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Scienziati ingannati per decenni da un antico fossile scoperto in Italia: ecco cos’è davvero

Pensavano si trattasse di un fossile di lucertola unico nel suo genere per l’eccezionale stato di conservazione dei suoi tessuti molli ma una nuova analisi ha rivelato che quei tessuti sono un falso: l’inaspettata verità sul Tridentinosaurus antiquus.
A cura di Valeria Aiello
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Il Tridentinosaurus antiquus, il rettile fossile scoperto in Italia non è esattamente quello che sembra / Credit: Rossi V. et al. Paleontology 2023
Il Tridentinosaurus antiquus, il rettile fossile scoperto in Italia non è esattamente quello che sembra / Credit: Rossi V. et al. Paleontology 2023

Il Tridentinosaurus antiquus, uno dei più antichi rettili fossili mai ritrovati, considerato unico nel suo genere per l’eccezionale stato di conservazione dei suoi tessuti molli, non è esattamente ciò che i paleontologi pensavano che fosse. Scoperto nel 1931 sulle Alpi italiane, nei pressi della località Stramaiolo (Redebus) in Valle Piné (Trento), il fossile – risalente a 280 milioni di anni fa (prima dei dinosauri) – è stato a lungo ritenuto un esemplare che avrebbe potuto spiegare la diversità della fauna del Permiano inferiore. Negli oltre 90 anni trascorsi dal suo ritrovamento, i ricercatori non hanno però più trovato nulla di simile.

Ora sappiamo perché nessuno ha mai scoperto un altro fossile così eccezionalmente conservato. Una nuova, scrupolosa analisi, volta a determinare l’origine del fossile e verificare come i suoi tessuti molli fossero stati preservati, ha rivelato che quei tessuti non sono affatto antichi resti organici: il materiale nero, che gli scienziati pensavano che fosse pelle carbonizzata, è in realtà un pigmento scuro che somiglia molto al nero osseo trovato in alcuni dipinti storici.

Il fossile di lucertola che per decenni ha ingannato gli scienziati

Fin dal suo ritrovamento, il Tridentinosaurus antiquus è stato considerato una sorta di celebrità fossile per il rarissimo stato di conservazione dei suoi tessuti molli, che solitamente si decompongono prima che i processi di fossilizzazione possano scolpire l’impronta del corpo nella pietra. Tali resti avrebbero potuto fornire informazioni preziose su quell’antica lucertola, come il colore e la struttura della sua pelle, e persino indicarne anatomia e disposizione degli organi interni.

Il Tridentinosaurus antiquus fu ufficialmente descritto da Leonardi (1959) come un fossile eccezionalmente conservato che mostrava un contorno del corpo di colore scuro associato ad uno scheletro articolato – hanno ricordato gli studiosi dietro la nuova indagine – . La sua classificazione tassonomica e l’assegnazione prima agli Araeoscelidae (Leonardi 1959 ) e poi al gruppo polifiletico Protorosauria (Dalla Vecchia 1997 ) si sono tuttavia basate esclusivamente sulla morfologia grossolana del corpo, data dal visibile contorno corporeo di colore scuro […].T. antiquus non è mai stato analizzato nel dettaglio utilizzando moderne tecniche analitiche e la sua tafonomia e posizione filogenetica sono rimaste sconosciute”.

Per colmare queste lacune, un team di paleontologi, guidato dalla dottoressa Valentina Rossi della Scuola di Biologia, Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’University College Cork, in Irlanda, ha condotto una serie di analisi, i cui risultati hanno rivelato che “il materiale che forma il contorno del corpo non è un tessuto molle fossilizzato ma un pigmento, indicando che il contorno del corpo è un falso”. L’inaspettata verità sul Tridentinosaurus antiquus è stata dettagliata in un articolo appena pubblicato sulla rivista Paleontogy.

Tridentinosaurus antiquus . A, fotografia del campione, comprese le posizioni di campionamento, B, mappa della topografia della superficie del campione, con evidenziazione della topografia superficiale. C, fotografia UV che mostra la fluorescenza dell'intero campione, una caratteristica non riscontratata in altri fossili trovati nello stesso sito / Credit: Rossi V. et al. Paleontology 2023
Tridentinosaurus antiquus . A, fotografia del campione, comprese le posizioni di campionamento, B, mappa della topografia della superficie del campione, con evidenziazione della topografia superficiale. C, fotografia UV che mostra la fluorescenza dell'intero campione, una caratteristica non riscontratata in altri fossili trovati nello stesso sito / Credit: Rossi V. et al. Paleontology 2023

Uno o più strati di pittura sono stati applicati sul contorno del corpo, sulle strutture e sulle ossa del fossile” hanno precisato gli autori dello studio che, per quanto scossi dall’amara scoperta, hanno comunque rilevato che altre parti del fossile sono autentiche. In particolare, le ossa delle zampe posteriori, su cui è stata dipinta la finta pelle, sono risultate essere strutture originali.

“L’uso di moderne tecniche analitiche può aiutare a smascherare e quantificare l’entità della falsificazione, soprattutto nei fossili trovati storicamente con una conservazione alquanto enigmatica – hanno precisato gli studiosi – . I presunti tessuti molli di T. antiquus , uno dei più antichi rettili conosciuti delle Alpi, sono falsi e quindi questo esemplare non è un fossile eccezionalmente conservato. Nonostante ciò, le ossa lunghe scarsamente conservate degli arti posteriori sembrano essere autentiche e assomigliano alla qualità di conservazione delle ossa esposte degli pterosauromorfi del Triassico superiore”.

Ciò significa che i ricercatori potranno ora concentrare le loro indagini sul “vero” fossile e ottenere nuove informazioni sulla specie. “Fino ad allora – ha concluso il team – suggeriamo cautela nell’uso di T. antiquus negli studi filogenetici”.

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