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Chiesta la conferma a 30 anni per l’ex infermiera Laura Taroni: “Lucida volontà di uccidere”

Nell’udienza odierna del processo d’appello bis contro Laura Taroni, l’ex infermiera accusata di aver ucciso il marito e la moglie tra il 2012 e il 2014, il sostituto procuratore generale Nunzia Ciaravolo ha chiesto di confermare la condanna a 30 anni di detenzione, sostenendo che nell’ex infermiera c’era “una lucida volontà di uccidere”.
A cura di Filippo M. Capra
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Il sostituto procuratore generale Nunzia Ciaravolo, durante l'udienza al processo d'appello bis, in rito abbreviato, ha dichiarato che in Laura Taroni c'era "una lucida volontà di uccidere" il marito Massimo Guerra. La Ciaravolo ha chiesto la conferma alla condanna a 30 anni di detenzione per l'omicidio del marito e della madre. I due assassini sono stati commessi in un periodo di tempo compreso tra il giugno del 2012 e il gennaio del 2014. Con lei, ha collaborato l'ex amante Leonardo Cazzaniga dell'ospedale di Saronno dove anche l'infermiera lavorava. Secondo quanto sostenuto dal sostituto pg, ci sarebbe stato un "uso disinvolto e sprezzante di farmaci per mettere a posto le persone".

La perizia psichiatrica: Taroni affascinata dalla morte

In aggiunta, la Ciaravolo ha dichiarato che la Taroni "ha fatto in modo di fare morire il marito in casa e non al pronto soccorso", al fine di evitare controlli da parte "di una commissione ospedaliera che era stata istituita un paio di mesi prima". In più, a detta del pg, l'imputata avrebbe cercato di risultare una "vittima sacrificale". Questa teoria, "ovvero che lei abbia cercato di mettere tranquillo il marito che la costringeva a pratiche sessuali, non regge", ha dichiarato ancora. Il pg ha poi chiesto di confermare il pagamento di 440 euro per favoreggiamento per un infermiere della commissione che non avrebbe vigilato a dovere sull'operato di Cazzaniga, poi imputato per 12 omicidi. Il processo d'appello bis contro Laura Taroni si è reso necessario dopo due sentenze di colpevolezza in primo e secondo grado poiché la Cassazione ha evidenziato come mancassero 13 pagine nelle motivazioni della sentenza in Appello. La nuova perizia psichiatrica ha accertato che la donna è "affascinata dalla morte" e "ben capace" di "realizzare mentalmente quali possano essere gli aspetti di disvalore relativi all’omicidio del marito e della madre".

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