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Uovo di epoca romana con 1.700 anni trovato intatto e pieno di liquido: “È unico al mondo”

Durante scavi archeologici in un sito inglese di epoca romana (risalente al III secolo d.C.) i ricercatori hanno rinvenuto un uovo intatto. Le analisi di laboratorio hanno fatto emergere che al suo interno c’è ancora del liquido, tuorlo e albume mescolati. Si tratta di una scoperta straordinaria. Come ha fatto a conservarsi in modo naturale.
A cura di Andrea Centini
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L'uovo di 1.700 anni. Credit: Oxford Archaeology
L'uovo di 1.700 anni. Credit: Oxford Archaeology

Nel 2019 l'organizzazione Oxford Archaeology annunciò il ritrovamento di un uovo intatto in un sito archeologico di epoca romana a Berryfields, poco distante dalla città di Aylesbury nel Buckinghamshire (Inghilterra sudorientale). L'età stimata per l'uovo, probabilmente di gallina, è di ben 1.700 anni. In realtà gli archeologi britannici individuarono quattro uova all'interno di una fossa piena d'acqua, tuttavia, a causa dell'estrema fragilità, soltanto uno sopravvisse integro durante le delicate operazioni di recupero, coordinate dal dottor Steve Leech. Gli altri andarono distrutti e produssero un forte odore solforoso, come spiegato dagli archeologi. A diversi anni di distanza dal suo ritrovamento, l'uovo “salvato” è stato sottoposto ad approfondite scansioni di laboratorio, grazie alle quali è stata fatta una scoperta sorprendente: l'uovo non solo è intatto, ma al suo interno contiene ancora del liquido. Molto probabilmente si tratta del tuorlo e dell'albume, ormai mescolati in un unico composto a causa del tempo trascorso.

Quello rinvenuto a Berryfields è l'uovo di un uccello più antico del mondo a essersi preservato in modo naturale in queste condizioni, integro e con del liquido all'interno. Sono note alcune uova mummificate più antiche, di epoca egizia, ma furono trattate dall'uomo. Secondo gli studiosi di Oxford Archaeology a permettere la conservazione naturale è stato il peculiare luogo in cui è stato recuperato, a ridosso della strada Akeman. La fossa piena d'acqua originariamente ospitava gli strumenti per la maltazione e la produzione della birra, ma attorno alla fine del III secolo dopo Cristo venne trasformata in una sorta di luogo di culto. Qui, infatti, gli antichi romani dell'insediamento britannico lasciavano le proprie offerte. La presenza di acqua ha garantito la sopravvivenza di scarpe di cuoio, cesti di legno e altri strumenti e oggetti, “che normalmente non sopravvivono in Gran Bretagna”, ha spiegato Oxford Archaeology. Grazie al peculiare microambiente anche le uova, probabilmente donate come offerta alle divinità, hanno potuto resistere per ben 1.700 anni, prima di essere individuate dal team del professor Edward Biddulph, supervisore dello scavo.

L'interno dell'uovo. Credit: Christopher Dunmore, Imaging Center for Life Sciences, University of Kent
L'interno dell'uovo. Credit: Christopher Dunmore, Imaging Center for Life Sciences, University of Kent

Dopo il recupero il prezioso reperto è stato conservato con cura fino a quando l'archeologa Dana Goodburn-Brown di DGB Conservation non lo ha portato all'Università del Kent per le analisi di rito. Attraverso la micro-TAC, in grado di generare immagini in tre dimensioni, i ricercatori hanno scoperto che l'uovo era pieno di liquido e presentava anche una bolla d'aria al suo interno. Una scoperta eccezionale che lo rende unico al mondo. "Siamo rimasti tutti stupiti nel sentire che l'uovo è ancora più raro di quanto pensassimo e, con il suo centro liquido intatto, è l'unico esemplare conosciuto di questo tipo al mondo!", hanno affermato i dottori Douglas Russell e Arianna Bernucci, che si occupano di uova e nidi di uccelli presso il Museo di Storia Naturale di Londra.

Vista la peculiarità delle condizioni che hanno permesso la conservazione dell'uovo, è difficile immaginare che possa essere trovato un altro reperto del genere. Essendo così prezioso i ricercatori intendono analizzarne il contenuto, per questo gli archeologi e i colleghi del museo londinese si stanno consultano per decidere come procedere. L'obiettivo è estrarre il liquido all'interno senza danneggiare il delicatissimo guscio, per condurre approfondite indagini di laboratorio. "Non vediamo l’ora di vedere cosa possiamo imparare da questo reperto incredibilmente prezioso", hanno chiosato gli esperti.

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