Migranti, nasce l’Osservatorio a difesa delle Ong: “La solidarietà non è reato”

Un Osservatorio permanente contro la criminalizzazione delle Ong e della società civile, è questo il primo traguardo messo a segno dai lavori per la cosiddetta "Carta di Milano – La solidarietà non è reato". Una mobilitazione generale e un atto di accusa contro i governi, per creare una rete di cittadini, membri delle istituzioni e operatori dell'informazione a sostegno delle organizzazioni umanitarie. Un documento che dà avvio a un progetto di sensibilizzazione per la difesa delle attività solidali, "a tutela della libertà e dell’indipendenza della società civile che opera per i diritti di migranti e rifugiati".
"Gli atti di solidarietà non costituiscono reato e le organizzazioni umanitarie, così come i singoli attivisti, non possono essere messi sotto accusa per averli compiuti", ha scritto nel suo intervento durante l'incontro dello scorso sabato Daniela Padoan, una degli organizzatori dell'evento, scrittrice e portavoce dell'eurodeputata Barbara Spinelli (anche lei tra coloro che hanno aderito alla Carta). Questo è l'assunto di base del lavoro, che intende denunciare gli abusi contro le Organizzazioni non governative, una risposta alla stretta che si è registrata negli ultimi mesi da parte dei governi, nel tentativo di limitarne l'operatività attraverso l'applicazione di un Codice di condotta. L'appello è stato firmato da molte personalità e associazioni schierate per la protezione dei diritti umani, tra cui giornalisti, l'associazione Diritti e Frontiere (Adif), Medici per i diritti umani (Medu), Medici senza frontiere (Msf), Susanna Camusso (Cgil), Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili (Cild), lo scrittore Erri De Luca, l'Associazione Studi Giuridici Immigrazione (Asgi), Amnesty International Italia, Don Luigi Ciotti (Libera), l'associazione Articolo 21, e diverse ong.
"Abbiamo visto le navi e gli equipaggi delle Ong minacciati, assaliti e persino sequestrati dalla cosiddetta guardia costiera libica, senza che le autorità italiane ed europee intervenissero in loro soccorso, mentre lasciavano invece campo libero a una nave “nera” armata da un network dell’estrema destra europea, che aveva lo scopo dichiarato di smascherare le Ong criminose che raccolgono i migranti presso le coste libiche", ha spiegato Daniela Padoan. E questo si è aggiunto a un clima internazionale di sospetto che in questi ultimi mesi ha ostacolato la missione delle Ong, e a una vera e propria criminalizzazione di coloro che operano per l'accoglienza dei migranti.
Ma ciò che più preoccupa i partecipanti al progetto è l'attuazione della Direttiva europea (la 2002/90/Ce del Consiglio) sul "favoreggiamento dell'ingresso illegale di migranti" anche in assenza di profitto economico. Come si legge nel documento presentato il 20 maggio a Milano, durante la manifestazione "Insieme senza muri", a cui hanno partecipato i firmatari della Carta: "Benché di fatto il testo inviti gli Stati membri dell’Unione a criminalizzare qualsiasi persona o organizzazione assista i migranti irregolari in ingresso, in transito o residenti nel territorio degli Stati membri, la Commissione sta valutando la possibilità di una revisione peggiorativa, così da rendere ancora più difficile l’accesso al territorio europeo e alle procedure per la richiesta di protezione". Lo scopo della Carta di Milano è primariamente questo: esercitare una pressione sul Parlamento europeo per rivedere questa Direttiva, per evitare che atti di solidarietà possano configurarsi come reato, e soprattutto per sancire il principio secondo cui l'eventuale responsabilità penale è individuale, e non deve arbitrariamente essere allargata alle organizzazioni, vittime spesso di una delegittimazione orientata dai media.
Esiste un disegno secondo questa rete di associazioni, e in quest'ottica va letto anche il vertice di Tallin di quest'estate tra i ministri dell'Interno di Italia, Germania e Francia (Marco Minniti, Gérard Collomb e Thomas de Maiziere) e il commissario europeo Dimitris Avramapoulos, in cui si è decisa una regolamentazione dell'operato di ong e di soccorritori umanitari, limitandone di fatto la libertà di azione nel Mediterraneo, impedendo loro l'accesso in acque territoriali libiche.