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Brucia un materasso in cella nel carcere minorile Beccaria: tre agenti intossicati

Un materasso che prende fuoco in una cella, e alcuni agenti contusi e intossicati: è avvenuto poco dopo la mezzanotte di sabato 21 gennaio all’interno del carcere minorile Cesare Beccaria a Milano. I tre agenti di polizia penitenziaria coinvolti sono stati trasportati in ospedale in condizioni non gravi.
A cura di Francesca Del Boca
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Ancora rivolte all'interno del carcere minorile milanese che, puntualmente, torna a far parlare di sé. Un materasso che prende fuoco in una cella, e alcuni agenti contusi e intossicati. È ancora da ricostruire la vicenda, avvenuta poco dopo la mezzanotte di sabato 21 gennaio all'interno del carcere minorile Cesare Beccaria. I tre agenti di polizia penitenziaria coinvolti, nel frattempo, sono stati trasportati in ospedale in condizioni non gravi.

La maxi evasione di Natale e la protesta in carcere

Si riaccendono così i riflettori sul carcere minorile milanese e sulle sue condizioni, dopo la fuga di 7 detenuti (poi ritrovati nei giorni successivi all'evasione) avvenuta il giorno di Natale. Nel pomeriggio del 25 dicembre durante l'ora d'aria alcuni ragazzi avevano distratto una guardia, chiedendole di prendere un pallone per giocare in cortile, e in sua assenza si erano poi allontanati attuando un vero e proprio piano di fuga: i sette fuggitivi avevano buttato giù la parte che copriva il ponteggio dei lavori e scavalcato un vecchio campo di calcio, per poi calarsi con dei lenzuoli fuori dall'istituto. E anche in questo caso, il giorno successivo alla fuga dei sette, altri detenuti avevano fatto scoppiare una protesta bruciando alcuni materassi: quattro agenti erano stati poi portati in ospedale.

La situazione del carcere Beccaria

L'evasione di Natale e l'ennesima protesta all'interno delle celle sono, ancora una volta, sintomi del collasso che il carcere Beccaria vive da diversi anni: mancano ad esempio agenti penitenziari che possano non solo sorvegliare, ma garantire la sicurezza stessa dei ragazzi. Così come mancano gli educatori fondamentali per il percorso di recupero e reinserimento. Manca una struttura adeguata, considerato che i lavori vanno avanti da tanti anni. Manca anche una guida dall'alto senza discontinuità: sono cambiati infatti tre direttori in un solo anno, e tutti sempre part-time.

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