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Il boss Tommaso Lo Presti celebra le nozze d’argento a Palermo nella chiesa che ospita i resti di Falcone

Il boss mafioso Tommaso Lo Presti ha celebrato nella chiesa di San Domenico a Palermo le sue nozze d’argento. Nella chiesa sono custodite anche le spoglie di Giovanni Falcone, eroe dell’antimafia.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il boss mafioso Tommaso Lo Presti, condannato a 12 anni di carcere per reati legati alla mafia, ha festeggiato le nozze d'argento a metà aprile proprio all'interno della chiesa di San Domenico, a Palermo, luogo dove riposano le spoglie di Giovanni Falcone. 

Lo Presti, 12 anni passati in prigione con l'accusa di essere il capo del mandamento di Porta Nuova, ha celebrato proprio nella stessa chiesa dei funerali di Falcone le sue nozze d'argento con una cerimonia sontuosa che però non avrebbe potuto avere. Chi è accusato di reati legati alla mafia, infatti, viene scomunicato e non potrebbe entrare in nessuna chiesa. Tantomeno in quelle di Palermo.

Nonostante tutto, Lo Presti ha potuto celebrare le sue nozze d'argento sull'altare della chiesa di San Domenico. Il parroco si sarebbe giustificato dicendo di non sapere che quell'uomo fosse un boss della mafia. Dopo queste dichiarazioni, il prete si è chiuso nel silenzio: attraverso una nota, dalla chiesa è stato reso noto che la "donazione in denaro" del boss non sarà restituita, ma utilizzata "per fare del bene ai palermitani in difficoltà".

Da Palermo, l'ipotesi è che Lo Presti abbia scelto quella chiesa proprio in segno di sfida nei confronti di chi combatte la mafia. Nella chiesa di San Domenico riposano le spoglie di Giovanni Falcone e qui vennero celebrati, nel maggio del ’92, i funerali di tutte le vittime della strage di Capaci.

Sul caso si è espressa Maria Falcone, sorella del giudice, definendolo un oltraggio e una dimostrazione di prepotenza dei boss nei confronti di chi rappresenta la lotta alla mafia.

Negli anni le scomuniche per i boss mafiosi non hanno sortito alcun effetto. Anzi. Tanti gli episodi del genere che si sono registrati negli anni, così come gli inchini davanti alle abitazioni dei capimafia durante le processioni religiose di quartiere.

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