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L'omicidio di Carmine D'Errico a Cusano Milanino

Il bluff di Lorenzo D’Errico: falsi sorrisi e sguardo rivelatore, così si è tradito sull’omicidio del padre

Lorenzo D’Errico, in custodia cautelare in carcere per l’omicidio del padre, ha manifestato da sempre una calma glaciale nella gestione mediatica della scomparsa del genitore. Cosa ci dice il suo volto? Falsi sorrisi e sguardi rivelatori svelano il bluff tentato per depistare sul suo coinvolgimento.
A cura di Anna Vagli
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Lorenzo D’Errico, attualmente in custodia cautelare in carcere per l'omicidio del padre Carmine, ha mostrato fin da subito una calma glaciale durante la narrazione, anche mediatica, della scomparsa del genitore. Un soggetto del tutto incapace di provare empatia e compassione. Un uomo capace persino di ironizzare sull’odore "di cadavere" presente nell’automobile della fidanzata. Utilizzata, proprio secondo gli inquirenti, per occultare il cadavere di Carmine. Con un atteggiamento di grandiosità smodata, si è dichiarato sin da subito estraneo ai fatti. Ma il corpo non mente. Quest’ultimo, difatti, è in contatto diretto con le nostre emozioni più profonde e le invia direttamente ai muscoli del viso e le collega ai gesti della mano e delle gambe. Così, per decodificare il linguaggio del corpo del giovane, ho preso come riferimento il suo viso. Attraverso l’analisi delle micro-espressioni proviamo a capire se Lorenzo bluffa davvero.

Le micro-espressioni del volto e il poker

Chi conosce il poker è consapevole che il lato più divertente che lo contraddistingue è legato all’abilità del singolo di leggere i messaggi non verbali degli altri giocatori. Altri giocatori che, ovviamente, devono essere altrettanto bravi nell’attività di decodifica. Per giocare a poker è indispensabile possedere la capacità di nascondere le proprie emozioni e ridurre al minimo le fughe di informazioni. Ma nel gioco d’azzardo, così come nella vita reale, c’è un altro elemento fondamentale: la capacità di bluffare. Vale a dire la capacità di comunicare con il linguaggio del corpo di avere una mano perdente quando, in realtà, la mano è vincente. Nella vita vera, tuttavia, per capire se una persona mente – per un motivo irrilevante o di un certo peso – occorre analizzare l’insieme dei segni. E, in questo senso, il volto è dirimente proprio perché è la parte maggiormente coinvolta nel tentativo di nascondere l’inganno. Questo perché è lo specchio delle emozioni.

Su di esso, difatti, possono cogliersi micro-espressioni rivelatrici. In tal senso, quando proviamo emozioni negative (come il senso di colpa) l’area limbica del cervello – che presiede le emozioni – provoca una reazione spontanea. Una reazione che è visibile per brevi istanti e poi lascia di nuovo calare la maschera. Chiaramente, le bugie di poco conto non provocano sensazioni in grado di produrre una fuga di informazioni menzognere. Al contrario, le bugie gravi sono causa di un’attività fisiologica intensa che genera, appunto, micro-espressioni. Lorenzo D’Errico ha concesso una serie di lunghissime interviste alla trasmissione tv "Chi l’ha visto?" e si è cimentato in video messaggi autoreferenziali, rendendo così possibile un’attività di decodifica dei segnali del suo corpo.

Il falso sorriso di Lorenzo

Prendiamo in esame il video inviato da Lorenzo alla redazione del programma per alcune specifiche circa l’appello registrato. Oltre al tono fortemente polemico, a tratti quasi aggressivo, la prima cosa che salta all’occhio è sicuramente il sorriso che accenna sarcasticamente. Un sorriso che oserei definire rivelatore. Quest’ultimo, infatti, viene spesso utilizzato dai bugiardi perché è in grado di innescare sensazioni positive nell’interlocutore. Quando il bugiardo sorride pronunciando la menzogna esibisce un sorriso falso: quello che interessa esclusivamente la parte inferiore. E, mostrandosi a volto scoperto, è chiaramente visibile nel video messaggio dello stesso Lorenzo. Il sorriso falso, inoltre, si presenta rapidamente e – in maniera del tutto forzata – si conserva molto di più di uno sincero e spontaneo. Un sorriso spontaneo, difatti, si manifesta più lentamente e allo stesso modo più lentamente scompare. Prestate nuovamente attenzione al suo sorriso. Esso è asimmetrico. E sorriso asimmetrico significa costruito ad arte.

Lo sguardo rivolto in alto a destra: cosa significa

Il comportamento mostrato da Lorenzo D’Errico nei filmati che hanno preceduto il suo arresto è da brividi. Lo stesso può dirsi dello sguardo in essi assunto. Uno sguardo freddo e di sfida nei confronti dell’intervistatore. Vuole far trasparire naturalezza o, ancor più diabolicamente, cerca di naturalizzare un fatto così drammatico come la scomparsa di un padre. Un uomo, per giunta, da lui ucciso. Le espressioni del suo volto ci restituiscono molto sul ruolo che secondo gli inquirenti avrebbe avuto nell’omicidio.

Lo sguardo, nelle fasi più critiche dell’intervista, è sempre rivolto in alto alla sua destra. Alla domanda – presente nell’intervista mandata in onda dalla puntata "Chi l’ha visto?" – “C’entri niente con la scomparsa di tuo padre”, D’Errico risponde "Ovviamente no". E quando lo fa guarda in alto alla sua destra. Vi chiederete quale sia il significato di un simile gesto. Seppur da prendere con estrema cautela, dal momento che l’analisi comportamentale non è una scienza esatta, secondo le neuroscienze l’emisfero celebrale destro presidia le funzioni immaginarie e creative, mentre l’emisfero celebrale sinistro quelle logiche e razionali. Di conseguenza – nel momento in cui Lorenzo guarda in alto a destra – significa che sta inventando. Sta costruendo un’immagine che non esiste perché lui stesso, verosimilmente, ha avuto un ruolo significativo nella scomparsa del padre. E prova a bluffare proprio come si fa nel poker. Dunque, l’analisi comportamentale sembrerebbe avvalorare quanto fino ad oggi raccolto dagli inquirenti per disporre la misura della custodia cautelare in carcere.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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