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Femminicidio-suicidio Emanuele De Maria

Chamila Wijesuriya uccisa da Emanuele De Maria: “Strangolata e trovata con foglie in bocca, ipotesi rituale”

“Soffocata e strangolata a mani nude”. A dirlo sono i primi esiti dell’esame autoptico eseguito sul corpo di Chamila Wijesuriya, uccisa da Emanuele De Maria lo scorso 9 maggio al Parco Nord di Milano. La donna è stata trovata con delle foglie in bocca, elemento che ha fatto supporre agli inquirenti che si tratti di una sorta di rituale.
A cura di Giulia Ghirardi
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Emanuele De Maria e Chamila Wijesuriya
Emanuele De Maria e Chamila Wijesuriya
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Chamila Wijesuriya sarebbe morta soffocata, strangolata a mani nude da Emanuele De Maria, il detenuto che lavorava con lei all'Hotel Berna e che lo scorso 10 maggio, oltre a uccidere la 50enne al parco Nord, ha accoltellato un altro collega prima di togliersi la vita lanciandosi dalle terrazze del Duomo. La donna è stata trovata con alcune foglie in bocca, elemento che ha fatto supporre agli inquirenti che si tratti di una sorta di rituale. Sono questi i primi elementi emersi dagli accertamenti autoptici eseguiti sul corpo della donna.

Stando a quanto emerso, le due ferite da taglio alla gola, inferte con un coltello, e le ulteriori lesioni simili in corrispondenza dei polsi della donna non sarebbero state la causa della morte. L'ipotesi degli inquirenti è, infatti, che siano state inferte post mortem. Inoltre, quando è stato ritrovato nel Parco Nord di Milano, il cadavere della donna aveva in bocca delle foglie e anche su questo aspetto gli inquirenti stanno indagando per capire se si sia trattato di un gesto da parte di De Maria effettuato nell'ambito di una sorta di "rituale". Per questo, al momento si stanno verificando anche le modalità del precedente femminicidio che De Maria aveva commesso nel 2017 e per il quale era stato condannato per omicidio volontario. Inoltre, gli esami tossicologici, con tempi più lunghi, dovranno stabilire se De Maria avesse assunto sostanze stupefacenti al momento dei fatti.

Nel frattempo, nell'ambito dell'inchiesta del pm Francesco De Tommasi e di polizia e carabinieri, si sta indagando anche su eventuali sottovalutazioni e mancate segnalazioni nel percorso trattamentale e carcerario del detenuto. Infine, ascoltando una collega dell'hotel come teste gli inquirenti hanno saputo che in passato il 35enne aveva già minacciato più volte Wijesuriya, con cui si dimostrava spesso possessivo e ossessivo. Atteggiamento che aveva spinto la donna a confidare alla collega il timore di essere uccisa. 

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