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Perché bombardare i siti delle centrali nucleari è un pericolo per persone e ambiente

Crescono i timori per la sicurezza delle centrali nucleari in Ucraina, non solo perché non concepite per resistere a un attacco militare. C’è anche il rischio che vengano danneggiati i depositi di scorie radioattive, con ricadute potenzialmente peggiori rispetto alla catastrofe di Chernobyl.
A cura di Valeria Aiello
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L’attacco russo di questa notte al sito della centrale di Zaporizhzhia, nel Sud-Est dell’Ucraina, fa crescere i timori per quanto riguarda la sicurezza degli impianti nucleari nel Paese. Il rischio di una “seconda Chernobyl” in uno dei siti ucraini dove i reattori nucleari sono attualmente attivi è una minaccia che non può essere esclusa, non solo perché queste centrali non sono concepite per resistere a un attacco militare ma anche perché, se le operazioni dovessero danneggiare i depositi che contengono le scorie nucleari, nell’atmosfera potrebbero essere rilasciate quantità sostanzialmente maggiori di materiale radioattivo rispetto alla catastrofe del 1986, causando un disastro ambientale di proporzioni globali.

Le centrali nucleari possono esplodere?

Al momento, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha spiegato che nessun reattore della centrale nucleare di Zaporizhzhia è stato coinvolto o colpito dai violenti bombardamenti di questa notte ma, in uno scenario di guerra, il pericolo di un’esplosione o il potenziale rilascio di particelle radioattive non si riduce al solo attacco diretto ai reattori. Anche l’interruzione dell’alimentazione elettrica, che consente il funzionamento dei sistemi di raffreddamento, può ad esempio causare la perdita di controllo dei reattori, come accaduto nel disastro nucleare di Fukushima dopo lo tsunami.

D’altra parte, l’intensificarsi delle attività militari nei territori che ospitano le centrali nucleari, indirettamente facilitato dalla protezione dagli attacchi aerei di cui godono i siti dei reattori, rischia di minare la sicurezza degli impianti di confinamento delle scorie radioattive, con danni che sarebbero catastrofici per le persone e per l’ambiente.

Un altro pericolo, in siti come quello di Chernobyl, tra i più radioattivamente avvelenati del pianeta, è rappresentato dagli stessi territori che circondano l’impianto e che appartengono alla cosiddetta zona di esclusione, messa in atto dopo l’esplosione per contenere i contaminanti radioattivi e isolare l’area dall’attività umana. In questa zona, anche gli incendi o il semplice movimento di uomini e mezzi possono avere impatto sul livello di radiazioni, come già osservato nelle immediate vicinanze dell’impianto nucleare, dove sono stati registrati aumenti fino a venti volte i livelli di fondo tipici dell’area in seguito all’azione militare russa dello scorso 24 febbraio.

L’intera entità delle radiazioni dovute ai movimenti delle truppe non è chiara – ha spiegato a The Conversation il professor Timothy Mousseau del Dipartimento di Scienze Biologiche del College of Arts & Sciences dell’Università della Carolina del Sud  – . La rete di sensori delle stazioni di monitoraggio delle radiazioni nella zona di Chernobyl ha interrotto bruscamente i rapporti all’inizio del 25 febbraio e non è stata riavviata fino al 1 marzo 2022”.

Quali rischi radioattivi a Chernobyl

Trentacinque anni dopo la tragedia nucleare, la minaccia ambientale e il potenziale rilascio di radionuclidi, tra cui cesio-137, stronzio-90, diversi isotopi di plutonio e uranio e americio-241, come conseguenza della polvere sollevata dai veicoli (e non dal danneggiamento delle strutture di contenimento, escluso dalle autorità russe), non sono probabilmente motivo di preoccupazione a lungo termine, in quanto la polvere si depositerà nuovamente dopo che le truppe saranno passate. “Ma i soldati russi, così come gli operatori ucraini delle centrali elettriche che sono stati tenuti in ostaggio, hanno indubbiamente inalato parte della polvere sollevata – ha aggiunto Mousseau – . I radionuclidi presenti nel suolo della zona di esclusione, anche a livelli molto bassi, sono tutti tossici, cancerogeni o entrambe le cose se inalati”.

Il "sarcofago" che protegge il reattore nucleare n. 4 di Chernobyl
Il "sarcofago" che protegge il reattore nucleare n. 4 di Chernobyl

Questo perché non esiste un livello “sicuro” quanto si parla di radiazioni ionizzanti. “I pericoli per la vita sono direttamente proporzionali al livello di esposizione – ha precisato l’esperto – . Prevedere gli effetti delle ricadute radioattive sulle persone è difficile, ma le conseguenze dell’esposizione cronica anche a livelli relativamente bassi di radionuclidi sono state ben documentate per flora e fauna, collegate a un’ampia varietà di impatti sulla salute degli animali selvatici, comprese mutazioni genetiche, tumori, cataratta oculare, sterilità e deterioramento neurologico, insieme a riduzioni delle dimensioni delle popolazioni e della biodiversità nelle aree ad alta contaminazione”.

I rischi della centrale nucleare di Zaporizhzhia

Come detto, il bombardamento di questa notte al sito della centrale nucleare di Zaporizhzhia non ha colpito apparecchiature “essenziali” al funzionamento dei reattori, né sono stati segnalati cambiamenti nel livello di radiazioni nell’area. L’impianto, ora nelle mani di Mosca, è una centrale strategica per la produzione di energia elettrica in Ucraina, nonché la più grande d’Europa.

Costruito dall’ex Unione Sovietica vicino alla città di Enerhodar, sulla sponda meridionale del bacino idrico di Kakhovka sul fiume Dnepr, dispone di sei reattori nucleari, di cui i primi cinque messi in funzione tra il 1985 e il 1989, e il sesto aggiunto nel 1995. I bombardamenti hanno interessato il settore della prima unità dell’impianto, il cui reattore – secondo quanto dichiarato dal portavoce della centrale Andreiy Tuz alla tv ucraina – non è al momento in funzione, sebbene contenga materiale radioattivo.

Due torri di raffreddamento a sinistra (una in gran parte oscurata dall'altra) e le sei unità della centrale nucleare di Zaporizhzhia / Wikipedia
Due torri di raffreddamento a sinistra (una in gran parte oscurata dall'altra) e le sei unità della centrale nucleare di Zaporizhzhia / Wikipedia

Le bombe hanno però colpito un edificio amministrativo dello stabilimento e un laboratorio di ricerca, per cui la situazione, in termini di rischio radioattivo, al momento non desta particolare preoccupazione, mentre l’incendio successivamente divampato nel sito ha riguardato solo il perimetro esterno alla centrale. L’AIEA ha comunque messo il suo Centro per gli incidenti e le emergenze in piena modalità di risposta e continuerà monitorare gli sviluppi del conflitto, rimanendo in costante contatto con l’Ucraina.

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