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Bruciata la targa dedicata a Lea Garofalo a Milano. Il Pd: “Ennesimo indegno sfregio”

Nuovo atto vandalico nei confronti della panchina e della targa in piazza Prealpi che ricordano Lea Garofalo, vittima della ‘ndrangheta, uccisa il 24 novembre 2009. La denuncia arriva da Libera, che, insieme ad Anpi, hanno annunciato l’installazione di una lastra in pietra che sostituirà la targa e verrà posizionata il prossimo 3 ottobre.
A cura di Simona Buscaglia
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La panchina rossa in Piazza Prealpi a Milano dedicata a Lea Garofalo, è stata nuovamente vandalizzata. Lo hanno denunciato in un messaggio su Facebook gli attivisti di Libera, che dal 2012 stanno accanto a Denise, figlia di Lea, partecipando alle udienze del processo per l’omicidio di sua madre. La targa, come ricordano, è stata deturpata per la terza volta. "Ancora, insieme ad Anpi, rimetteremo la targa che ricorda Lea – hanno scritto – Libera ed Anpi sono abituati a resistere". L'ultimo episodio risaliva ad aprile scorso quando la targa sulla panchina rossa, messa il 20 marzo, era stata bruciata. Proprio in un appartamento in Piazza Prealpi, Lea Garofalo, testimone di giustizia e vittima della ‘ndrangheta, venne uccisa il 24 novembre 2009. Il corpo venne poi portato nelle campagne a Monza e bruciato. "Un ennesimo sfregio alla memoria di una donna come Lea, e di tutte le donne che si battono contro le violenze. Se pensano di scoraggiarci si sbagliano propio.Ne metteremo presto una nuova e lo faremo ogni volta che servirà" avevano scritto gli attivisti di Libera dopo l'episodio di vandalismo di aprile.

La targa verrà sostituita il 3 ottobre

Anpi e Libera fanno poi sapere che il 3 ottobre saranno in piazza Prealpi a sostituire la targa con una definitiva lastra in pietra. Al loro fianco ci sarà anche la candidata presidente del Pd per il municipio 8, Giulia Pelucchi. "Un ennesimo indegno sfregio a Lea Garofalo". Questo l'incipit del commento della segretaria metropolitana del Pd Silvia Roggiani. "La sua targa in piazza Prealpi, dove la testimone di giustizia fu torturata e uccisa, è stata nuovamente bruciata.Una vergogna senza fine, quella di chi vorrebbe annientare il ricordo di una donna coraggiosa che osò sfidare la ‘ndrangheta, e per questo venne uccisa. Ma non ci riusciranno: nessuno potrà mai scalfire la memoria di Lea Garofalo, un esempio e un modello a cui la nostra città e le giovani generazioni guardano.L'impegno a difendere la legalità e a combattere la mafia sarà sempre più forte di ogni riprovevole e vile atto di vandalizzazione". "Una cosa inaccettabile: continueremo a vigilare su piazza Prealpi e sulla panchina rossa dedicata a Lea Garofalo, l’ennesimo atto di oltraggio alla sua memoria non è tollerabile". Così Paolo Limonta ed Elena Lattuada, capilista di Milano Unita, condannano il gesto vandalico sulla panchina e sulla targa che ricordano la giovane vittima della mafia.

Chi era Lea Garofalo

Lea Garofalo fu ammessa al programma di protezione testimoni nel 2002, quando accusò il marito e il cognato, Carlo e Giuseppe Cosco, per l'omicidio del fratello Floriano Garofalo. Attirata a Milano con la scusa di parlare del futuro della figlia Denise, Lea venne uccisa il 24 novembre 2009 in un appartamento in piazza Prealpi e il suo corpo, una volta trasportato a Monza, venne dato alle fiamme per giorni, nel tentativo di occultare le prove del delitto. Solo dopo la condanna di primo grado, Carmine Venturino aveva iniziato a rilasciare dichiarazioni che nel processo d'appello hanno poi portato a rinvenire più di 2000 frammenti ossei e la collana di Lea Garofalo.

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