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L’Imu non è uguale per tutti: la tassa sarà più leggera per la Chiesa

A scriverlo è Repubblica, adducendo una sorta di ridefinizione da parte del Governo Monti di ciò che è “no profit”. E così cliniche, alberghi, ostelli, mense e sedi varie dalle quali la chiesa trae benefico economico, godrerebbero dello “sconto”. Ma da Bruxelles potrebbero arrivare le multe.
A cura di Biagio Chiariello
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UPDATE 17.30 – La smentita del Governo – Sull'«Imu a carico degli enti non commerciali, nessun blitz, nessun arretramento, ma conferma della linea di assoluto rigore e trasparenza più volte sostenuta dal governo» . È quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi che precisa: «In merito ad un articolo di stampa oggi pubblicato, che imputa al governo un "blitz alla Camera" per alleggerire l'Imu a carico degli enti non commerciali, si precisa -sottolinea il comunicato di Palazzo Chigi- che la ricostruzione dei fatti è del tutto errata e destituita di ogni fondamento. Non c'è stato infatti alcun arretramento rispetto a quanto più volte affermato da parte del governo». La norma in questione è contenuta «nel comma 6 dell'articolo 9 del decreto sugli Enti locali, su cui domani la Camera darà il voto finale, dopo aver votato la fiducia lo scorso 8 novembre».

Nuovo episodio del controverso caso dell'Imu alla Chiesa, la tassa sugli immobili di proprietà varata dal governo, anche agli enti ecclesiastici. Quando tutti pensavano che anche il Clero dovesse pagarla, ora arriva una nuova norma ad hoc dell'esecutivo per addolcire la pillola ai religiosi. Dopo la bocciatura del provvedimento da parte del Consiglio di Stato, Monti & c. si sono visti infatti costretti ad accelerare la ratifica del regolamento che impone l'estensione del balzello anche agli edifici commerciali della Chiesa. E proprio la nuova versione del documento a contenere lo "sconto". Secondo quanto scrive Repubblica, il Governo avrebbe approvato una nuova definizione di ciò che è "no profit" (quindi esentato dal pagamento dell'Imu), che grazierebbe il clero dal versamento dell’imposta sugli immobili da cui traggono profitti.

Gli sconti – Un vero e proprio «colpo di mano» scrive Repubblica. In base alla nuova definizione, la Chiesa avrebbe tutta una serie di «sconti disponibili»:

Non c’è attività commerciale, dunque non si paga l’Imu, se nello statuto dell’ente no profit si prevede il divieto di distribuire utili o l’obbligo di reinvestirli esclusivamente a fini di solidarietà sociale. O ancora se si inserisce l’obbligo di devolvere il patrimonio, quando l’ente si scioglie, ad altro ente no profit con attività analoga. E ancora, cliniche e ospedali sono fuori dall’Imu se accreditate o convenzionate con Stato ed enti locali, le loro attività assistenziali svolte «in maniera complementare o integrativa rispetto al servizio pubblico», a titolo gratuito o – e qui viene il bello – dietro pagamento di rette «di importo simbolico». Scuole e convitti esentati se l’attività è “paritaria” rispetto a quella statale e non “discrimina” gli alunni. Le strutture ricettive, se la ricettività è «sociale ». E infine, per le attività culturali, ricreative e sportive fa fede ancora il compenso. Se «simbolico », zero Imu. Con tutto ciò che “simbolico” possa voler dire. E il rischio di esentare molto se non tutto.

Multe? – Ma lo stesso Consiglio di Stato ora storce il naso e avverte della pericolosità del cambiamento dell'ultima ora dal momento che la Commissione di Bruxelles «potrebbe multare l'Italia -spiega Repubblica- per aiuti di Stato illegali e recuperare tali somme ‘condonate', a partire dal 2006. Un danno che può valere fino a 3 miliardi, considerati gli incassi stimati dal governo (300-500 milioni l'anno)».

La strategia del Governo – Tutto è partito dalla bocciatura dei giudici al regolamento dell'Imu. Regolamento che avrebbe dovuto spiegare come l'ente no profit deve compilare la dichiarazione degli immobili di proprietà, entro dicembre. E bocciatura che è arrivata proprio perché il governo con una delega ha tentato di inserire i suddetti "sconti", corpi del tutto estranei che mutano l'ordinamento italiano. A quel punto, l'esecutivo cosa fa? Prima allarga la delega concessa dal Parlamento. E lo fa con tre righe inserite nel decreto Enti locali (che si occupa di tutt'altra, ovvero di costi della politica), passato alla Camera. Poi tenta il blitz. Prima, tentando di pubblicare il testo bocciato dai giudici amministrativi in Gazzetta ufficiale, poi rivendo lo stesso regolamento che viene spedito al Consiglio che lo riesamina giovedì 8 novembre. Gli sconti, quindi, sono confermati  nel decreto Enti locali, nel numero 174, all’articolo 9, comma 6. Tre righe che ampliano la delega e modificano l’articolo 91 bis della legge liberalizzazioni che introduceva l’Imu anche per la Chiesa e i no profit.

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