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Il Cimitero degli animali di Vigevano rischia lo sfratto: “Ci sposteremo solo se ce lo impongono”

Dopo 45 anni il Cimitero degli animali di Vigevano rischia lo sfratto. È il più antico d’Italia, ora però il terreno è finito all’asta. Gli oltre 300 soci hanno partecipato alla raccolta fondi, ma potrebbe non bastare.
A cura di Enrico Spaccini
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Il Cimitero degli animali di Vigevano (foto dell'Associazione Caronte)
Il Cimitero degli animali di Vigevano (foto dell'Associazione Caronte)

È il più antico cimitero per animali d'Italia e ora rischia di dover traslocare. "Siamo qui da oltre 45 anni. Si parla di ricordi di persone: intoccabili e inamovibili", racconta a Fanpage.it Marco Benetti, amministratore delegato dell'Associazione Caronte che dal 1976 gestisce il cimitero. L'area lungo viale Agricoltura a Vigevano (in provincia di Pavia) in cui risiedono oltre 500 tombe di animali domestici era stata concessa in comodato d'uso gratuito ai fondatori. Ora, però, le banche hanno pignorato quel terreno e vogliono rivenderlo al migliore offerente.

L'asta andata deserta

La prima asta è andata deserta. Era stata fissata per lo scorso 25 marzo e l'Associazione aveva già fatto un'offerta pari a 26mila euro. "Il nostro obiettivo era quello di acquistare il terreno in modo che gli animali potessero continuare a riposare in pace – ricorda Benetti – I nostri soci, che sono oltre 300, alcuni dei quali di terza generazione, hanno aderito con grande generosità per salvare il Cimitero degli animali". Pochi giorni prima dell'asta, però, era stata effettuata una verifica sulla destinazione d'uso dell'area. È risultata essere agricola, e non commerciale, per questo motivo incompatibile con il servizio cimiteriale. Il tribunale ha dato la possibilità agli offerenti di ritirare le proprie buste, e così hanno fatto tutti.

"Solo se ce lo impongono"

All'orizzonte si intravede una seconda asta pubblica. "Vogliamo convincere i creditori a rinunciare – afferma l'amministratore delegato dell'Associazione Caronte – ogni volta che un'asta finisce in un nulla di fatto, chi la bandisce deve comunque coprire delle spese fisse. Non conviene a nessuno". Infatti, l'ostacolo più grande per un qualsiasi offerente non è tanto il costo del terreno, quanto quello per la bonifica necessaria per poterci costruire qualcosa. "Si parla di una cifra che supera molte volte quella del valore dell'area", spiega Benetti che poi afferma di aver già avviato dei contatti ancora informali con i creditori in modo da evitare una seconda asta. Si tratta di una "bad bank": ovvero una banca che ha acquistato il credito dalle banche originarie con cui il proprietario del terreno aveva dei debiti. "Il vincolo della bonifica ci ha fatto guadagnare tempo per trattare – conclude Benetti – Ci sposteremo da qui solo se ce lo impongono".

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