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“GoFundMe blocca gli aiuti per Gaza”: cosa sta succedendo alla piattaforma di beneficenza

Un utente di GoFundMe ha aperto una raccolta fondi per creare eSim da distribuire ai cittadini palestinesi. Al giornale The Verge ha spiegato che una volta raccolti i soldi non è più riuscito a far arrivare le eSim a destinazione: alla fine ha restituito tutto ai donatori.
A cura di Elisabetta Rosso
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Il ministero della Sanità guidato da Hamas ha dichiarato che più di 30.000 palestinesi sono stati uccisi a Gaza da quando è iniziata la guerra il 7 ottobre, in media ogni giorno 10 bambini perdono una o entrambe le gambe e i continui blackout impediscono ai servizi umanitari e di emergenza di operare sul territorio. "Volevo aiutare", racconta A. (non è stato rivelato il suo nome), alla testata The Verge. Insieme a un gruppo di amici avvia una campagna su GoFundMe. L'obbiettivo è raccogliere fondi per creare eSim da cedere a chi vive a Gaza, "un metodo essenziale, anche se frammentario, per restare online. Le eSim offrono alle persone un modo per continuare a connettersi con i propri cari e continuare a riferire sul campo e far sapere al mondo cosa sta succedendo" spiega A. Poco dopo il lancio però si accorgono che qualcosa non va. I soldi sono incastrati in un limbo. 

Non è una novità, c'è una complessa rete di burocratica che rallenta gli aiuti, oltre a interessi geopolitici e aziendali. Per esempio PayPal da anni ha bloccato il suo servizio ai palestinesi, e nel 2021 anche Venmo ha cominciato a ritardare i “fondi di soccorso per l'emergenza in Palestina”. Aaron Martin, professore presso l'Università della Virginia esperto di politiche tecnologiche, ha spiegato che storicamente le organizzazioni umanitarie hanno dovuto affrontare blocchi per permettere alle aziende di verificare come vengono gestite le donazioni. E infatti A. ha ricevuto un modulo, inviato da GoFundMe, dove venivano chieste ulteriori informazioni sugli aiuti, tra queste anche dati personali sugli utenti coinvolti nella donazione di eSim, e l'elenco delle persone che le avrebbero ricevute.

Una richiesta quasi impossibile da soddisfare vista la natura dell'iniziativa e lo stato di emergenza sul campo. "In questo modo diventa praticamente impossibile aiutare le persone che in questo momento hanno davvero bisogno", ha sottolineato Martin. A. ha deciso di rimborsare gli utenti "dopo settimane di trattative e scambi di mail con GoFundMe ho restituito i soldi e ho spiegato ai donatori come acquistare in modo indipendente le eSim", un processo però più complesso rispetto alla raccolta fondi. Il rischio è che diminuisca il numero dei donatori.

Come funziona GoFundMe

Dal 2010, le campagne su GoFundMe hanno raccolto un totale di 30 miliardi di dollari per qualsiasi emergenza. Incendi, terremoti, assistenza sanitaria, guerre, fondi per le piccole imprese. Moltissimi utenti hanno lanciato campagne di aiuto per la popolazione palestinese da quando è iniziato il conflitto tra Israele e Hamas, campagne che hanno incontrato diversi ostacoli.

Via mail GoFundMe, ha motivato così il blocco: “Grazie per il vostro impegno nell’aiutare le persone colpite dalla crisi in corso in Medio Oriente. A causa dei recenti sviluppi nella regione, stiamo esaminando attentamente le raccolte fondi relative a questa crisi. Questo è un passo importante per garantire che le raccolte fondi siano conformi a tutte le leggi applicabili e alle politiche dei nostri partner di pagamento".

Perché non arrivano i soldi a Gaza

GoFundMe è un'azienda statunitense e deve rispettare le sanzioni governative contro Hamas. Deve quindi confrontare l'elenco del beneficiari con quello degli individui e dei gruppi sanzionati. Come spiega Martin "esistono liste gestite dal governo e dai servizi privati ​​utilizzati dalle banche per monitorare attività quali controlli antiriciclaggio o finanziamento del terrorismo, ma questi sono spesso incompleti o imprecisi e possono verificarsi falsi positivi nelle regioni in cui le persone hanno nomi simili".

Altre organizzazioni umanitarie, come l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati o il Programma alimentare mondiale godono dei cosiddetti privilegi e immunità che permettono di raccogliere fondi e distribuire aiuti senza essere soggette a pressioni o a interferenze da parte dei governi. Un’azienda come GoFundMe, invece, è soggetta alle leggi locali.

La risposta di GoFundMe

Jalen Drummond, portavoce di GoFundMe ha spiegato: “La nostra massima priorità è proteggere la generosità dei nostri donatori. Proprio come abbiamo fatto con le crisi passate. Disponiamo di un team di esperti che esamina e controlla le raccolte fondi attraverso il nostro processo di verifica standard per garantire che siano conformi alle leggi internazionali pertinenti, alle normative globali e ai requisiti dettati dalle nostre piattaforme di pagamento. Qualsiasi suggerimento di discriminazione è del tutto privo di merito, infondato e contrario ai valori che guidano la nostra piattaforma”.

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