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La Pianura Padana orientale sta sprofondando di 5 millimetri all’anno

A causa del fenomeno di subsidenza, legato ad attività umane e processi naturali, la pianura alluvionale emiliano-romagnola si sta abbassando anno dopo anno.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Copernicus
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La porzione orientale della Pianura Padana sta sprofondando a una velocità di circa 5 millimetri all'anno. A indicarlo le rilevazioni dell'European Ground Motion Service (EGMS), un nuovo servizio del Copernicus Land Monitoring Service, il programma della missione satellitare Copernicus – gestita dalla Commissione Europea e dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA) – dedicato alla raccolta di dati geospaziali della superficie terrestre. L'EGMS fornisce “informazioni coerenti e affidabili sul movimento naturale e antropogenico del suolo con una precisione millimetrica”, rappresentando un punto di riferimento a livello continentale, nazionale e locale, si legge nel portale dedicato al progetto di ricerca scientifica.

Cos'è la Subsidenza

Il lento e progressivo sprofondamento della Pianura Padana, che risulta più evidente nella porzione dell'Emilia Romagna, è studiato da decenni ed è un fenomeno noto come subsidenza. Come specificato dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) in un comunicato, per subsidenza si intende un qualsiasi movimento verticale della superficie terrestre, “indipendentemente dalla causa che lo ha prodotto, dallo sviluppo areale e dall'evoluzione temporale del fenomeno, dalla velocità di spostamento del terreno e dalle alterazioni ambientali che ne conseguono”. Sin dal dopoguerra è apparso chiaro che vaste aree del territorio emiliano-romagnolo fossero soggette a questo fenomeno di sprofondamento, specifica la Regione Emilia Romagna.

Le cause della subsidenza

L'ISPRA sottolinea che l'abbassamento del suolo può essere scatenato da diversi fattori, sia di origine naturale che innescati dall'uomo (origine antropica). Per quanto concerne quelli naturali, che normalmente si manifestano più lentamente, possono essere coinvolti la tettonica; le trasformazioni sia chimiche che fisiche dei sedimenti dovute (ad esempio) a variazioni nelle falde o della pressione dei corpi rocciosi soprastanti; e i movimenti verticali compiuti dalla crosta terrestre quando variano le condizioni di equilibrio (aggiustamenti isostatici). La subsidenza antropogenica, generalmente più rapida e che “si esplica al massimo in alcune decine di anni”, abbraccia il sovrasfruttamento delle falde acquifere, le opere di bonifica e l'estrazione di idrocarburi. “Il grado di urbanizzazione e industrializzazione di un'area ‘sensibile' alla subsidenza può quindi sia influenzare tale fenomeno, sia esserne condizionato”, indica l'ente di ricerca italiano.

Nel nostro Paese le aree più interessate da questo processo di sprofondamento sono proprio la Pianura Padana e la Pianura Pontina. Per quanto riguarda la pianura alluvionale dell'Emilia-Romagna, la Regione specifica che “i valori di subsidenza naturali attesi sono dell'ordine di 0,1 – 0,3 cm/anno mentre i valori effettivamente misurati nelle ultime decine d'anni sono quasi ovunque maggiori di 0,4 cm/anno e con punte di 5 cm/anno”. Le ragioni sono sia di tipo naturale che antropico, sebbene la componente umana sia diventata preponderante a partire da oltre mezzo secolo. La significativa subsidenza della Pianura Padana è infatti legata al costante e intenso prelievo di acqua e idrocarburi dal sottosuolo, che hanno determinato una riduzione del volume del sedimento e il conseguente abbassamento della superficie.

L'ISPRA specifica che oggi l'impatto antropico sulla subsidenza della Pianura Padana è tenuto sotto stretto controllo, tuttavia, poiché sono coinvolti anche fenomeni di tipo naturale come i processi diagenetici (le trasformazioni chimico–fisiche dei sedimenti), la tettonica e i movimenti isostatici, “il fenomeno difficilmente si potrà arrestare del tutto”. Si tratta di un problema significativo soprattutto in relazione all'innalzamento del livello del mare scatenato dai cambiamenti climatici, che in futuro rischia di innescare alluvioni sempre più devastanti e la completa sommersione di ampi tratti di territorio.

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