Un bambino è morto negli Stati Uniti per una rara complicazione del morbillo: si era ammalato anni prima

Un bambino in età scolare della contea di San Francisco è morto a causa di una rara complicazione del morbillo che si può manifestare anche anni dopo l'infezione, la panencefalite sclerosante subacuta. Si tratta di una condizione rara, che si rivela letale nella maggior parte dei casi. A dare la notizia è stato il Dipartimento di salute pubblica della contea di San Francisco, che nell'annunciare la morte del bambino, colpito dal morbillo nel primo anno di vita, quando era ancora troppo piccolo per essere vaccinato, ha ribadito l'importanza del vaccino e raccomandato ai residenti di "assicurarsi che tutti i membri delle loro famiglie siano protetti dal morbillo".
Una posizione netta che in questo periodo negli Stati Uniti non è affatto scontata: nonostante l'epidemia di morbillo in Texas e in più in generale l'allarmante aumento dei casi di morbillo negli Stati Unit, solo qualche settimana fa, il responsabile della sanità della Florida, Joseph Ladapo, ha detto di voler eliminare l'obbligo vaccinale per iscriversi a scuola. Non parliamo solo del vaccino contro le patologie MMR (morbillo, parotite e rosolia), ma anche di quelli contro la poliomielite, il tetano, la pertosse, la difterite e altre malattie che potrebbero causare condizioni gravi e nei casi peggiori potenzialmente letali.
Il caso a San Francisco
Anche se non sono stati diffusi molti dettagli sul caso, sappiamo che – in base a quanto spiega la contea di San Francisco – il bambino si era ammalato nel suo primo anno di vita, prima cioè del periodo in cui è raccomandata la prima dose di vaccino, che negli Stati Uniti si esegue tra i 12 e i 15 mesi. Pur avendo contratto il morbillo, per cui non esiste una cura specifica, il bambino si era ripreso fino a quando, anni dopo l'infezione, ha sviluppato la panencefalite sclerosante subacuta (SSPE), una grave complicanza neurologica che può manifestarsi a distanza di tempo dall'episodio di morbillo.
Che cos'è la panencefalite sclerosante subacuta
Come spiega il Manuale Msd, un'autorevole fonte di informazione medica, la panencefalite sclerosante subacuta è una patologia cerebrale progressiva, in genere fatale, che si manifesta mesi o anni dopo un episodio di morbillo. Viene classificata come un'infezione persistente del virus del morbillo che rimane attivo nel tessuto cerebrale del paziente. L'esordio si verifica in genere prima dei 20 anni.
In un primo momento si manifesta infatti con sintomi poco riconoscibili, come disturbi della memoria, accessi di rabbia, distrazione, problemi a scuola e insonnia. Questi sintomi iniziali tendono poi a peggiorare con la comparsa di allucinazioni, disturbi del linguaggio o del movimento, fino a deterioramento cognitivo, contrazioni muscolari involontarie e convulsioni.
Non esiste una cura, se non la terapia di supporto per controllare i sintomi. "La malattia – spiega il Manuale Msd – è quasi sempre fatale nell'arco di 1-3 anni (spesso un quadro di polmonite è l'evento terminale), sebbene alcuni pazienti presentino un decorso più protratto".
Il ruolo fondamentale del vaccino
In realtà la panencefalite sclerosante subacuta è considerata estremamente rara nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti dove le campagne vaccinali hanno ridotto in modo significativo l'incidenza del morbillo. Storicamente infatti i dati mostrano che questa grave malattia si è manifestata in circa 7-300 casi su un milione nelle persone che avevano contratto il morbillo naturale (ovvero non erano state vaccinate).
Nei soggetti vaccinati, invece, si è registrato circa un caso ogni milione, ma tutti i casi in persone vaccinate sono stati attribuiti a un'infezione da morbillo verificatasi prima della vaccinazione, ma non diagnosticata. Il rischio di sviluppare una panencefalite sclerosante subacuta è inoltre più alto nelle persone che contraggono il morbillo prima dei due anni di vita.
Le autorità sanitarie di San Francisco raccomandano a tutti di sottoporsi al vaccino soprattutto per proteggere i soggetti più vulnerabili, come i neonati, le donne incinte o le persone con sistema immunitario indebolito: "I neonati di età inferiore ai sei mesi – spiegano – sono troppo giovani per essere vaccinati e si affidano agli anticorpi materni e all'immunità della comunità per ridurre il rischio di esposizione".
Negli Stati Uniti, il calo delle vaccinazioni, alimentato dal clima di sfiducia post-pandemia, ha causato una ripresa della circolazione del virus con focolai importanti soprattutto in Texas e New Mexico. Oltre a 1.200 casi registrati da inizio anno in tutti gli Stati Uniti, si sono verificati anche tre morti e 162 persone sono state ricoverate. Secondo le ultime rilevazioni dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) i casi di infezione non erano mai stati così tanti dal 1992. Anche in Europa preoccupa l'aumento dei casi di morbillo: per questo è fondamentale – ha ribadito per l'Italia l'Istituto Superiore di Sanità – garantire la copertura vaccinale del 95%, l'obiettivo raccomandato dall'Oms per limitare la circolare del virus.