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La più antica amputazione chirurgica fu eseguita 31mila anni fa: riscritta la storia della Medicina

Un team di ricerca internazionale ha scoperto lo scheletro di un giovane sepolto 31mila anni fa con i segni di un’amputazione chirurgica, alla quale sopravvisse.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Nature
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Sullo scheletro di un giovane sepolto in una grotta del Borneo (Indonesia) 31mila anni fa sono state trovate le prove della più antica operazione chirurgica complessa, ovvero l'amputazione di una gamba. L'intervento fu probabilmente eseguito quando il soggetto era un bambino, che sopravvisse per altri 6 – 9 anni (fino ai 19 – 21 anni) con un moncone dopo la rimozione di parte dell'arto. Si tratta di una scoperta straordinaria che riscrive letteralmente la storia della Medicina, considerando che fino ad oggi si riteneva che i primi interventi chirurgici di questo genere fossero eseguiti a partire da circa 10mila fa, quando le comunità di cacciatori – raccoglitori diedero vita alle società agricole stanziali, con nuovi problemi di salute da affrontare. Non a caso l'esempio ritenuto più antico fino ad oggi di amputazione intenzionale risale a 7mila anni fa. Si tratta dello scheletro di un anziano contadino del Neolitico recuperato in Francia a Buthiers-Boulancourt, con l'avambraccio sinistro amputato quasi all'altezza del gomito e guarito solo in parte.

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A scoprire e descrivere la più antica amputazione nella storia (o sarebbe meglio dire nella preistoria) della Medicina è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati australiani dell'Università Griffith del Queensland, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Scuola di Scienze Sociali dell'Università dell'Australia Occidentale, del Sydney South East Asian Centre dell'Università di Sydney, del Bandung Institute of Technology (Indonesia), del Palaeo-Research Institute dell'Università di Johannesburg (Sudafrica) e di altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Tim Ryan Maloney, archeologo presso il Griffith Centre for Social and Cultural Research dell'ateneo australiano, hanno rinvenuto lo scheletro nel 2020 nel cuore della grotta di Liang Tebo, in una remota regione del Borneo orientale chiamata Kalimantan. In questa regione carsica sono state trovate alcune delle più antiche opere rupestri in assoluto, ma i ricercatori non potevamo certo immaginare di imbattersi nelle prove del più antico intervento chirurgico complesso.

Credit: Nature
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Lo scheletro, come indicato, appartiene a un giovane che a causa di una malattia o di una bruttissima ferita alla gamba sinistra ha rischiato di morire. I membri del suo gruppo devono aver capito che se lo avessero lasciato in quello stato sarebbe morto presto, così hanno deciso di amputare l'arto all'altezza del terzo distale della porzione inferiore. Che sia stata amputata è evidente dal taglio netto e dal processo di guarigione, secondo gli esperti. Il giovane è infatti vissuto per diversi anni con il moncone, prima di morire per ragioni sconosciute. Se l'amputazione fosse stata causata dall'attacco di un animale o da un incidente le ossa sarebbero risultate frantumate e guarite in modo diverso, a causa dei traumi “schiaccianti” che normalmente si producono. Ma come indicati sono state tagliate con precisione.

Ancora oggi rimuovere un arto è un'operazione complessa che richiede (ovviamente) competenze anatomiche e la capacità di prevenire la morte per dissanguamento e infezioni. 31mila anni fa, nel Borneo, probabilmente uomini e donne avevano imparato le proprietà anestetiche, analgesiche e antisettiche delle piante officinali, considerando il successo dell'operazione. “Questa prova inaspettatamente precoce di un'amputazione riuscita di un arto suggerisce che almeno alcuni moderni gruppi di cacciatori di esseri umani nell'Asia tropicale avevano sviluppato conoscenze e abilità mediche sofisticate, molto prima della transizione dell'agricoltura neolitica”, hanno scritto gli scienziati.

Va anche tenuto in considerazione il luogo montano e impervio in cui il ragazzo ha continuato a vivere per diversi anni. Suggerisce che qualcuno si prese cura di lui, un dettaglio molto significativo di una comunità preistorica. Non a caso la celebre antropologa Margaret Mead, come racconta una storia molto popolare sul web,  disse a un suo studente che il primo segno di civiltà non è la comparsa di pentole, ami o macine di pietra, ma una gamba rotta con segni di guarigione. In natura, infatti, un animale con una zampa rotta non sopravvive, poiché condannato a morire di fame o ad essere predato. Ma se qualcuno si prende cura di quella ferita e delle altre esigenze fino alla completa guarigione, allora significa che è emersa una civiltà, proprio come quella che ha permesso al giovane di sopravvivere al terribile trauma. I dettagli dell'affascinante ricerca sono stati descritti nell'articolo “Surgical amputation of a limb 31,000 years ago in Borneo” sull'autorevole rivista scientifica Nature.

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