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Lanciata la missione JUICE dell’ESA: cercherà tracce di vita sulle lune ghiacciate di Giove

Alle 14:14 di oggi, venerdì 14 aprile, la missione JUICE dell’ESA è decollata alla volta del sistema di Giove. Arriverà nel 2031 e cercherà le prove di abitabilità delle lune ghiacciate Callisto, Ganimede ed Europa.
A cura di Andrea Centini
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La missione JUICE dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) verso le lune di Giove è ufficialmente partita. Dopo il rinvio del 14 aprile per il meteo avverso, il razzo lanciatore Ariane 5 di EADS SPACE Transportationm ha infatti eseguito il lift-off perfettamente in orario – le 14:14 ora italiana – dalla piattaforma di lancio del Centro spaziale guyanese sito a Kourou, nella Guyana francese. Il primo "contatto" radio con la sonda in volo è atteso per le 14:50 ora italiana, dopo la separazione dal secondo stadio del razzo (+26 minuti dopo il lancio) mentre il dispiegamento del solar array è previsto per le 14:54. L'obiettivo principale dell'affascinante missione europea, alla quale partecipano anche Stati Uniti, Israele e Giappone, è quello di trovare potenziali indizi della vita – o meglio, la capacità di ospitare la vita – su tre dei quattro satelliti galileiani (o medicei) di Giove, ovvero Europa, Callisto, e Ganimede.

L'attesa per i primi risultati scientifici sarà piuttosto lunga: la sonda JUICE (acronimo di JUpiter ICy moons Explorer) raggiungerà infatti il sistema del gigante gassoso Giove – a una distanza media di oltre 600 milioni di chilometri – soltanto nel 2031, dopo aver eseguito alcune spettacolari manovre di assistenza / fionda gravitazionale attorno alla Terra e al “Pianeta dell'Amore” Venere. Si tratta di una procedura consolidata per le sonde lanciate nel cuore del Sistema solare, dato che permette di risparmiare un significativo quantitativo di propellente (il cui peso rappresenta uno degli elementi più costosi dei lanci). Basti pensare che i dieci strumenti scientifici a bordo della sonda pesano appena 280 chilogrammi, mentre al lancio il veicolo spaziale ha una massa di circa 6 tonnellate, la maggior della quale è dovuta proprio al carburante, come spiegato su The Conversation dalla dottoressa Carole Larigauderie, Project Manager della parte francese della missione JUICE presso il Centro nazionale di studi spaziali (CNES).

Ma perché sono stati scelti i satelliti medicei di Giove per andare a caccia di prove della vita? La ragione è semplice: la presenza di grandi oceani d'acqua sotto le croste di Callisto, Ganimede ed Europa, tre lune ghiacciate. Furono rilevati la prima volta nel 1995 con la missione Galileo. Nel 2014 il Telescopio Spaziale Hubble ha identificato anche geyser di vapore acqueo su Europa, con possibile presenza di sali e carbonati, come specificato dalla dottoressa Larigauderie. Si tratta della luna più interessante dal punto di vista dell'abitabilità. L'acqua liquida; la presenza di carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto; e la stabilità dell'ambiente di queste lune sono comunque tutte caratteristiche favorevoli alla presenza della vita. Il maggior numero di indagini verrà fatto attorno a Ganimede. La ragione risiede nel fatto che questa luna presenta un campo magnetico, uno scudo contro le letali radiazioni solari e cosmiche potenzialmente in grado di proteggere la vita, esattamente come avviene sulla Terra. Juice raggiungerà l'orbita di Ganimede solo nel 2034, dopo aver compiuto diversi sorvoli su Callisto ed Europa.

Per compiere la sua missione la grande sonda – caratterizzata da pannelli solari su un'apertura alare di ben 28 metri – è dotata di 10 strumenti, tra spettrometri, magnetometri, radar, fotocamere e altro ancora. Tra i più importanti vi è il Moons and Jupiter Imaging Spectrometer (MAJIS), realizzato in collaborazione tra Italia e Francia. È progettato per determinare le composizioni fisico-chimiche delle superfici delle lune mentre le sorvola, ha spiegato la dottoressa Larigauderie.

Verranno condotte indagini cartografiche e geologiche, analisi delle masse e delle strutture interne e persino della debolissima atmosfera di Ganimede. Tra gli altri strumenti ricordiamo la fotocamera JANUS (che opera nel visibile e nell'infrarosso); il magnetometro J-MAG per studiare i campi magnetici; l'altimetro GALA; e gli spettrometri UVS ed SWI. Non resta che attendere l'arrivo nel sistema gioviano all'inizio del prossimo decennio. Tutte le informazioni raccolte aiuteranno gli esperti a capire se effettivamente queste lune possono essere ospitali per forme di vita aliene.

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