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A Milano mancano medici di base: un nuovo bando per attrarre i giovani

Dopo che il primo bando aveva ricevuto solamente un quarto delle adesioni, la Regione ci riprova e offre studi professionali a prezzi calmierati nelle zone scoperte. La crisi della categoria per il mancato ricambio generazionale.
A cura di Francesca Del Boca
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L'ultimo bando è andato quasi deserto: un quarto delle adesioni previste. La crisi dei medici di base investe anche Milano, come ogni parte d'Italia, e la Regione prova a correre ai ripari. Troppi pazienti, pochi camici bianchi. E le attese per una visita si allungano a dismisura, senza contare i quartieri "scoperti". Un problema destinato ad aggravarsi sempre di più, dal momento che nei prossimi cinque anni almeno altri 1.000 dottori lombardi andranno in pensionamento e prepensionamento. Il buco insomma, che per adesso in Lombardia conta 1.166 posti vacanti (nel 2021 ne mancavano 964), si allargherà sempre di più.

Le aree scoperte

Obiettivo: attrarre giovani nuove risorse. Si parte dal capoluogo lombardo. Da Calvairate a San Siro, passando per Lorenteggio e Gratosoglio, il nuovo bando della Regione offre spazi a prezzi convenzionati per aprire studi professionali in diversi quartieri popolari. Si trovano in zona Calvairate (Via Calvairate 1), Corvetto (via Mompiani 5), Gratosoglio (via Saponaro 1A), San Siro (via Mar Jonio 2), Lorenteggio (cia Odazio 4), Muggiano (via Mosca 178). Per chi sceglierà di andare in una sede "disagiata", ovvero una zona priva di medico e messa a bando per tre volte, sono previsti incentivi fino a 6mila euro. Inoltre, la Regione sta cercando di supplire alla carenza di medici di famiglia attraverso l'aumento di assistiti a medico (fino a 2.000) e della borsa di studio per gli studenti di medicina generale, o agevolando l'assunzione di personale amministrativo negli studi medici. Una vera e propria strategia d'emergenza per indurre i giovani a scegliere la professione del medico di base piuttosto che la carriera ospedaliera, visto che nel biennio 2020/2021 il numero di cessazioni di attività è raddoppiata rispetto alla media del decennio precedente.

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