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Una sostanza chimica che danneggia l’ozono non è vietata. Eppure sta minacciando il suo futuro

Lo dimostrano i risultati di una nuova ricerca canadese che ha rilevato emissioni di bromoformio (CHBr3) dovute all’attività umana significativamente superiori a quanto precedentemente ipotizzato.
A cura di Valeria Aiello
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Una sostanza chimica che danneggia lo strato di ozono è sfuggita alle strette maglie del Protocollo di Montreal, il trattato internazionale che ha gradualmente portato all’eliminazione graduale e globale di numerose sostanze che distruggono le molecole di ozono. Eppure, le quantità di questo composto legate all’attività umana sono una fonte significativa di inquinanti nella stratosfera. Lo dimostrano i risultati di un nuovo studio condotto dall’Università di Saskatchewan in Canada, che ha rilevato emissioni di bromoformio (CHBr3) di origine antropica significativamente superiori a quanto precedentemente ipotizzato.

Il bromoformio, che fa parte dei composti contenenti alogeni a vita breve, ha per lo più fonti naturali – è prodotto da fitoplancton e alghe – ed è proprio per questo non è stato regolamentato dal Protocollo di Montreal. È però anche un sottoprodotto derivante dall’uso industriale dell’acqua, come i processi di desalinizzazione e di raffreddamento delle centrali termoelettriche, il che amplia la gamma di fonti su cui noi umani abbiamo un certo controllo.

In effetti, prendendo in considerazione le fonti antropogeniche di questa sostanza chimica, i suoi livelli globali aumentano di quasi un terzo rispetto alle stime precedenti. Tale aumento ha conseguenze per lo strato di ozono, che necessita ancora di tutta la protezione possibile.

Il bromoformio (ChBr3) danneggia l'ozono

Quando il bromoformio si decompone, il bromo reattivo che viene liberato può influenzare in modo significativo l’esaurimento dell’ozono nella bassa stratosfera. “Il bromoformio (CHBr3) contribuisce alla riduzione dell’ozono stratosferico ma non è regolamentato dal Protocollo di Montreal a causa della sua breve durata e delle grandi fonti naturali – scrivono i ricercatori nel loro studio pubblicato su Geophysical Research Letters – . Qui, dimostriamo che le fonti antropogeniche contribuiscono in modo significativo alla quantità di CHBr3 trasportata nella stratosfera sopra le medie latitudini dell’emisfero settentrionale”.

Queste fonti antropogeniche si concentrano principalmente lungo le regioni costiere, attorno ai centri dell’industria e della produzione di energia, in Europa, Nord America, Asia orientale e meridionale. Secondo i ricercatori, queste fonti potrebbero aumentare fino al 70,5% le quantità di CHBr3 nell’emisfero settentrionale.

Simulazioni basate sulle emissioni per esaminare i livelli di bromoformio in tutto il mondo / Credit: Jia et al., Geophysical Research Letters 2023).
Simulazioni basate sulle emissioni per esaminare i livelli di bromoformio in tutto il mondo / Credit: Jia et al., Geophysical Research Letters 2023).

Per ottenere la nuova stima dei livelli di CHBr3, gli studiosi hanno combinato i dati esistenti sulle emissioni di bromoformio dovuto allo scarico delle acqua di zavorra delle navi, al raffreddamento delle centrali termoelettriche e agli impianti di desalinizzazione, formulando una serie di modelli di simulazione. “La maggior parte delle emissioni antropogeniche deriva dalle centrali elettriche (10,3% – 25,9% delle emissioni totali di CHBr3), mentre la desalinizzazione (1,8% – 2,1%) e l’acqua di zavorra delle navi (0,1% – 0,3%) forniscono solo piccoli contributi” spiegano i ricercatori .

Per verificare ulteriormente i loro modelli, i ricercatori hanno confrontato i loro risultati con le recenti misurazioni effettuate sul campo, trovando un “eccellente accordo” tra le osservazioni reali e i modelli. “Le emissioni di CHBr3 contribuiscono al carico di alogeni stratosferici e, quindi, all’esaurimento dell’ozono – precisano gli studiosi – . A livello globale, le emissioni antropiche nel nuovo inventario portano a un aumento del 10,1% e del 31,5% rispetto alle emissioni naturali rispettivamente per gli inventari delle emissioni antropiche basse e alte. Per l’emisfero settentrionale, dove si trova la maggior parte delle regioni industrializzate, le fonti antropogeniche di CHBr3 sono più significative, causando un aumento delle emissioni del 22,7% e del 70,5%”.

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