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Dopo il corsivo, su TikTok arriva il grassetto parlato

A differenza del corsivo, che è morbido, sonoro e allungato, il grassetto è rude, forte e profondo. Una sorta di finto urlato che ricorda il growl, tecnica vocale utilizzata nel rock metal.
A cura di Lorena Rao
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Altro che corsivo parlato: su TikTok, social in cui il fenomeno è esploso grazie a Elisa Esposito, si parla già in grassetto. I promotori di questo linguaggio sono due creator: IlMusazzi e Andrea Bellusci. A differenza del corsivo, che è morbido, sonoro e allungato, il grassetto è rude, forte e profondo. Una sorta di finto urlato che ricorda il growl, tecnica vocale utilizzata nel rock metal.

Nelle ultime settimane, entrambi i creator hanno pubblicato video tutorial su TikTok per una corretta pronuncia del grassetto parlato, tramite termini come "casa", "grassetto" e l'inflazionato "amo". L'intento è chiaramente ironico, tanto che in uno dei suoi video Bellusci fa riferimento a tutorial futuri sul sottolineato parlato. In questo caso bisogna aggiungere una leggera vibrazione al grassetto con il viso. A questo punto tocca solo al barrato, l'ultima delle opzioni di formattazione del testo disponibile su computer.

Il corsivo parlato nasce come un modo per canzonare il modo in cui parlano le ragazze del centro di Milano. Alcuni lo attribuiscono a cantanti come Blanco e Madame, altri ancora allo youtuber Peter Ace. In seguito, con il tormentone di Chaimaa Cherbal e i video tutorial su TikTok di Elisa Esposito, il fenomeno è diventato così virale da catturare l'attenzione della televisione generalista, che lo sta scoprendo solo adesso, con non poche perplessità degli adulti. Intanto i millenial – trentenni come ilMusazzi e Bellusci – ironizzano sul corsivo tramite il social simbolo della Gen Z, TikTok, sfruttando la sua viralità. Insomma, una simpatica vicenda che mette in evidenza le differenze generazionali in Italia.

Nell'ambito social, i giovani sono gli utenti più ambiti, in quanto rappresentano una tendenza positiva. Lo dimostra il recente operato di Meta per rendere Facebook, la cui utenza invecchia sempre più, più appetibile a ragazze e ragazzi della generazione Z e fare una seria concorrenza a TikTok.

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