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Melegatti, nonostante il fallimento operai continuano a tenere vivo il lievito madre

Nonostante lo sconforto per il fallimento dichiarato dal Tribunale di Verona, un gruppo di lavoratori si è presentato davanti ai cancelli dell’azienda dolciaria e qualcuno è entrato per andare a girare il lievito madre come è stato fatto tutti i giorni dal 1894, quando Domenico Melegatti inventò il pandoro.
A cura di Susanna Picone
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Il “miracolo di Natale” dell’anno scorso quest’anno non si compirà. Tre giorni fa il Tribunale di Verona ha dichiarato il fallimento della Melegatti, l’azienda fondata da Domenico Melegatti che nel 1894 brevettò la ricetta del pandoro. La situazione era incerta da mesi e alla fine è fallito anche l’ultimo tentativo di salvare la storica azienda dolciaria. Ma nonostante il fallimento e lo sconforto per quello che accadrà, un gruppo di lavoratori ieri si è presentato davanti ai cancelli della fabbrica di San Giovanni Lupatoto (Verona) e qualcuno è entrato nello stabilimento per andare a girare il lievito madre e così tener vivo il cuore dell’azienda come dal 1894, quando è nato il pandoro, è stato fatto ogni giorno. Il lievito madre è l’elemento imprescindibile della ricetta dei dolci da ricorrenza e ogni giorno deve essere “rinfrescato” per essere impiegato al meglio nell’impasto. E cosi gli “angeli” della produzione, che forse sperano ancora nella ripartenza dell’azienda, si alternano per continuare a “vegliare” sul lievito e non lasciarlo morire.

I dipendenti Melegatti non perdono la speranza di poter ripartire – Nel gruppo di lavoratori che ieri si è presentato davanti alla fabbrica veronese c'era chi lavora in Melegatti da più di trent'anni ed è subentrato prendendo il posto dei genitori. I dipendenti dell'azienda, tra diretti e lavoratori stagionali, sono 350. Dipendenti che a poche ore dall’atteso fallimento avevano fatto pubblicare sul quotidiano “L’Arena” un manifesto-lettera dal titolo “La Melegatti siamo noi”. I lavoratori del gruppo dolciario avevano rivolto un appello al giudice del Tribunale: “In questa triste storia che viviamo sulla nostra pelle e su quella delle nostre famiglie, vicenda con tantissimi lati poco chiari, anche noi dipendenti, autonomamente, vogliamo dire la nostra”.

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