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Mancata cattura di Provenzano, il generale Mori assolto in Appello

La Corte d’Appello di Palermo ha confermato la sentenza di assoluzione emessa in primo grado nei confronti dell’ex generale dei Carabinieri, Mario Mori, e del colonnello Mauro Obinu, imputati di favoreggiamento del boss Bernardo Provenzano.
A cura di Susanna Picone
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La Corte d'Appello di Palermo ha confermato l'assoluzione di primo grado del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento per la mancata cattura del boss mafioso Bernardo Provenzano nel 1995. Il procuratore generale Roberto Scarpinato e il sostituto Luigi Patronaggio avevano chiesto per Mori 4 anni e 6 mesi e per Obinu 3 anni e 6 mesi. I due imputati hanno sempre respinto l’accusa di aver favorito la latitanza del boss. Mori ha appreso dell'assoluzione mentre teneva una lezione all'Università di Chieti, in Abruzzo. Nel processo di primo grado dopo poco meno di otto ore di camera di consiglio era arrivata la sentenza di assoluzione perché “il fatto non costituisce reato” mentre adesso, nel processo d'appello, i giudici hanno deciso dopo tre giorni.

La requisitoria dell’accusa – Nella lunga requisitoria dell'accusa i pg hanno più volte ribadito che la carriera di Mori sarebbe stata caratterizzata da una “deviazione costante dai doveri istituzionali e dalle procedure legali” volta ad assecondare inconfessabili interessi extraistituzionali. Protagonista al processo la mancata perquisizione del covo di Totò Riina, per la quale Mori venne assolto definitivamente. “Se Mori avesse avvertito la Procura che stava per sospendere il servizio di osservazione al covo – così l'accusa – la Procura avrebbe immediatamente perquisito il nascondiglio scoprendo documenti scottanti che avrebbero potuto svelare i segreti di un potere che, declinando i volti di uomini dello Stato come Andreotti, per decenni avevano avuto rapporti con Riina”.

Le dichiarazioni di Mori – “Il mio comportamento è stato sempre lineare”, ha detto Mori nelle dichiarazioni spontanee rese poco prima che i giudici entrassero in camera di consiglio. Ha spiegato che “nella cattura di Rina tutto fu lineare”, e ha anche detto che “il ritardato blitz a casa sua fu una scelta presa d'intesa fra magistratura e carabinieri, e all'epoca il dottor Patronaggio era il pm di turno”. “Sono stato accusato dalla procura generale di fare parte della massoneria e di avere rapporti con la destra eversiva, ma non sono state portate prove. Ho avuto la stima di un magistrato al di sopra di ogni sospetto che ha fatto un'indagine importante sulla massoneria, il dottore Cordova”, ha anche detto Mori.

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