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Un robot simile a un serpente cercherà la vita all’interno delle lune ghiacciate

Svelato dalla NASA, si chiama EELS ed è stato progettato per esplorare l’oceano nascosto sotto la crosta ghiacciata di Encedalo.
A cura di Valeria Aiello
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Il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA ha svelato il suo nuovo gioiellino tecnologico: si chiama EELS, acronimo di Exobiology Extant Life Surveyor, ed è un robot semovente autonomo in grado di mappare, attraversare ed esplorare l’oceano nascosto sotto la crosta ghiacciata di Encedalo, la luna di Saturno, alla ricerca di segni di vita. Simile a un serpente, può raggiungere luoghi che nessuno ha mai visto prima, senza input umani in tempo reale.

Ciò significa che durante l’esplorazione, EELS può operare in modo autonomo. “Ha la capacità di andare dove nessun altro robot può andare – afferma Matthew Robinson del JPL, project manager di EELS – . Anche se alcuni sono bravi su un particolare tipo di terreno o altro, EELS è stato progettato per essere capace di fare tutto. Quando ti rechi in luoghi dove non sai cosa troverai, vuoi inviare un robot versatile, consapevole del rischio, preparato per l’incertezza e in grado di prendere decisioni da solo”.

Oltre a cercare forma di vita extraterrestre su Encedalo, EELS (o qualche sua derivazione) potrebbe un giorno esplorare regioni della Luna o di asteroidi che altri robot non riescono a raggiungere, andare alla ricerca di grotte e attraversare i ghiacciai della Terra. E forse salvare le persone bloccate nelle caverne, o almeno portare loro rifornimenti fino a quando altri umani non potranno arrivarci. Per adesso, EELS è in fase di test in ambienti sabbiosi, innevati e ghiacciati, dal Mars Yard del JPL, il paesaggio marziano simulato dove vengono provati i diversi prototipi robotici della NASA, a un "parco giochi robotico" creato in una stazione sciistica tra le montagne innevate della California meridionale, e persino in una pista di pattinaggio al coperto.

EELS, il robot serpente che cerca la vita all'interno delle lune ghiacciate

Nella sua forma attuale, soprannominata EELS 1.0, il robot pesa circa 100 chilogrammi, è lungo 4 metri ed è composto da 10 segmenti identici che ruotano, utilizzando filettature per propulsione, trazione e presa. La sua principale abilità consiste nel “pensare e muoversi” da solo, dunque di operare in modo autonomo. “Potrebbe scegliere un percorso sicuro attraverso un’ampia varietà di terreni sulla Terra, sulla Luna e molto oltre, tra cui sabbia e ghiaccio ondulati, pareti rocciose, crateri troppo ripidi per i rover, canali di lava sotterranei e spazi labirintici all’interno dei ghiacciai” precisano gli esperti del JPL.

Su Encedalo, potrebbe calarsi nelle strette fessure della superficie da cui fuoriescono i geyser che si pensa siano collegati direttamente all’oceano interno, percependo autonomamente l’ambiente circostante e calcolandone i rischi. “Se qualcosa va storto, l’obiettivo è che il robot si riprenda da solo, senza assistenza umana” precisa il team, che per ovviare al ritardo delle comunicazioni tra la Terra e lo spazio profondo – ci vogliono almeno 72 minuti affinché comandi che viaggiano alla velocità della luce arrivino dalla Terra ad Encelado – ha sviluppato un robot autonomo “per andare coraggiosamente dove nessun robot è mai arrivato prima” dice Hiro Ono, ricercatore principale di EELS.

Immagina un’auto che guida autonomamente, ma non ci sono segnali di stop, segnali stradali e nemmeno strade – afferma Rohan Thakker, responsabile dell’autonomia -. Il robot deve capire qual è la strada e provare a seguirla, affrontando pericoli e dislivelli senza cadere”.

EELS crea una mappa 3D del suo ambiente circostante utilizzando quattro coppie di telecamere stereoscopiche e sensori lidar, che sono simili al radar ma impiegano brevi impulsi laser invece delle onde radio. Con i dati di questi sensori, gli algoritmi di navigazione individuano il percorso più sicuro da seguire. “L’obiettivo è stato quello di creare una libreria di ‘andature’, o modi in cui il robot può muoversi in risposta alle sfide del terreno, dal vento laterale al rannicchiarsi su se stesso” spiega il team che, nella configurazione finale, prevede di utilizzare 48 attuatori, dei piccoli motori che conferiranno flessibilità al robot, consentendogli di assumere molteplici configurazioni.

Thakker paragona gli attuatori a 48 ruote sterzanti. “Molti di loro hanno un sensore di forza-coppia incorporato, che funziona come una specie di pelle in modo che EELS possa sentire quanta forza sta esercitando sul terreno. Ciò lo aiuta a muoversi verticalmente in stretti scivoli con superfici irregolari, configurandosi per spingere allo stesso tempo contro pareti opposte, proprio come fa uno scalatore”.

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