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Perché la centrale nucleare di Chernobyl senza elettricità può rilasciare sostanze radioattive

L’interruzione dell’alimentazione elettrica ai sistemi di raffreddamento del combustibile esaurito potrebbe causare l’aumento della temperatura delle piscine di stoccaggio, con la formazione di vapore e rilascio di sostanze radioattive nell’atmosfera.
A cura di Valeria Aiello
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Gli impianti della centrale nucleare di Chernobyl, attualmente controllato da Mosca, sono stati scollegati dalla rete elettrica, con il pericolo di rilascio di sostanze radioattive nell’atmosfera. L’interruzione dell’alimentazione elettrica è stata confermata dall’operatore energetico ucraino Energoatom, che non ha specificato come ciò sia accaduto o cosa stiano facendo le forze russe per risolvere il problema, dal momento che l’interruzione dell’alimentazione elettrica può fermare i sistemi di raffreddamento del combustibile esaurito, con il potenziale rilascio di particelle radioattive. Uno sviluppo profondamente inquietante, in quanto le scorie radioattive stoccate nella zona di esclusione richiedono un raffreddamento costante che i sistemi di emergenza potrebbero non garantire.

Come si spiega in un comunicato, “il blackout di tutti gli impianti nucleari nella zona di esclusione è associato a danni alla linea elettrica dell’impianto che ha portato anche a un blackout nella città di Slavutych. Il combustibile esaurito ha bisogno di un raffreddamento costante, possibile solo se c’è elettricità. Se questa non è disponibile – spiega Energoatom – la temperatura nelle piscine di raffreddamento aumenterà, si verificherà la formazione di vapore e il rilascio di sostanze radioattive nell’ambiente”.

La nube radioattiva che potrebbe derivare, tossica e cancerogena se inalata, verrebbe trasportata dal vento in altre regioni dell’Ucraina, della Bielorussia, della Russia, indica la società che si occupa della gestione delle quattro centrali nucleari attive nel Paese. “Senza energia elettrica alla centrale di Chernobyl non ci può essere un adeguato controllo a distanza dell’impianto e si rischia il rilascio di sostanze radioattive”.

Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), la perdita di potenza alla centrale nucleare di Chernobyl non avrebbe invece alcun impatto critico sulla sicurezza e “il carico termico della piscina di stoccaggio del combustibile esaurito e il volume dell’acqua di raffreddamento sono sufficienti per un’efficace dissipazione del calore senza necessità di alimentazione elettrica”. Tuttavia, al momento, i livelli di radiazioni nell’area del sito nucleare non sono noti, poiché anche la rete di sensori delle stazioni di monitoraggio della zona è stata interrotta dopo che la centrale è finita sotto il controllo delle forze di Mosca.

La minaccia ambientale e il potenziale rilascio di radionuclidi nell’ambiente tornano comunque a preoccupare a distanza di trentacinque anni dalla tragedia nucleare del 1986, con conseguenze che sarebbero direttamente proporzionali al livello di esposizione. “Prevedere gli effetti delle ricadute radioattive sulle persone è difficile, ma le conseguenze dell’esposizione cronica anche a livelli relativamente bassi di radionuclidi sono state ben documentate per flora e fauna, collegate a un’ampia varietà di impatti sulla salute degli animali selvatici, comprese mutazioni genetiche, tumori, cataratta oculare, sterilità e deterioramento neurologico, insieme a riduzioni delle dimensioni delle popolazioni e della biodiversità nelle aree ad alta contaminazione”  ha spiegato Timothy Mousseau del Dipartimento di Scienze Biologiche del College of Arts & Sciences dell’Università della Carolina del Sud.

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