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Direttrice dei Covid hotel di Milano: “Curiamo virus e fragilità, pronti ad aprire altre strutture”

“Resteremo aperti fino alla fine dell’emergenza per prenderci cura delle persone più fragili. Le segnalazioni sono tante, se necessario abbiamo altre strutture già pronte per essere aperte”. Lo spiega a Fanpage.it la dottoressa Rossana Giove, direttore socio sanitario Ats Milano e responsabile dei Covid hotel del capoluogo lombardo. Dopo l’apertura del quarto albergo, il Baviera, i posti disponibili in città sono circa 240, ma potranno aumentare ancora con spazi anche ad hoc per i minori e disabili.
A cura di Simone Gorla
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"La nostra passione è totale. Ci prendiamo cura degli ospiti per quanto riguarda la gestione del Coronavirus, ma anche di tutti i loro bisogni e le loro fragilità". Rossana Giove, direttore socio sanitario Ats Milano, si occupa dei Covid hotel, le strutture create per ospitare le persone positive che non hanno sintomi tali da necessitare il ricovero in ospedale, ma non possono trascorrere la quarantena a casa.

Oggi nel capoluogo lombardo sono attivi, oltre all'hub di Linate che non ha mai chiuso dalla scorsa primavera e al momento accoglie 39 ospiti, anche l'Hotel Astoria, che ospita 70 persone tra cui 7 bambini, alcuni dei quali neonati, la ex Rsa Adriano, con 84 ospiti tra cui una decina di poliziotti contagiati che non possono alloggiare in caserma.

L'ultimo rinforzo, aperto ieri, è l'Hotel Baviera Mokinba: qui nei primi due giorni sono arrivati 21 contagiati, mentre restano ancora una trentina di camere libere. In totale sono circa 240 posti, che potrebbero però aumentare se la pressione dovuta al grande numero di casi positivi in regione non dovesse attenuarsi. "Resteremo aperti finché sarà necessario – spiega Giove intervistata da Fanpage.it -. Facciamo fronte alle necessità giorno per giorno, ma saremo qui fino alla fine dell'emergenza, anche con strutture nuove se i pazienti aumenteranno. Abbiamo già un pacchetto pronto".

Durante la prima ondata avevate allestito solo l'Hotel Michelangelo. Ora lo sforzo è aumentato? Quattro strutture potrebbero non bastare?

Ci sono moltissime segnalazioni, ma anche un forte turnover. Rispetto al passato le degenze sono più brevi perché i protocolli sono cambiati. Ora la situazione è abbastanza sotto controllo e i posti sono sufficienti, ma Ats si è mossa in anticipo e ha valutato altre strutture, più di una, che possono essere attivate a breve. Abbiamo anche un hotel a Lodi con una trentina di posti. Valutiamo anche la possibilità di allestire strutture ad hoc per i minori e disabili, ne stiamo parlando con il comune.

Chi sono le persone che hanno bisogno di una stanza al Covid hotel? 

Si tratta di persone che possono essere dimesse dagli ospedali, ma che sono ancora positive e non hanno una casa adatta per stare in quarantena. Oppure inviate  anche dal medico di base, che accerta la positività del paziente e segnala difficoltà nella sua gestione quotidiana.

La tipologia di ospiti è cambiata?

Accogliamo persone di ogni tipo. Arrivano anziani e bambini, circa il 60 per cento è costituto da stranieri. Nella prima ondata la situazione era forse meno definita, quindi arrivava un po' di tutto. Ora cerchiamo di specializzare gli ambiti. Per esempio all'Astoria abbiamo deciso di ospitare anche le puerpere e le mamme con bimbi piccoli, grazie all'assistenza della dottoressa  Alessandra Kustermann sulla parte medica.

E le strutture come sono cambiate?

Rispetto alla prima fase, oggi gli hotel sono meno medicalizzati. Noi cerchiamo di dare supporto sanitario e monitoriamo le condizioni degli ospiti, grazie alla presenza dei medici delle Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale ndr). Si cerca di offrire assistenza a tutto campo, non è solo medica.

Che bisogni hanno gli ospiti?

Ci facciamo carico di tutte le loro difficoltà e dei loro bisogni, compresi quelli psicologici. Ci sono anche persone fragili, indigenti, o che magari non hanno una famiglia. La nostra equipe di medici, infermieri, assistenti sociali li segue tuto il giorno, anche con l'aiuto dei volontari. All'Astoria per esempio abbiamo l'Opera San Francesco con suor Anna Maria Villa che aiuta soprattutto i più bisognosi, che non possono contare su nessuno all'esterno.

Come si vive la quarantena nelle diverse strutture? Gli ospiti accettano le regole che imponete?

Chi arriva è consapevole di essere in quarantena. Viene data loro l'assistenza alberghiera e un prospetto di regole da seguire. Devo dire che non abbiamo mai avuto problematiche su questo. Le persone sono controllate, misurata temperatura e parametri vitali. Per quanto riguarda la vita quotidiana, ci sono differenze che dipendono dai centri. A Linate gli ospiti possono usare il giardino, ovviamente distanziati. All'Adriano ci sono spazi comuni che possono essere sfruttati. Negli hotel è tutto limitato alla stanza, ma cerchiamo di offrire un soggiorno comodo.

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