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In Russia e in Bielorussia non si può più giocare a Pokémon GO

“I giochi di Niantic non sono più disponibili per il download in Russia e Bielorussia e anche il gameplay sarà sospeso a breve” ha affermato la società tramite Twitter.
A cura di Lorena Rao
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Sulla scia di Sony, Microsoft e Nintendo, anche Niantic, la società dietro lo sviluppo di Pokémon GO, ha deciso di ritirare i suoi prodotti dal territorio russo e bielorusso, oltre a sospenderne a breve pure l'accesso. Ciò vuol dire che i suoi titoli non saranno più disponibili per l'utenza di Russia e Bielorussia. "Siamo al fianco della comunità globale nella speranza della pace e di una rapida risoluzione della violenza e della sofferenza in Ucraina", ha scritto la società. "I giochi di Niantic non sono più disponibili per il download in Russia e Bielorussia e anche il gameplay sarà sospeso a breve". Di conseguenza, Pokémon GO, Pikmin Bloom e Ingress non saranno più scaricabili in Russia e in Bielorussia. Inoltre, chi ha già scaricato i tre giochi sopracitati, non potrà effettuare l'accesso fino a tempo indeterminato.

Non solo blocco dei servizi: tra le altre iniziative di Niantic vi sono anche donazioni a sostegno della popolazione ucraina. Il 3 marzo scorso, la società ha annunciato di aver raccolto 75.000 dollari tramite una campagna interna che ha visto il coinvolgimento dei dipendenti. A tutto questo si aggiungono i 200.000 dollari donati "direttamente alle organizzazioni umanitarie incentrate sul sostegno alle persone e ai rifugiati dell'Ucraina", ha affermato Niantic.

Dopo l'invito del vice primo ministro ucraino Mykhailo Fedorov, diverse aziende dal panorama videoludico hanno deciso di abbandonare il mercato russo e bielorusso. Non solo Sony, Microsoft e Nintendo, ma anche software house del calibro di Electronic Arts e CD Projekt RED  hanno deciso di sospendere le attività nei due paesi coinvolti dalla guerra in Ucraina. Tale fenomeno non è esclusiva dei videogiochi, però. Sul fronte delle Big Tech, Apple è stata tra le prime a interrompere i suoi servizi in Russia e in Bielorussia. Anche Netflix ha adottato la stessa politica.

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