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Il colesterolo “buono” sempre meno buono: studio rileva associazione con l’Alzheimer

Secondo un nuovo studio chi ha livelli elevati di colesterolo HDL-C, il cosiddetto “colesterolo buono”, ha un rischio superiore di sviluppare la demenza. Per gli over 65 con più di 80 mg/dL le probabilità aumentano del 27%, mentre per gli over 75 si arriva al 42% di rischio in più.
A cura di Andrea Centini
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Un nuovo studio ha rilevato che livelli elevati del cosiddetto colesterolo buono, ovvero le lipoproteine ad alta densità (HDL-C), risultano associati a un rischio sensibilmente superiore di sviluppare la demenza, la cui forma più diffusa al mondo è il morbo di Alzheimer. L'effetto è particolarmente marcato per le persone con più di 75 anni, nelle quali il colesterolo buono alto aumenta il rischio di oltre il 40 percento, in base ai risultati dell'indagine. Pur trattandosi di un “semplice” studio di osservazione, cioè che non evidenzia i rapporti di causa–effetto tra colesterolo HDL-C e declino cognitivo, l'associazione risulta statisticamente significativa. Anche tenendo in considerazione fattori potenzialmente confondenti come età, istruzione e sedentarietà dei partecipanti. Saranno necessari studi più approfonditi per tutte le conferme del caso, ma altre indagini hanno già rilevato che il colesterolo buono non è (sempre) così buono; sono state infatti già trovate associazioni col rischio di mortalità per tutte le cause, sepsi, fratture, degenerazione maculare e altre condizioni, come evidenziato dagli autori del nuovo studio.

A determinare che livelli elevati di colesterolo buono (HDL-C) sono associati a un aumentato rischio di demenza è stato un team di ricerca australiano guidato da scienziati della Scuola di sanità pubblica e medicina preventiva dell'Università Monash, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Turner Institute for Brain and Mental Health – Scuola di Scienze Psicologiche e della Scuola di Medicina dell'Università dell'Australia Occidentale. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Sultana Monira Hussain, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente i dati di un altro studio chiamato Aspirin in Reducing Events in the Elderly (ASPREE). Nel trial sono stati reclutati circa 17.000 partecipanti australiani di età uguale o superiore ai 70 anni e circa 2.400 cittadini statunitensi con età maggiore o uguale a 65 anni tra il 2010 e il 2014 . Al basale erano tutti sani dal punto di vista cognitivo (non soffrivano di demenza) e non avevano avuto diagnosi di patologie cardiovascolari, disabilità e altre condizioni potenzialmente fatali. A tutti sono stati effettuati dei prelievi di sangue; i livelli plasmatici di colesterolo rilevati sono stati associati al rischio di demenza negli anni successivi.

Durante il periodo di follow-up (6,3 anni in media) 840 partecipanti – il 4,6 percento del totale – hanno sviluppato la demenza. Incrociando i dati è emerso che coloro che avevano livelli di HDL-C superiori a 80 mg/dL (milligrammi per decilitro) il rischio di sviluppare la condizione era superiore del 27 percento. Negli over 75 tale rischio aumentava fino al 42 percento. Si ricorda che livelli di riferimento di colesterolo buono, secondo le linee guida delle principali autorità sanitarie, sono di 40-50 (mg/dL) per gli uomini e di 50-60 mg/dL per le donne. Come indicato, l'associazione è rimasta statisticamente significativa con la demenza anche dopo aver preso in considerazione fattori confondenti come età, genere, stile di vita e altro ancora.

Il colesterolo “buono” è così soprannominato poiché riduce l'accumulo di quello cattivo (LDL) responsabile dell'aterosclerosi, ovvero del deposito di placche nel lume delle arterie, una condizione che catalizza il rischio di gravi eventi cardiovascolari come infarto e ictus. Un recente studio condotto su 116.000 persone da scienziati dell'Università di Copenaghen ha tuttavia rilevato che livelli elevati di LDL sono associati a un aumentato rischio di morte (per tutte le cause) del 116 percento per gli uomini e del 68 percento per le donne. “Questi risultati cambiano radicalmente il modo in cui concepiamo il ‘buon' colesterolo”, aveva dichiarato il professor Børge Nordestgaard, autore principale dello studio. “I medici come me sono soliti congratularsi con i pazienti che hanno un livello molto elevato di HDL nel loro sangue. Ma non dovremmo più farlo, visto che questo studio mostra un tasso di mortalità notevolmente più elevato”, ha chiosato l'esperto. I dettagli del nuovo studio “Association of plasma high-density lipoprotein cholesterol level with risk of incident dementia: a cohort study of healthy older adults” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Lancet Regional Health Western Pacific.

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