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Beauty, la prostituta uccisa a caso nella guerra tra sfruttatori: 23 anni dopo confessa il killer

Dopo 23 anni dall’omicidio ha confessato e si presenterà davanti al giudice Valerio Morrone, l’uomo che la notte tra il 30 settembre e il primo ottobre del 1999 ha ucciso Beauty Erahdor, la prostituta nigeriana di 26 anni scelta a caso nella guerra tra sfruttatori.
A cura di Giorgia Venturini
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Ci sono voluti 23 anni perché si arrivasse a nome e cognome dell'assassino di Beauty Erahdor, la prostituta nigeriana di 26 anni uccisa con un colpo di pistola in testa la notte tra il 30 settembre e il primo ottobre del 1999. Per anni il suo killer si è nascosto in Svizzera, a Ginevra faceva il pizzaiolo in un ristorante: ora Valerio Morrone si trova in carcere. Nella prima udienza del primo febbraio in Corte D'Assise si dovrà difendere dall'accusa di omicidio, mentre era stato già condannato per una condanna a 17 anni di reclusione e 99.500 euro di multa per associazione finalizzato al traffico internazionale di stupefacenti, corruzione, associazione a delinquere per la commissione di truffe, furto ed evasione.

La dinamica dell'omicidio

A distanza di tempo è arrivata la confessione. Morrone ha agito per avvertimento. Il 44enne voleva punire le prostitute nigeriane che occupavano parte della strada Statale, quella stessa zona che per l'assassino doveva essere gestita dagli albanesi e da lui. Così Morrone quella notte di 23 anni fa si nascose nel baule di un'auto guidata da un complice, prima di uscire e sparare a Beauty che intanto disperatamente cercava di fuggire. Purtroppo un proiettile la colpì alla testa uccidendola. Poi Morrone e il complice bruciarono l'auto. Il 44enne allora salì alla fermata di Gorgonzola e scese a Vimodrone. In un corso d'acqua vicino gettò la sua pistola, che gli investigatori trovarono pochi giorni dopo e che per 23 anni non si è mai scoperto a chi appartenesse.

La supertestimone Olga

In un primo momento a finire in manette per l'omicidio di Beauty fu l'albanese Kolaj Mirash, scagionato in secondo grado due anni dopo. Ora Morrone non ha potuto far altro che confessare, troppe le prove nei suoi confronti: tra queste il racconto della supertestimone Olga, un'amica della vittima. Quella notte lei aveva visto tutto e raccontato agli inquirenti: era appartata pochi metri di distanza con un cliente, nascosta alla vista del killer. La sua testimonianza di allora sarà fondamentale anche per il procedimento penale che partirà il mese prossimo nei confronti di Morrone. Spetterà al giudice confermare o smentire tutto.

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