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I social stanno cancellando le tracce dei crimini di guerra, e questo può essere un problema

È molto difficile dimostrare la violazione dei diritti umani e identificare i responsabili, per questo i video caricati su TikTok, Instagram o Facebook sono testimonianze fondamentali che non devono essere cancellate ma salvate e archiviate.
A cura di Elisabetta Rosso
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La guerra si fa anche sui social. Come gli scontri in Vietnam hanno avuto la televisione, e la primavera araba è stata raccontata su Twitter, il conflitto tra Russia e Ucraina è stato anche documentato su Instagram e TikTok, che sono diventati parte integrante della narrazione. Ma cosa succede se i filtri bloccano i contenuti violenti? Parte da questa domanda una riflessione sui social che rischiano di cancellare le prove della violazione dei diritti umani. Filmanti di esplosioni, allarmi antiaerei che schiacciano il cielo, persone chiuse dentro i bunker, sono solo alcuni dei contenuti che scrollando il feed sono apparsi sui social. Gli ucraini sono stati i primi a utilizzare i media per raccontare la guerra caricando immagini e clip della tragedia vista attraverso i loro occhi.

C’è però un problema. Le piattaforme per regolamento devono cancellare tutti quei contenuti considerati violenti, offensivi o pericolosi. Il processo di moderazione sta alla base della sopravvivenza dei social, il problema arriva quando quei contenuti che sono violenti, diventano allo stesso tempo una prova per documentare i crimini di guerra. E allora serve un accordo per tutelare le prove. Questo non vuol dire dare in pasto agli utenti immagini atroci, ma fare in modo che i meccanismi di moderazione non buttino i contenuti nel loro tritacarne facendo scomparire nel nulla le testimonianze.

I limiti della moderazione sui social

Meta e YouTube hanno spiegato che stanno cercando di tutelare le testimonianze sui social e allo stesso tempo proteggere gli utenti da contenuti dannosi. Alan Rusbridger, del consiglio di sorveglianza di Meta, ha detto alla BBC che l'industria è stata "troppo cauta" nella sua moderazione. Il giornalista Ihor Zakharenko, ha raccontato che durante il suo viaggio in Ucraina ha provato a caricare sui social le immagini di un sobborgo di Kiev distrutto, nelle immagini c’erano anche i corpi delle persone uccise, e i social le hanno subito rimosse. La BBC ha provato a caricare i video di Ihor anche su Instagram, che li ha eliminati in un minuto, e YouTube, 10 minuti.

"Hanno addestrato le loro macchine a cancellare il contenuto quando vedono che sembra traumatico", ha detto Rusbridger, "ma penso che la prossima sfida per loro sia come sviluppare il macchinario, che sia umano o guidato dall’intelligenza artificiale, per poi prendere decisioni più ragionevoli". Soprattutto in situazione borderline, come in un conflitto, dove il materiale caricato può diventare una prova per aiutare la giustizia a perseguire i crimini di guerra.

Come conservare le testimonianze di guerra

Come risposta, le piattaforme hanno spiegato che non sono archivi, “le organizzazioni per i diritti umani; attivisti, difensori dei diritti umani, ricercatori, giornalisti cittadini e altri che documentano violazioni dei diritti umani (o altri potenziali crimini) dovrebbero osservare le migliori pratiche per proteggere e preservare il loro contenuto", ha per esempio detto YouTube.

In realtà esistono già associazioni che salvano i contenuti prima che vengano cancellati e distrutti. Lo fa per esempio Mnemonic, l'organizzazione per i diritti umani con sede a Berlino ha sviluppato un software per scaricare e salvare le prove della violazione dei diritti umani. Lo ha già testato in Siria, Yemen, Sudan e ora anche per la guerra in Ucraina. Sono riusciti a salvare oltre 700.000 immagini che si sono poi rivelate utili per ricostruire attacchi e identificare gli aggressori. Il problema che le associazioni non sono in grado di coprire aree così ampie, e per quanto il lavoro funzioni, qualcosa verrà perso a prescindere.

Per questo gli attivisti per i diritti umani hanno spiegato che c'è bisogno di un sistema per raccogliere e archiviare in modo sicuro i contenuti cancellati. Questo vuol dire conservare i metadati per salvaguardare filmati e immagini. Van Schaak, ambasciatrice statunitense per la giustizia penale globale, ha detto alla BBC: "Dobbiamo creare un meccanismo che permetta di conservare i contenuti, le prove per attribuire le resposnisbilità. Le piattaforme dovrebbero essere disposte a prendere accordi".

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