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Ambulanze First Aid, 13 persone indagate: truccavano appalti e sfruttavano gli operatori

Appalti truccati e caporalato: sono queste le accuse per le quali tredici persone sono indagate nell’inchiesta che ha visto coinvolta la cooperativa First Aid One con sede a Bollate.
A cura di Ilaria Quattrone
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Sono in totale tredici le persone indagate nell'inchiesta relativa agli appalti truccati che ha visto coinvolta la cooperativa First Aid One con sede a Bollate. Tra gli indagati c'è l'ex direttore generale di Asst Pavia, un funzionario di Asst e un altro dirigente dell'Asst di Pavia ora in pensione. In base alle indagini degli inquirenti, è stato possibile scoprire che la cooperativa – che lavora nel settore dei trasporti sanitari – partecipava a delle gare d'appalto senza però averne i requisiti.

I lavoratori sfruttati

Le indagini sono partite dopo che la Croce Rossa aveva presentato un esposto. Proprio loro segnalavano che la cooperativa – posta sotto sequestro lo scorso ottobre – aveva presentato un'offerta molto bassa impedendo così ad altre associazioni di partecipare al bando. La cooperativa avrebbe poi lucrato attraverso il mancato allestimento di sedi secondarie che però erano state dichiarate. A questo si aggiungeva anche il fatto che utilizzavano mezzi di soccorso in numero inferiore rispetto a quanto dichiaravano oltre poi allo sfruttamento dei lavoratori.

Avrebbe dato loro stipendi bassissimi senza versare i contributi previdenziali e assistenziali. Dalle immagini delle telecamere, gli inquirenti avrebbero notato come le sanificazioni delle ambulanze sarebbero state rare anche durante la prima ondata di pandemia. Gli operatori inoltre sarebbero stati costretti a mangiare o dormire all'interno della cabina sanitaria.

Nominato un amministratore giudiziario

Il sostituto procuratore Roberto Valli – insieme all'aggiunto Mario Venditti – hanno richiesto il sequestro per la "acclarata condizione di sfruttamento dei lavoratori" e per la corresponsione di "retribuzioni sensibilmente inferiori a quelle previste dai contratti collettivi nazionali di riferimento".

Oltre ai sigilli, era stato disposto il sequestro preventivo di circa cinque milioni di euro. È poi emerso che, oltre agire con dei prestanome, gli amministratori di fatto avrebbero usato in compensazione crediti di imposta, derivanti da sedicenti attività di ricerca e sviluppo che però non sarebbero mai state effettuate. Nonostante questo il pubblico servizio della cooperativa non è mai stato interrotto: la Procura ha infatti chiesto e ottenuto la nomina di un amministratore giudiziario che continuerà a gestire l'attività di soccorso.

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