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ChatGPT supera la Maturità, il tema scritto dall’IA visto da un professore: “Ha la sufficienza”

Il chatbot di OpenAi ha svolto la traccia “Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp”. Il risultato è mediocre, non ci sono errori di sintassi ma manca una riflessione critica, ha preso 12 su 20.
Intervista a Alberto Banaudi
Professore di Lettere e Filosofia al liceo scientifico di Asti F. Vercelli
A cura di Elisabetta Rosso
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"Sì, è un testo anemico, ci sono cose che ti aspetti, ma manca una riflessione drammatica, critica. È corretto, prende la sufficienza, potrebbe giocarsela tra l'12 e il 14", il professore di Lettere e Filosofia del Liceo Scientifico F. Vercelli di Asti, Alberto Banaudi, ha appena finito di leggere uno dei temi della Maturità. Non l'ha scritto però un ragazzo di quinta superiore, ma l'intelligenza artificiale. Abbiamo chiesto a ChatGPT di svolgere: "Elogio dell'attesa nell'era di WhatsApp", la traccia C2, (la riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su un tema di attualità) che invita i maturandi a riflettere "su quale valore possa avere l’attesa nella società del tempo reale”, l'articolo di riferimento è di Marco Belpoliti. In pochi secondi, il chatbot guidato dall'intelligenza artificiale ha generato 3010 battute. "Il tema è corretto ma non ha uno stile, sembra più una confluenza statistica di tutte le opinioni a favore dell'attesa". Come spiega Banaudi il tema di ChatGPT è sterile, privo di idee, non va a fondo, è un collage ben costruito di pensieri stantii. D'altronde l'intelligenza è stata addestrata con i testi pubblicati sul web e sulla base di questi formula ogni risposta. L'originalità non è nel su Dna.

"Se me lo fossi trovato nel mucchio di fogli protocollo non so se sarei riuscito a riconoscere le tracce artificiali. Sicuramente avrei pensato: o è una macchina o un ragazzo che assomiglia molto a una macchina", spiega Banaudi. "Si vede che non capisce quale sia il valore o il dramma dell’attesa", non c'è nemmeno il riferimento all'esperienza personale, richiesto dalla traccia, e nessun rimando storico o letterario, "io da un ragazzo di quinta superiore mi aspetto che qualcosa gli sia rimasto, che citi un poeta, o un filosofo. Questo tema poteva essere svolto in diversi modi, anche molto originali, che ne so, confutarlo del tutto e tirare fuori Il deserto dei Tartari come esempio di un'attesa logorante di qualcosa che non arriva mai. Quello sì che sarebbe stato un tema interessante".

La traccia C-2 "Elogio dell'attesa nell'era di WhatsApp"

Testo tratto da Marco Belpoliti, Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp

“Non sappiamo più attendere. Tutto è diventato istantaneo in tempo reale come si è cominciato a dire da qualche anno. La parola chiave è “Simultaneo”. Scrivo una mail e attendo la risposta immediata. Se non m’arriva mi infastidisco: perché non risponde? Lo scambio epistolare in passato era il luogo del tempo differito. Le buste andavano e arrivavano in tempi lenti, Per non dire poi dei sistemi di messaggi istantanei cui ricorriamo: WhatsApp. Botta e risposta. Eppure tutto intorno a noi sembra segnato dall’attesa: la gestazione, l’adolescenza, l’età adulta. C’è un tempo per ogni cosa e non è mai un tempo immediato (…).
Chi ha oggi tempo di attendere e di sopportare la noia? Tutto e subito. È evidente che la tecnologia ha avuto un ruolo fondamentale nel ridurre i tempi di attesa, o almeno a farci credere che sia sempre possibile farlo. Certo a partire dall’inizio del XIX secolo tutto è andato sempre più di fretta. L'efficienza compulsiva è diventata uno dei tratti della psicologia degli individui. Chi vuole aspettare, o, peggio ancora, perdere tempo? (…). Eppure ci sono ancora tanti tempi morti: “Si prega di attendere” è la risposta che danno i numeri telefonici che componiamo quasi ogni giorno.
Aspettiamo nelle stazioni, negli aeroporti, agli sportelli, sia quelli reali che virtuali. Attendiamo sempre eppure non lo sappiamo più fare. Come minimo ci innervosiamo. L’attesa provoca persino rancore. Pensiamo: non si può fare più velocemente?”

Nell’articolo di Marco Belpoliti viene messo in evidenza un atteggiamento oggi molto comune: il non sapere attendere, il volere tutto subito.
A partire dal testo proposto e traendo spunto dalle tue esperienze, dalle tue conoscenze, e dalle tue letture, rifletti su quale valore possa avere l’attesa nella società del “tempo reale”.
Puoi articolare il tuo elaborato in paragrafi opportunamente titolati e presentarlo con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il risultato.

Il tema scritto da ChatGPT

Nell'articolo "Elogio dell'attesa nell'era di WhatsApp" di Marco Belpoliti, viene affrontato un tema attuale e rilevante: la nostra incapacità di attendere e la tendenza a volere tutto immediatamente. In un'epoca dominata dall'istante e dalla velocità, l'attesa sembra essere diventata un'esperienza sempre più estranea e scomoda. Tuttavia, l'attesa conserva un valore significativo nella società del "tempo reale".

Tempo differito e qualità delle relazioni

Nel passato, le corrispondenze epistolari richiedevano tempo per essere scritte, inviate e consegnate. Questo tempo differito permetteva alle persone di riflettere e di approfondire i contenuti delle loro comunicazioni. L'attesa era un elemento fondamentale nella costruzione delle relazioni, creando una dimensione di curiosità, intimità e mistero. Nell'era digitale, invece, ci aspettiamo risposte immediate e spesso trascuriamo la profondità e l'attenzione che il tempo differito può offrire.

Apprezzamento del presente

L'attesa ci sfida a vivere nel momento presente, piuttosto che essere costantemente proiettati nel futuro. Quando tutto è accessibile istantaneamente, rischiamo di perdere la capacità di apprezzare ciò che abbiamo qui e ora. L'attesa può insegnarci a rallentare, ad essere consapevoli delle nostre emozioni e a godere delle piccole gioie che la vita quotidiana ci offre.

Crescita personale e pazienza

L'attesa può essere un'opportunità per la crescita personale. Durante il periodo di attesa, possiamo sviluppare la pazienza, imparare a gestire l'incertezza e adattarci ai tempi delle situazioni. Questa capacità di attesa può influire positivamente su diversi aspetti della nostra vita, inclusi i rapporti interpersonali, la carriera e il benessere mentale.

Creatività e riflessione

L'attesa può favorire la creatività e la riflessione. Quando siamo costretti a rallentare e ad aspettare, abbiamo la possibilità di esplorare i nostri pensieri, elaborare idee e stimolare la nostra immaginazione. L'attesa può essere un momento di silenzio e di connessione con noi stessi, permettendoci di esplorare nuove prospettive e di approfondire la nostra comprensione del mondo.

Riconnessione con il ritmo naturale

L'attesa ci ricollega al ritmo naturale delle cose. Nella società moderna, spesso siamo indotti a credere che tutto debba essere immediato e veloce. L'attesa ci ricorda che ci sono processi naturali che richiedono tempo e che la fretta può impedirci di cogliere appieno la bellezza e la complessità della vita.

In conclusione, l'attesa svolge ancora un ruolo importante nella società del "tempo reale". Nonostante la tecnologia ci abbia abituato all'istantaneità, l'attesa può offrire preziose opportunità di crescita personale, di riflessione, di connessione con il presente e di riconnessione con il ritmo naturale delle cose. Imparare a gestire l'attesa in modo consapevole e ad apprezzare il valore che essa porta con sé può arricchire la nostra vita e favorire una migliore comprensione di noi stessi e del mondo che ci circonda.

La correzione del professore

"Il tema chiede di riflettere sul tema dell’attesa, e lui l’ha svolto in maniera dignitosa, poco originale, e ripetitiva", sottolinea Banaudi. Non c'è un'analisi critica nel tema svolto da ChatGPT, elenca solo punto per punto gli aspetti positivi dei tempi dilatati, è un banale elogio dell'attesa. "Vede solo gli aspetti positivi, quindi affronta la tematica in modo piatto e soprattutto non va a fondo nelle cause". Come spiega il professore, in una traccia che è classificata come "riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo", non considerare cosa abbia innescato un fenomeno rende il tema monco in partenza. "Poteva collegarlo a un concetto di futuro incerto dei giovani, ma anche fare dei riferimenti alla cultura consumista che innesca dinamiche del tutto e subito. Ma manca poi soprattutto un discorso sui tratti esistenziali del problema, e su quali possono essere per esempio le conseguenze relazionali del non saper più attendere".

La complessità viene spazzata via da frasi come: "Nonostante la tecnologia ci abbia abituato all'istantaneità, l'attesa può offrire preziose opportunità di crescita personale". Il ritmo del discorso interrotto da ripetizioni ricorrenti, ChatGPT ha ribadito cinque volte il ruolo dell'attesa come strumento per lo sviluppo individuale. "Devo dire la riflessione è ben svolta, pulita, semplice e corretta, non ci sono errori di sintassi, e per questo una traccia simile letta poi dalla commissione viene valutata come sufficiente o discreta. Come dicevo ChatGPT potrebbe prendere un 11 o un 12, se i temi degli altri sono poi pieni di errori o scritti male, potrebbe addirittura ambire a un 15", spiega Banaudi.

"Nel tema ideale mi sarei aspettato riferimenti personali, un richiamo al tema dell'epistolario in contrasto con WhatsApp, per esempio attingendo alle esperienze dei nonni. Poi riferimenti culturali, letterali, un richiamo al concetto di attesa nell'antichità, o come immaginavamo prima, anche giocare in modo provocatorio con il tema. E quindi spiegare perché l'attesa potrebbe essere pericolosa, richiamando il racconto di Buzzati, Il deserto dei Tartari, dove il protagonista, Drogo, aspetta questi Tartari che non arrivano mai, si poteva costruire un'analisi critica al contrario. Insomma, si poteva fare in molti modi e molto meglio. Nel tema di ChatGPT manca di sicuro l'elemento umano".

Alberto Banaudi, professore di Lettere e Filosofia al Liceo Scientifico F. Vercelli di Asti
Alberto Banaudi, professore di Lettere e Filosofia al Liceo Scientifico F. Vercelli di Asti
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