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L'omicidio di Carmine D'Errico a Cusano Milanino

Carmine D’Errico ucciso con 40 colpi di martello: così è stato incastrato il figlio Lorenzo

Carmine D’Errico, il pensionato di 65 anni, è stato ucciso con 40 colpi di martello: questi i risultati dell’autopsia svolta sul corpo del 65enne ritrovato a Cerro Maggiore in parte carbonizzato. Ora in manette è finito il figlio Lorenzo.
A cura di Giorgia Venturini
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Carmine D'Errico e il figlio Lorenzo
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È stato ucciso con 40 colpi di martello Carmine D'Errico, il pensionato di 65 anni di cui non si avevano più notizie dallo scorso 30 dicembre ma il cui corpo senza vita, in realtà, era stato trovato il 21 gennaio da alcuni ragazzini che stavano girando un video musicale a Cerro Maggiore, alle porte di Milano. Lo rivelano i risultati dell'autopsia eseguita sul corpo quando il test del Dna non ne aveva ancora consentito il riconoscimento, arrivato solo pochi giorni fa. Il cadavere era stato trovato in un capanno abbandonato e con la parta superiore del corpo ustionata, come se l'assassino avesse voluto impedire il suo riconoscimento. Per questo in un primo momento si è pensato a un regolamento di conti tra organizzazioni criminali, poi però con l'arrivo dell'esito del test del Dna la svolta nelle indagini.

L'auto del padre e la cella telefonica

A incastrare il figlio 35enne Lorenzo, fermato ieri 3 febbraio e iscritto al registro degli indagati per l'accusa di omicidio, sarebbero state delle contraddizioni quando ai carabinieri aveva denunciato la scomparsa del padre raccontando la sua versione dei fatti: il 65enne era uscito di casa in auto per andare a prendere la pizza e non è mai più tornato. La stessa auto che i militari invece hanno trovato fuori dalla loro abitazione di Cusano Milanino. Stando a quanto spiegano i carabinieri a Fanpage.it, a incastrare il figlio sarebbe stato anche il suo cellulare, cambiato qualche giorno dopo: la cella aveva permesso di localizzare il telefono di Lorenzo proprio a Cerro Maggiore il giorno successivo alla morte. Sembrerebbe infatti che il 35enne avesse ucciso il padre in casa il 30 dicembre con 40 martellate prima di bruciarlo e portarlo a Cerro il giorno successivo. Il figlio a casa aveva pulito tutto, ma non abbastanza: in casa sono state trovate delle tracce di sangue. Avrebbe pulito anche l'auto della fidanzata, che in questi giorni si trovava all'estero, e l'avrebbe pulita accuratamente dopo averla usata per trasportare il cadavere. Aveva pensato quasi a tutto: a sfuggirgli però sono state le telecamere di video sorveglianza della zona in cui abitava con il padre che lo immortala mentre si allontana dopo aver parcheggiato l'auto del padre. Ieri pomeriggio davanti al pubblico ministero di Monza Franca Macchia si è tenuto il primo interrogatorio del 35enne, difeso dagli avvocati Luigi Chirieleison e Romana Perin: Lorenzo non avrebbe ammesso l'omicidio del padre. Contattati da Fanpage.it gli avvocati hanno deciso di non rilasciare dichiarazioni al momento.

L'appello in tv dopo la scomparsa del padre

Ai microfoni del programma tv Chi l'ha visto Lorenzo i giorni scorsi aveva raccontato della scomparsa del padre: ha spiegato ai giornalisti che si trovava in casa con degli amici a giocare a biliardo. Poi Carmine sarebbe uscito per andare a comprare una pizza. Quando Lorenzo è rientrato in casa la sera avrebbe visto la porta della stanza del padre chiusa, immaginando quindi che stesse dormendo, mentre il giorno dopo l'avrebbe vista aperta. Dalle "sue ricerche" in casa avrebbe notato che mancavano uno spazzolino, delle ciabatte e un pigiama. Si sarebbe poi giustificato sul perché avesse dato allo zio il pappagallo del padre e perché avesse smontato il tanto amato acquario del padre quando ancora per tutti di Carmine non si avevano ancora sue notizie. Ora dovrà chiarire tutto davanti alle autorità giudiziarie.

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