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Elezioni comunali Milano 2021

Dissidi e veti incrociati: emergono le tensioni nel centrodestra dopo la sconfitta a Milano

La debacle del centrodestra è da ricercare soprattutto nei dissidi interni alla coalizione e nei veti incrociati che hanno ritardato la decisione del candidato sindaco, arrivata a luglio, troppo a ridosso del voto. Fanpage.it ha intervistato due ex consiglieri comunali del centrodestra per capire cosa si poteva fare meglio e cosa è mancato in questa tornata elettorale.
A cura di Simona Buscaglia
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Il giorno dopo la disfatta del centrodestra a Milano si fa la conta dei danni. Se Giuseppe Sala ha stravinto le elezioni, arrivando a prendere il 25 per cento di voti in più rispetto alla scorsa tornata elettorale, è vero anche che qualcosa nella coalizione del centrodestra non ha funzionato. Sono in molti ad imputare la sconfitta di Luca Bernardo al ritardo con cui è stato scelto ma altrettanti nel centrodestra milanese lo difendono: "Adesso è troppo facile sparare a zero sul candidato sindaco e non lo farò – ha detto a Fanpage.it Fabrizio De Pasquale, grande escluso di Forza Italia a queste elezioni – Il problema è un po' come si è scelto il sindaco e l'eccessivo ritardo, credo sia stata gestita male dai leader nazionali che si sono occupati della cosa. Ho avuto l'impressione che sia stato lanciato senza paracadute".

Poca comunicazione tra la dirigenza locale e nazionale

Un problema quindi c'è stato anche di gestione della scelta, causata da dissidi interni alla coalizione: "Si può dire che non si vuole il sistema delle primarie, e Forza Italia non è mai stata particolarmente favorevole, ma bisogna che ci sia un altro sistema – ha precisato De Pasquale – Rispetto a quando si occupava di queste cose Silvio Berlusconi ho trovato che ci sia stata molta improvvisazione e ritardo. Mi pare anche che il candidato sia stato lasciato molto solo. Credo serva una maggiore consultazione tra dirigenti locali e nazionali quando si deve scegliere un candidato, per far capire ai leader le categorie più scontente, gli umori della città, i fattori che vengono più premiati, ad esempio". Malumori di cui parla anche l'ex consigliere leghista Gabriele Abbiati, pure lui non riconfermato: "Era da gennaio che ne parlavamo, se avessimo evitato dei veti incrociati qualche altro nome, o magari Luca stesso, sarebbe potuto uscire prima – ha spiegato a Fanpage.it – Il tempo c'era. Tirando la corda fino alla fine si è arrivati a un ottimo candidato che abbiamo messo però in difficoltà".

Gli elettori del centrodestra non sono andati a votare

Guardando i dati è però evidente che una gran parte dell'elettorato di centrodestra non sia andato a votare: "Sicuramente una delle motivazioni della fortissima astensione è che questo candidato non era gradito a tutti ma il centrodestra in una città grossa come Milano non può ridursi all'ultimo, con grande fretta e scegliere un candidato all'ultimo momento" ha aggiunto De Pasquale. "Si vede però che non abbiamo comunicato bene la nostra idea di città – ha affermato Abbiati – Ho una grande stima di Bernardo ma probabilmente non siamo stati in grado di comunicare il suo programma per convincere i milanesi che potevamo fare meglio dell'amministrazione uscente. Era un ottimo candidato che forse era meglio costruire prima invece così si è perso tanto tempo, avremmo potuto parlare di programmi in quei mesi che aspettavamo il candidato, è arrivato tardi anche quello. Non abbiamo detto cosa fare per le fasce deboli, non siamo stati in grado di comunicarlo".

Grossa astensione nelle zone più periferiche

L'astensione si è fatta sentire poi soprattutto nelle periferie: "Sono andato in alcuni seggi dell'estrema periferia e lì la percentuale dei votanti è stata molto bassa – ha concluso De Pasquale – All'interno dei municipi ci sono zone fuori dalla cerchia ferroviaria che hanno avuto un'astensione pazzesca. Sono andato in un seggio al Giambellino dove domenica sera aveva votato il 19 per cento. In quelle case popolari che in passato avevano dato una forte spinta e più sopporto al centrodestra ora c'è stata astensione". Per De Pasquale, dopo i cinque anni di opposizione a Palazzo Marino, rimane un po' di amarezza: "Sono uno di quelli che faceva più opposizione in consiglio comunale però evidentemente le preferenze sono una brutta bestia: per catturarle quando ci sono pochi voti, più che cercare il voto di opinione, devi cercare dei gruppi di partito che ti sostengano. Sono un appassionato del Comune ho sempre svolto il maniera attenta il compito di consigliere". Dispiacere anche per Abbiati: "Ci tenevo ma non per la poltrona quanto per poter rappresentare con orgoglio la mia città per renderla migliore. Evidentemente la gente non è andata a votare, da tutte e due le parti però, perché Sala non è che ha preso 500 mila voti come Albertini". Sull'avversario poi De Pasquale ha sottolineato: "Io non approvo la gestione di Sala ma ritengo che sia stato bravissimo nella comunicazione: prima ha cercato di non far sapere a nessuno che c'erano le elezioni poi ha comunque teorizzato che ci fossero dei sondaggi che rendevano inutile andare a votare e questa è stata una tattica vincente. L'altra abilità è stata quella di aver fatto scappare tutti i candidati buoni che c'erano contro di lui".

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