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La Chiesa paga l’ICI, afferma Avvenire. Ma forse non è proprio così …

La dimenticanza di Mario Monti, che, tra i provvedimenti della manovra, non estende il pagamento dell’ICI alla Chiesa, ha innalzato un gran polverone. Oggi Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, esprime la propria indignazione nei confronti di chi in questi giorni ha accusato la comunità ecclesiastiche: “Le attività com­merciali svolte da enti e realtà riconducibili al­la Chiesa sono tenute a pagare l’Ici”. Ma dimentica pure lui qualcosa …
A cura di Biagio Chiariello
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la decisione di monti di non estendere il pagamento dell ici alla chiesa fa polemica

Secondo il segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, il ribattezzato Decreto Salva Italia è una sorta di benedizione. Il cardinale, che ieri ha risposto alle domande dei giornalisti sul contenuto della manovra, ha rammentato il bisogno di fare «sacrifici» e auspicato al governo e al Parlamento di fare del loro meglio affinché si sostengano tutti i provvedimenti ufficializzati da Monti. «Bisogna aiutare la società italiana – ha affermato Bertone – a uscire da questa crisi a testa alta».

Poi arriva la domanda che non poteva mancare e il cardinale glissa: «L’Ici è un problema da studiare e approfondire, però la Chiesa fa la sua parte a sostegno alle fasce più deboli». Come abbiamo specificato nei giorni scorsi, l'esenzione sulla tassa sugli immobili – che ora si chiamerà Imu – è un privilegio che spetterebbe alla Chiesa, anche alla luce delle dichiarazioni del premier che, in occasione della conferenza stampa di presentazione della manovra, asseriva ai cronisti stranieri che quella sull'Ici «è una questione che non ci siamo posti».

Qualcuno invece si è posto questo problema. Oltre ai cittadini italiani, che col ritorno dell'Ici si vedranno alleggerito il portafogli per una media 136 euro a famiglia, una serie di domande se le sono fatte anche i partiti italiani.

Strutture ecclesiastiche dalle finalità ”esclusivamente commerciali”

In realtà è da diversi anni e da diverse legislature che ci si chiede se questo privilegio di natura ecclesiastica sia da abbattere. Non stiamo parlando di far pagare l'Ici a mense ed oratori, ma alle strutture ecclesiastiche dalle finalità ”esclusivamente commerciali” come previsto dal Decreto Fiscale collegato alla Legge Finanziaria 2006. Lo fa notare anche Marco Tarquinio, direttore dell’Avvenire, che nell' editoriale pubblicato stamattina sul quotidiano episcopale, nel manifestare la propria indignazione nei confronti di chi accusa la chiesa di non pagare l'ICI, scrive:

Le attività com­merciali svolte da enti e realtà riconducibili al­la Chiesa sono tenute a pagare l’Ici sugli im­mobili che le ospitano e tutte le altre imposte previste esattamente come ogni attività com­merciale. Gli immobili di proprietà di enti re­ligiosi dati in affitto sono assoggettati all’Ici e alle altre forme di tassazione come qualunque altro immobile dato in affitto.

Il problema è che Tarquinio dimentica una cosa importante, e cioè che sulla dicitura “esclusivamente” si è fin troppo speculato: basta infatti che all’interno dell’immobile destinato ad attività commerciale si istituisca anche una minima struttura adibita a finalità religiose per assicurare il famigerato privilegio all’intero edificio. Una mossa che l'Unione Europa ha però intuito, portando ad una condanna nei confronti dell'Italia. Peraltro la stessa UE ha stimato il risparmio della Chiesa, nel mancato pagamento dell’Ici, per la cifra di due miliardi di euro.

Il Pdl in coro: la chiesa paghi l'Ici

Negli ultimi giorni molti si sono detti favorevoli al pagamento della tassa anche per la Chiesa, pur con i toni pacati utili a non turbare gli ambienti ecclesiastici del Belpaese. Non solo estrema sinistra, Pd e radicali, ma anche Pdl. Lo stesso partito che, con Berlusconi premier nel 2005, aveva appoggiato la decisione di quell'esecutivo di esentare totalmente le strutture ecclesiastiche, pure quelle commerciali, dall'imposta sulla prima casa.
E così sono arrivate le dichiarazioni di Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, che in quanto laico, si è detto favorevole a «mettere l'Ici sulla Chiesa, o meglio su una parte di beni della Chiesa dedicati ad usi commerciali e non religiosi»; di Gabriella Giammanco, secondo la quale per «salvare il nostro Paese dal default giusto e doveroso chiederne anche alla Chiesa».E ancora l'onorevole bresciana del Pdl, Viviana Beccalossi, che si è chiesta «perché per strutture che danno reddito la Chiesa non deve pagare l'Ici?».

Oddio, non proprio tutti. C' è pure chi come Rocco Buttiglione dell'Udc, si dice «contrarissimo a introdurre l’Ici per la Chiesa», perché  pensa – sbagliando – che la tassa «sulle attività commerciali [della Chiesa] esiste già». Ad ogni modo la truppa politica degli abolizionisti è ben nutrita. Se non bastasse vi indirizziamo al sito pubblicato dall’Uaar, l’associazione degli atei italiani, che ha enumerato  tutti i beni economici che lo stato italiano, in maniera più o meno diretta, elargisce alla Chiesa Cattolica in termini di offerte o di esenzioni (come avviene appunto per l'ICI). La cifra «con ragionevole approssimazione» ammonta ad oltre 6 miliardi di euro.

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