Il fidanzato 17enne di Noemi Durini di Specchia, Lecce, ha confessato di aver ucciso la 16enne scomparsa il 3 settembre. Il padre del giovane è indagato, in concorso con il figlio, per l'omicidio volontario. È stato lo stesso giovane ad indicare dove si trovava il cadavere. Il cranio le sarebbe stato sfondato a colpi di pietre.
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Si è concluso come peggio non poteva il mistero della scomparsa di Noemi Durini, 16enne di Specchia, in provincia di Lecce. La giovane è stata uccisa dal fidanzato, 17 anni, probabilmente a colpi di pietra. Dopo l'ammissione, il giovane ha poi portato i carabinieri nelle campagne di Castrignano del Capo dove, parzialmente occultato sotto alcuni massi, è stato trovato il cadavere. Il padre del 17enne è indagato per sequestro di persona e occultamento di cadavere.
Il 17enne ha poi rischiato il linciaggio quando, poco dopo la mezzanotte, è uscito dalla sede della stazione carabinieri di Specchia dove è stato interrogato per quasi tutta la giornata di ieri, 13 settembre, alla presenza del proprio difensore e del procuratore capo del tribunale dei minori Maria Cristina Rizzo. All'uscita ad attendere il ragazzo c'erano migliaia di persone. Il 17enne, col cappuccio della felpa sulla testa, avrebbe sorriso, provocando l'irritazione dei presenti che hanno tentato di raggiungerlo e di aggredirlo nonostante il cordone di sicurezza dei carabinieri. Il giovane è stato fatto salire subito su una gazzella dei carabinieri ed è stato poi condotto presso la compagnia dei carabinieri di Tricase in attesa di essere portato in carcere.
Durante l'interrogatorio davanti agli inquirenti, il ragazzo ha spiegato di aver ucciso la fidanzata "perché premeva per mettere in atto l'uccisione di tutta la mia famiglia". Inizialmente avrebbe avanzato la pista della gelosia: "Aveva troppi amici". Poi l'improvviso ribaltone. Il giovane ha anche detto che con sé Noemi, quando è uscita dalla sua abitazione, aveva un coltello col quale voleva compiere la strage. Proprio con quell'arma, lui l'avrebbe ammazzata.
Fondamentali sono state delle piccole tracce ematiche trovate nell'auto utilizzata per allontanarsi da casa della fidanzata e far crollare il 17enne di Alessano che ha confessato l'omicidio. Inizialmente era stato detto il contrario dagli investigatori: le tracce ematiche erano molto piccole perché il ragazzo avrebbe pulito la vettura già subito dopo aver commesso il fatto: sarebbero state lasciate dal 17enne quando il ragazzo è risalito nella vettura, dopo aver ucciso Noemi.
Noemi Durini era scomparsa il 3 settembre scorso. Aveva lasciato casa senza portare con sé praticamente nulla, neanche il telefono cellulare. Già in passato era successo che si allontanasse da casa anche e sopratutto per il rapporto burrascoso che aveva con la madre, ma mai per più di un paio di giorni. I sospetti erano subito caduti sul fidanzato, che vive a pochi chilometri da Specchia: un giovane che gli investigatori avevano subito definito "a rischio" e che la stessa madre di Noemi aveva sempre ritenuto non adatto alla figlia a causa del suo comportamento violento, tanto da chiedere ai magistrati un provvedimento di allontanamento dalla giovane.