'alba, mentre il fratello si stava preparando per andare al lavoro: "Mi hanno detto ‘Ramy è in codice rosso, non è più sveglio'. Ho avvisato il mio capo al lavoro e ho mandato con loro mio padre, poi abbiamo saputo che Ramy era morto".

"È morto – continua il fratello del 19enne -, perché Dio ha voluto portarlo via da questa strada, perché non era il suo posto".

Una strada, quella del quartiere Corvetto, periferia sud-est di Milano, che in molti definiscono quanto meno impervia. Tra questi l'assessore del Municipio 4 Giacomo Perego, che si occupa anche di politiche educative: "Molti dei ragazzi che vivono nella zona non hanno mai visto il mare o un film al cinema all'aperto, non sono mai stati in piazza Duomo. Eppure a due passi hanno l'alta velocità".

"La questione – continua Perego – non è legata alla provenienza della famiglia, quanto a un sostrato di problemi economici, sociali e culturali: gestione delle case popolari che rappresentano la parte preponderante delle abitazioni nel quartiere, disoccupazione, abbandono scolastico. Servirebbero più opportunità e risposte, perché tutto questo porta i ragazzi a non pensare alle conseguenze future delle loro azioni nel presente, a dire ‘Non ho voglia di vivere ma neanche di morire‘".

Ramy però è morto, in circostanze che sono ancora tutte da chiarire sia per quanto riguarda il motivo della fuga sia sul piano della responsabilità delle persone coinvolte: "Se ha sbagliato – dice il fratello – avrà preso le sue responsabilità morendo. Non c’è una cosa peggiore che possa succedere".

L'obiettivo della famiglia resta ora la verità: "Io non c'ero e non ho visto niente, spero solo di scoprire dalle indagini, magari attraverso le telecamere installate nella zona, come sono andate le cose".

1.394 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views