Le uova abbassano il colesterolo cattivo, lo conferma un altro studio: “Riconsiderare la reputazione”

Le uova possono abbassare i livelli di colesterolo cattivo (LDL) e, contestualmente, ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, che rappresentano la principale causa di morte a livello mondiale, ma in particolar modo nei Paesi industrializzati. Potrebbe sembrare un'affermazione assurda, alla luce delle credenze popolari e dei consigli alimentari dati fino a qualche tempo fa anche da medici e professionisti della nutrizione. Ma negli ultimi anni sempre più studi stanno rivalutando l'impatto sulle lipoproteine a bassa densità, il sopracitato colesterolo cattivo, che dal fegato viene trasferito a organi e tessuti tramite il flusso sanguigno.
Quando i livelli nel sangue sono alti, generalmente considerati tali oltre 240 mg/dL, il colesterolo si può accumulare sulle pareti dei vasi dando vita alle pericolose placche aterosclerotiche, che sono tra i principali catalizzatori delle malattie cardiovascolari, come l'infarto del miocardio. Poiché le uova contengono livelli elevati di colesterolo, sono state praticamente sempre “demonizzate” e rigidamente limitate – se non proibite – nei modelli alimentari. Ma come indicato, la letteratura scientifica più recente indica una storia completamente diversa; le uova, infatti, non rappresentano un pericolo per i livelli di colesterolo cattivo, anzi, in una dieta equilibrata possono addirittura contribuire ad abbassarlo, riducendo il rischio delle sopracitate, gravi malattie.
È quanto emerso da un nuovo studio pubblicato sul The American Journal of Clinical Nutrition e condotto da un team di ricerca australiano guidato da scienziati dell'Università dell'Australia Meridionale di Adelaide (UniSA), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Facoltà di Salute e Scienze Biomediche dell'Università RMIT University di Melbourne e della Facoltà di Scienze Biomediche e Farmacia dell'Università di Newcastle. I ricercatori, coordinati dal professor Jonathan D. Buckley della Alliance for Research in Exercise, Nutrition and Activity – Allied Health & Human Performance dell'UniSA, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver coinvolto decine di persone di tutto il mondo in uno studio ad hoc randomizzato e controllato. I 61 partecipanti – in verità non molti – avevano un'età media di 39 anni, un indice di massa corporeo (BMI) di 25,8 kg/m2 e livelli di colesterolo all'inizio dello studio pari a 135,3 μg/dL, quindi buono.
Il professor Buckley e colleghi hanno suddiviso i volontari in tre gruppi, ciascuno con il proprio modello alimentare da seguire: l'EGG ricco di colesterolo (600 mg al giorno) e povero di grassi saturi (6 percento), con due uova al giorno; l'EGG-FREE, cioè senza uova, ricco di grassi saturi (12 percento) ma povero di colesterolo (300 milligrammi al giorno); e il CON, la dieta di controllo, con un solo uovo a settimana e ricco sia di grassi saturi (12 percento) che di colesterolo (600 milligrammi al giorno). Dei 61 partecipanti, in 48 sono riusciti ad attenersi rigorosamente alle prescrizioni dei ricercatori per un periodo di cinque settimane, al termine del quale sono state effettuate le analisi per verificare le variazioni del colesterolo cattivo (ricordiamo che anche quello definito "buono" è tutto fuorché tale, secondo recenti ricerche).

Ebbene, la dieta con due uova al giorno (EGG), ha ridotto il colesterolo cattivo rispetto alla dieta di controllo ma non a quella senza uova, inoltre in tutti i casi l'abbondanza di grassi saturi ha determinato un incremento delle lipoproteine a bassa densità. In pratica, è stato dimostrato che sono i grassi saturi a far aumentare i livelli di colesterolo cattivo, non le uova, anche se sono ricche di colesterolo. Anzi, le uova, nel contesto di una dieta povera di grassi saturi, hanno anche favorito l'abbassamento del colesterolo LDL. “Le uova sono state a lungo ingiustamente danneggiate da consigli alimentari obsoleti. Sono uniche: ricche di colesterolo, certo, ma povere di grassi saturi. Eppure è proprio il loro livello di colesterolo che ha spesso portato le persone a mettere in discussione il loro ruolo in una dieta sana”, ha affermato il professor Buckley in un comunicato stampa.
“In questo studio abbiamo separato gli effetti del colesterolo e dei grassi saturi, scoprendo che un alto contenuto di colesterolo alimentare nelle uova, se consumato come parte di una dieta povera di grassi saturi, non aumenta i livelli di colesterolo cattivo. Erano invece i grassi saturi il vero motore dell’aumento del colesterolo. Si potrebbe dire che abbiamo fornito prove concrete a difesa dell'umile uovo”, ha chiosato lo scienziato. L'esperto ha anche sottolineando che nel contesto di una colazione salata, non ci si deve preoccupare delle uova per la salute del cuore, bensì del consumo di carne come salsicce e pancetta (o affettati). Alla luce di queste indicazioni, il ricercatore ha affermato che è giunto il momento di riconsiderare la reputazione di questo alimento, ricco di nutrienti ma sin troppo spesso demonizzato.
I risultati del nuovo studio australiano “Impact of dietary cholesterol from eggs and saturated fat on LDL cholesterol levels: a randomized cross-over study” suffragano quanto osservato recentemente da altri studi. Una ricerca condotta da scienziati del Duke Clinical Research Institute di Durham, ad esempio, ha rilevato che il consumo di 12 uova o più a settimana non era associato a un aumento del colesterolo, né buono, né cattivo, mentre un'altra indagine dell'Università Monash ha rilevato che gli anziani che mangiano da 2 a 6 uova a settimana presentano un rischio inferiore di morire per le malattie cardiovascolari. Ancor più estremo – e assolutamente da non replicare – il risultato ottenuto dal dottor Nick Norwitz, un ricercatore specializzato in salute metabolica, che ha mangiato ben 720 uova in un mese (due cartoni da 24 uova al giorno!), ottenendo come risultato la riduzione del suo colesterolo cattivo del 20 percento. Il tutto è stato dimostrato in un video pubblicato su YouTube con la spiegazione del controverso esperimento. Chiaramente, prima di introdurre modifiche nel proprio modello alimentare, è sempre doveroso consultare il proprio medico o comunque un professionista della nutrizione.