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Perché la legalizzazione della cannabis è un duro colpo per Big Farma

La vendita della cannabis per uso medico e ricreativo determina una netta contrazione degli acquisti di farmaci convenzionali, provocando una drastica riduzione dei guadagni delle società farmaceutiche quotate in Borsa.
A cura di Valeria Aiello
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Nei Paesi che introducono la legalizzazione della cannabis per uso medico e ricreativo, le vendite di farmaci convenzionali subiscono una netta contrazione, provocando un drastico calo dei guadagni della società farmaceutiche quotate in borsa. Lo rileva un nuovo studio pubblicato sulla rivista Plos One dai ricercatori della California Polytechnic State University e dell’Università del New Mexico che hanno stimato le ripercussioni della leggi sulla cannabis sul valore azionario dei principali produttori di medicinali.

Lo studio, guidato da Ziemowit Bednarek del Dipartimento di finanza della California Polytechnic State University, e Sarah Stith del Dipartimento di economia dell’Università del New Mexico, ha calcolato perdite dell’1,5-2% nei rendimenti del mercato azionario dopo soli dieci giorni dall’entrata in vigore delle leggi di legalizzazione della cannabis, dovuti al danno economico derivante dalle stime di mancata vendita annuale di farmaci convenzionali nell’ordine di miliardi. In precedenza, altri studi hanno rilevato che l’accesso alla cannabis riduce il consumo di specifici medicinali, come gli oppioidi, e contiene la domanda di farmaci in specifici gruppi di pazienti, ma questa nuova analisi è la prima a valutare l’effetto complessivo della legalizzazione sulle case farmaceutiche relativamente a tutti i prodotti e tipi di pazienti.

Secondo gli studiosi, tali effetti sono determinati dalle ampie possibilità di trattamento offerte dalla cannabis che, a differenza dei farmaci convenzionali, progettati e approvati per specifici disturbi, può essere utilizzata per trattare una vasta gamma di condizioni, inclusi sintomi come il mal di testa e gli spasmi muscolari, nonché problemi come depressione e ansia.

Il nuovo studio evidenzia inoltre come la cannabis legalizzata agisca da nuovo concorrente nel mercato dei medicinali, provocando una contrazione di quasi l’11% nelle vendite di farmaci convenzionali.

Il futuro della cannabis– spiega Stith – sta nella comprensione della prevalenza e degli effetti dei componenti delle piante, oltre al THC e il CBD. Pertanto, la sua variabilità inerente agli effetti specifici, che sta probabilmente determinando la sua capacità di trattare così tante condizioni, può portare a più del doppio degli impatti economici con la legalizzazione per uso ricreativo, presumibilmente perché la popolazione è molto più ampia rispetto a quella ha accesso alla cannabis medica, generalmente limitata a persone con condizioni gravi e debilitanti”.

Anziché fare pressioni contro la cannabis, concludono gli autori dello studio, i produttori farmaceutici convenzionali potrebbero trarre vantaggio dall’investire nel mercato dei cannabinoidi, mentre la politica normativa dovrebbe facilitare ulteriori ricerche sui rischi e sui benefici degli usi medici e ricreativi. “L’entità dell’effetto negativo della legalizzazione della cannabis sui rendimenti del mercato azionario derivante dall’investimento in aziende farmaceutiche convenzionalsuggerisce che è probabile che la cannabis sia un attore permanente e in crescita nei mercati di tutto il mondo”.

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