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Letta incontra Napolitano: “Situazione da chiarire in parlamento”

“Il presidente del Consiglio illustrerà in aula le proprie valutazioni sull’accaduto e sul da farsi”, questo dice il comunicato ufficiale del Quirinale dopo il vertice di un’ora e mezza con il Capo dello Stato. Poi Letta è stato ospite di Fabio Fazio.
A cura di Andrea Parrella
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Il premier in carica Enrico Lettasi è recato al Quirinale nel tardo pomeriggio per un incontro con Giorgio Napolitano in merito allo strappo di Silvio Berlusconi, ieri pomeriggio, che ha provocato un principio di crisi di governo. Durante il corso della giornata si sono succedute diverse dichiarazioni da parte di esponenti Pd, ma anche soprattutto dei cosiddetti dissidenti di centrodestra, si intendono quei ministri ed esponenti del Pdl (rinascente Forza Italia), che non condividono i toni radicali ed estremisti adottati dall'ex premier per motivare questa spaccatura, evidentemente irreversibile. Il comunicato del Quirinale è inequivocabile in merito all'esigenza di discutere la questione in sede parlamentare, così come auspicato quest'oggi dagli esponenti del Pd:

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto questa sera al Quirinale il Presidente del Consiglio dei ministri on. Enrico Letta, accompagnato dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi. E' stata attentamente esaminata la situazione che si è venuta a creare a seguito delle dichiarazioni del Presidente Berlusconi e delle dimissioni rassegnate dai ministri del PdL in adesione a quell'invito. Il succedersi nella giornata odierna di dichiarazioni pubbliche politicamente significative dei ministri dimissionari, di vari esponenti del PdL e dello stesso Presidente Berlusconi ha determinato un clima di evidente incertezza circa gli effettivi possibili sviluppi della situazione politica. Da ciò il Presidente del Consiglio ha tratto, d'intesa con il Presidente della Repubblica, la decisione di illustrare in Parlamento – che è la sede propria di ogni risolutivo chiarimento – le proprie valutazioni sull'accaduto e sul da farsi. Il Presidente del Consiglio concorderà la data dei dibattiti con i Presidenti delle Camere.

Molti i temi toccati da Enrico Letta durante l'intervista di Fabio Fazio, a cavallo tra la rivendicazione dei fatti del proprio esecutivo portati a termine e la presa di posizione nel merito della probabile spaccatura all'interno del centrodestra di queste ore. L'apertura è dedicata proprio all'enunciazione dell'intenzione di discutere e chiarire la situazione in parlamento, per capire sostanzialmente se esistano i numeri affinché "Io non debba governare a tutti i costi. O ci sono le condizioni, vuol dire la fiducia, ma non quella che duri tre giorni per poi essere messa in discussione, oppure lascerò l'incarico. E' evidente che il dato è politico, legato a cosa accadrà nel Pdl. Mi pare sia in corso un dibattito politico forte. I sondaggi dicono che molti elettori del Pdl vorrebbero questa esperienza di governo continuasse. Io voglio avere le condizioni per poter fare le cose. Ho bisogno che alcuni di coloro che sino ad ora abbiano fatto parte del Pdl capiscano la necessità di portare avanti questa esperienza di governo".

Letta ricalca inoltre sulla necessità di sottolineare due aspetti essenziali, alla base del prosieguo di questa esperienza di governo: le cose fatte, a dispetto di chi si limita a evidenziare l'immobilismo della compagine da lui guidata e l'impossibilità di un'alternativa, al momento, alle larghe intese, argomento che si lega direttamente alla questione legge elettorale, sulla quale la commissione Affari Costituzionali sta lavorando alacremente da mesi, col presupposto di ottenere risultati a breve: "Parlare di giustizia non vuol dire parlare di Berlusconi Tra le cose che ha fatto questo governo c'è una riforma sulla giustizia civile che ritengo rivoluzionaria. Abbiamo introdotto la mediazione obbligatoria ed altri provvedimenti renderanno più rapido il decorso di un processo. Per me parlare di giustizia vuol dire parlare della situazione, oggi, di molti italiani che non riescono ad averne nei tempi giusti. In questi giorni la commissione affari costituzionali è pronta a portare alla camere una proposta di riforma elettorale. Col Porcellum non si può andare avanti, non darebbe una maggioranza, va cambiato. Adesso siamo al passaggio chiave in senato, affinché ci siano condizioni perché si cambi una legge elettorale, la nostra, che potrebbe essere ritenuta incostituzionale".

Inoltre la questione Iva, seme della discordia della plateale rottura di Berlusconi: Per Enrico Letta urge una rimodulazione e razionalizzazione delle aliquote Iva (preso come assunto dunque quello dell'aumento dalla prossima settimana), che contribuirebbe a rendere meno invasivo l'aumento al 22%.: "L'aumento dell'Iva è già nei nostri conti ed abbiamo provato a rinviarlo. Quel che è successo in questi giorni è un premier che riceve lettere di dimissioni da parte dei suoi ministri, il che impedisce l'azione di un governo in qualsiasi atto: se non c'è maggioranza in parlamento non c'è possibilità istituzionale di agire in alcun modo. Dovessi sapere di avere ancora la fiducia parlamentare, l'argomento delle aliquote Iva sarà argomento di razionalizzazione totale. Il resto è propaganda".

Infine due temi meno legati al tema del giorno, ma che ricorrono costantemente. Prima la sua eventuale candidatura alle primarie come candidato premier del Pd, sulla quale ovviamente non si esprime. Si limita a definirsi "Totalmente concentrato su questa azione di governo. Un'azione che secondo me stamodificando, in meglio, gli equilibri politici italiani. Un'azione che permetterà all'Italia di fare una legge di stabilità in autonomia. Ovviamente voterò alle primarie del Pd dell'8 dicembre, il Pd è in difficoltà e deve uscire da questo momento. Ma quello che sto facendo ora mi basta e mi avanza. Non dico chi voterò". Poi, meno importanti, gli auguri di compleanno a Bersani e a Berlusconi: "Gli auguro serenità".

Ho perso il filo delle vicende e posizioni politiche di Berlusconi. Davanti alla minaccia di dimissioni di una consistente parte del suo governo, un capo non può far finta di niente. Come Bill Murray, da vent'anni, stiamo rivivendo "Il giorno della Marmotta".

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