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Lo scienziato cinese che ha fatto nascere i bambini geneticamente modificati torna a lavorare sul genoma umano

He Jiankui, lo scienziato cinese finito in carcere per aver creato i primi bambini geneticamente modificati, ha ripreso la ricerca sull’editing del genoma umano: “Utilizzeremo embrioni umani scartati e rispetteremo le regole nazionali e internazionali”.
A cura di Valeria Aiello
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Lo scienziato cinese He Jiankui, finito in carcere per aver creato i primi bambini geneticamente modificati / Credit: Wikipedia
Lo scienziato cinese He Jiankui, finito in carcere per aver creato i primi bambini geneticamente modificati / Credit: Wikipedia

He Jiankui, lo scienziato cinese finito in carcere per aver creato i primi bambini geneticamente modificati, è tornato a lavorare sull’editing del genoma umano. Scontati tre anni di reclusione per “pratiche mediche illegali”, He ha spiegato di aver ripreso le sue ricerche “nel rispetto delle regole nazionali e internazionali”, dicendo che non ha alcuna intenzione di far nascere altri bambini con i geni modificati.

Il suo lavoro, ha affermato in un’intervista al quotidiano giapponese Mainichi Shimbun, ora è volto alla cura di malattie genetiche rare, come la distrofia muscolare di Duchenne e alcune forme familiari di Alzheimer. “Useremo embrioni umani scartati” ha precisato He che, parlando dello scandalo che lo ha visto coinvolto, si è detto rammaricato per quanto accaduto, rifiutandosi tuttavia di spiegare chiaramente perché abbia portato avanti una ricerca in violazione delle norme nazionali e internazionali.

Per quanto riguarda i bambini con il genoma modificato, le due gemelle, Lulu e Nana, che ora hanno almeno 5 anni e vanno entrambe l’asilo, e un’altra bambina, nata nel 2019, He ha affermato che “sono perfettamente sane e non hanno problemi di crescita”, aggiungendo come i risultati delle analisi delle intere sequenze genetiche (delle bambine, ndr) mostrino che “non ci sono state altre modifiche ai geni, se non quelle l’obiettivo medico”, il che fornirebbe la prova che la sua procedura di editing del genoma era sicura. “Sono orgoglioso – ha precisato He – di aver aiutato le famiglie che volevano bambini sani”.

Perché lo scienziato cinese He Jiankui ha creato bambini geneticamente modificati

A partire dal 2016, secondo quanto riportato dai media cinesi, He Jiankui avrebbe modificato geneticamente alcuni embrioni umani durante il processo di fecondazione in vitro a cui avevano fatto ricorso otto coppie, delle quali solo gli uomini avevano l’HIV. La modifica, apportata a un gene, chiamato CCR5, avrebbe mirato a un percorso utilizzato dal virus per entrare nelle cellule, in modo da conferire l’immunità all’HIV.

Da tale procedura, nota come editing genetico Crispr-Cas9, sono nati tre bambini con il genoma modificato: le due gemelle, conosciute come Lulu e Nana, nate nell’ottobre 2018, e una terza bambina, nata nel 2019.

Quando, nel novembre 2018, in una conferenza internazionale a Hong Kong, He Jiankui annunciò di aver modificato due embrioni prima che fossero collocati nel grembo materno, l’applicazione della procedura venne ampiamente criticata, sia per i rischi che avrebbe potuto implicare, sia perché eticamente controversa e ingiustificata dal punto di vista medico, oltre ad essere vietata in Cina, dove nel 2019 le autorità lo hanno condannato a tre anni di carcere.

Scontata la pena e tornato in libertà nell’aprile 2022, He ha aperto tre laboratori in Cina, di cui uno a Pechino e uno a Wuhan, riprendendo a lavorare su terapie geniche per malattie rare. Subito dopo il rilascio dal carcere, aveva spiegato di non vedere lo scandalo come un limite insormontabile rispetto ai nuovi studi clinici.

Secondo la legge cinese, quando una persona ha scontato una [sentenza] detentiva, ricomincia con pieni diritti” aveva detto al Guardian, sottolienando di aver agito “troppo in fretta” nel portare avanti la procedura. Nella nuova intervista rilasciata al Mainichi Shimbun, ha affermato che la società “alla fine accetterà” l’editing genetico degli embrioni umani nel tentativo di trovare cure per le malattie genetiche.

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