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La morte di Ramy Elgaml a Milano

Chiuse le indagini sul caso di Ramy Elgaml, gli avvocati dell’amico: “Speronamento volontario, lo dimostreremo”

Debora Piazza e Marco Romagnoli, avvocati di Fares Bouzidi, hanno commentato a Fanpage.it l’avviso di chiusura delle indagini per omicidio stradale sul caso di Ramy Elgaml. Secondo loro, la responsabilità del carabiniere è maggiore di quella descritta nei capi d’imputazione provvisori della Procura: gli avvocati sostengono che il militare abbia speronato lo scooter volontariamente.
A cura di Alice De Luca
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A sinistra Ramy Elgaml e a destra l’amico Fares Bouzidi.
A sinistra Ramy Elgaml e a destra l’amico Fares Bouzidi.
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"Già dalle determinazioni della Procura si evince quantomeno la corresponsabilità da parte del carabiniere, che secondo noi però è molto più ampia di quello che è emerso finora. É quello che cercheremo di dimostrare, perché il capo di imputazione provvisorio della Procura non parla di speronamento volontario, cosa che invece secondo noi è assolutamente successa e che è documentata dalle prove che ci sono agli atti". Così l'avvocato Marco Romagnoli, che difende il 22enne Fares Bouzidi insieme alla collega Debora Piazza, ha commentato a Fanpage.it la notizia della chiusura delle indagini sulla morte di Ramy Elgaml, il 19enne che la sera tra il 23 e il 24 novembre scorso ha perso la vita a Milano al termine di un inseguimento con i carabinieri, mentre era bordo dello scooter guidato da Bouzidi.

La Procura ha contestato il reato di omicidio stradale al 22enne e al carabiniere che la sera dell'incidente guidava la gazzella dei militari: tra i due ci sarebbe un concorso di colpa nella caduta e nello slittamento dello scooter. Caduta che, secondo la difesa, fu provocata da uno speronamento dello scooter da parte dell'auto dei carabinieri. Questo urto viene riconosciuto nella notizia di reato della Polizia Stradale sull'incidente e nella perizia dell'esperto nominato dalla difesa e dall'avvocato dalla famiglia di Ramy Elgaml, ma viene escluso nei risultati della consulenza commissionata dalla Procura.

Nelle imputazioni provvisorie contenute nell'avviso di chiusura delle indagini, i magistrati hanno messo in evidenza la guida pericolosa di Bouzidi, ma anche la distanza "inidonea" tenuta dal carabiniere rispetto alla moto e la "lunga durata dell'inseguimento". Per il carabiniere e per Bouzidi si profila ora il rinvio a giudizio. Prima, però, dovranno trascorrere i tempi tecnici previsti dal codice: almeno 20 giorni, nei quali le parti potranno interloquire con la Procura.

"Noi stiamo comunque aspettando che la Procura di Milano chiuda le indagini anche per il depistaggio e per la denuncia a querela che noi abbiamo fatto contro gli altri carabinieri – ha detto a Fanpage.it l'avvocata Debora Piazza, che si riferisce al filone di indagine parallelo a quello per omicidio stradale, che vede indagati per falso, depistaggio e favoreggiamento alcuni dei militari presenti sul posto la sera dello schianto. Secondo l'accusa, i carabinieri avrebbero intimato a un ragazzo di nome Omar, che aveva registrato con il cellulare l'ultima parte dell'inseguimento e l'incidente, di cancellare i video fatti. Spiega Piazza:  "Non hanno sentito i testimoni presenti sul luogo, che noi abbiamo indicato attraverso le indagini difensive svolte da me e dall'avvocato Romagnoli: un ragazzo minorenne e Omar, che ha rilasciato solo delle sommarie informazioni testimoniali".

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