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Ora sappiamo quando l’uomo ha bevuto il primo sorso di vino

Grazie al sequenziamento del DNA di 3.500 varietà di viti (selvatiche e cultivar) un team di ricerca internazionale guidato da scienziati cinesi ha determinato che la coltivazione della vite da vino iniziò 11mila anni fa.
A cura di Andrea Centini
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Gli esseri umani bevono il vino da migliaia di anni, come dimostra la documentazione archeologica, ma quando l'Homo sapiens ha effettivamente iniziato a coltivare l'uva per ottenere l'amatissima bevanda? Fino ad oggi si riteneva che la pratica fosse sorta prima della nascita dell'agricoltura – in base alle teorie più accreditate affonderebbe le radici attorno a 10mila fa –, tuttavia non si avevano certezze. Grazie a un'approfondita indagine genetica gli scienziati hanno ora determinato che la domesticazione della vite selvatica (Vitis sylvestris) per ottenere la vite da vino (Vitis vinifera) e uva da tavola è iniziata 11mila anni fa, in due eventi indipendenti verificatisi in aree geografiche distinte: l'Asia occidentale e il Caucaso.

A datare l'origine della coltivazione della vite da vino è stato un copioso team di ricerca internazionale guidato da scienziati cinesi dell'Università di Agraria dello Yunnan e dell'Istituto di Botanica dell'Accademia Cinese delle Scienze di Pechino, che hanno collaborato a stretto contatto con colleghi di tutto il mondo. Fra essi anche gli italiani Francesco Sunsieri dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria; Francesco Mercati dell'Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Palermo; Fabrizio Grassi del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell'Università di Milano-Bicocca; e Roberto Bacilieri dell'Università di Montpellier (Francia).

Gli scienziati coordinati dal professor Wei Chen sono giunti alle loro conclusioni dopo aver sequenziato il DNA di oltre 3.500 viti cultivar e viti selvatiche provenienti da tutto il mondo, grazie al quale è stato possibile risalire a processi di domesticazione simultanei che hanno dato vita alle diverse varietà di uva, da vino e da tavola. Alcuni nostri antenati hanno privilegiato i colori delle bacche, altri l'appetibilità o l'ermafroditismo, fino a ottenere la moltitudine di varietà moderne. Attraverso l'approfondita indagine genetica, che ha coinvolto anche diverse varietà mai sequenziate prima (in particolar modo dall'Armenia), gli scienziati sono saliti a ritroso nella storia di queste piante, determinando l'inizio della domesticazione nel 9.000 avanti Cristo.

Come indicato, ciò è avvenuto in due aree geografiche diverse. Una delle ragioni risiede nel fatto che il clima particolarmente rigido del Pleistocene separò gli ecotipi di uva selvatica "a causa della continua frammentazione dell'habitat", hanno spiegato gli scienziati nell'abstract dello studio. Le varietà domesticate in Asia occidentale giunsero poi in Europa grazie ai primi agricoltori e continuarono a diffondersi e differenziarsi attraverso i processi di migrazione, regalandoci la significativa varietà di vini e uva da tavola presente ai giorni nostri. Quelli prodotti in Italia, fra l'altro, sono tra i più apprezzati a livello mondiale e fiore all'occhiello del made in Italy. I dettagli della ricerca “Dual domestications and origin of traits in grapevine evolution” sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Science, che ha dedicato all'affascinante studio anche l'ultima copertina.

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