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Rischio di linfoma molto basso per le donne con protesi mammarie impiantate dopo la mastectomia

Il rischio di sviluppare un linfoma ALCL dopo un intervento ricostruttivo del seno post mastectomia è molto basso: calcolati solo 12 casi per milione di impianti.
A cura di Andrea Centini
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Il rischio di sviluppare un linfoma anaplastico a grandi cellule (ALCL) a seguito dell'impianto di una protesi mammaria ricostruttiva è estremamente basso. L'incidenza calcolata da un nuovo studio, infatti, è di soli 12 casi per milione di interventi. Si tratta di un'ottima notizia per le numerosissime donne che, a causa di una mastectomia resasi necessaria per lo sviluppo di un cancro al seno, si sottopongono a questa importante operazione, in grado di migliorare sensibilmente la qualità della vita delle pazienti oncologiche. L'aumento dell'incidenza dell'ALCL rilevato dagli ultimi studi, associato all'incremento degli interventi, secondo gli autori dello ricerca non dovrebbe dunque essere motivo di preoccupazione per coloro che decidono di sottoporsi alla ricostruzione.

A dimostrare che il rischio di linfoma anaplastico a grandi cellule è molto basso nelle donne che si fanno impiantare una protesi mammaria è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati del Dipartimento di Radioterapia Oncologica del Vagelos College of Physicians and Surgeons dell'Università Columbia di New York, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Herbert Irving Comprehensive Cancer Center, della Divisione di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva e del Dipartimento di Epidemiologia dell'ateneo. Gli scienziati, coordinati dal professor Connor J. Kinslow, esperto in radioterapia oncologica, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto un'indagine retrospettiva sui dati di decine di migliaia di donne che, tra il 2000 e il 2018, hanno ricevuto una diagnosi di cancro al seno e si sono sottoposte a un intervento di mastectomia mirata. In tutto sono stati analizzati i casi di 56.784 donne inclusi nel database Surveillance, Epidemiology, and End Results (SEER) 17, delle quali il 7 percento asiatiche o delle isole del Pacifico; l'8 percento nere; e l'84 percento bianche.

Il professor Kinslow e colleghi durante il periodo di follow-up medio di 81 mesi hanno rilevato solo 5 casi di linfoma su un totale di 421.223 anni-persona. Ciò si traduce in un incremento significativo dell'incidenza rispetto al rischio per la popolazione generale (11,9 casi contro 0,3 casi per milione di persone), tuttavia in termini assoluti il rischio è considerato bassissimo. “Il rischio di sviluppare ALCL è in realtà molto inferiore al rischio di subire una ricaduta del cancro al seno”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Kinslow. “Sulla base dei nostri risultati, non crediamo che le donne debbano essere dissuase dall'ottenere una ricostruzione mammaria basata su impianto dopo la mastectomia esclusivamente a causa del rischio di ALCL”, ha aggiunto l'esperto.

Gli scienziati sottolineano che molte donne sono comprensibilmente nervose per il rischio di sviluppare un secondo cancro mentre si prova a porre rimedio ai danni del primo, ma i dati suggeriscono che non dovrebbero essere scoraggiate dall'intervento ricostruttivo, qualora lo desiderassero. "Per molte donne, la ricostruzione del seno dopo la mastectomia è estremamente importante per la qualità della vita, e le donne dovrebbero sentirsi a proprio agio nel procedere con gli impianti, senza aumentare i carichi psicologici che derivano da una diagnosi di cancro al seno", ha concluso il professor Kinslow. I dettagli della ricerca “Risk of Anaplastic Large Cell Lymphoma Following Postmastectomy Implant Reconstruction in Women With Breast Cancer and Ductal Carcinoma in Situ” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica JAMA Network Open.

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