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La NASA ha catturato l’inquietante suono emesso da un buco nero: ora puoi ascoltarlo

Attraverso il processo di sonificazione, che traduce in note i dati astronomici, gli scienziati hanno reso udibile l’inquietante lamento di un buco nero.
A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA
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Nel 2003 gli astronomi fecero una scoperta piuttosto significativa sull'Ammasso di galassie di Perseo (o Abell 426), l'oggetto più brillante dell'Universo quando osservato attraverso i raggi X. Come spiegato dalla NASA, infatti, i ricercatori determinarono che le onde di pressione emesse dal buco nero supermassiccio sito al centro dell'ammasso provocavano peculiari increspature nel gas caldo, tali da poter essere “tradotte” in note musicali attraverso una tecnica chiamata sonificazione. In parole semplici, la sonificazione trasforma i dati astronomici in un suono udibile dall'essere umano.

Spesso si ritiene – erroneamente – che nello spazio profondo non ci sia suono, a causa del fatto che è fondamentalmente vuoto e dunque manca il mezzo per permettere la propagazione delle onde sonore. Tuttavia, come sottolineato dall'agenzia aerospaziale statunitense, nel cuore di un ammasso di galassie sono presenti abbondanti quantità di gas “che avvolgono centinaia o addirittura migliaia di galassie al suo interno”. Ciò fornisce un mezzo valido “per il viaggio delle onde sonore”, il cosiddetto mezzo intercluster.

Anche il buco nero al centro dell'ammasso di Perseo emette un suo suono reale, ma le onde che fanno increspare i gas attorno alle galassie producono le note più basse mai rilevate nell'Universo, impossibili da udire per l'orecchio umano. La più bassa in assoluto, rilevata proprio nel 2003, è un Si bemolle 57 ottave al di sotto del Do centrale. Ha una frequenza di ben 10 milioni di anni, mentre la nota più bassa udibile dal nostro orecchio ha una frequenza di un ventesimo di secondo. Per questa ragione gli scienziati hanno aumentato di decine e decine di ottave il suono del buco nero, al fine di ottenere l'inquietante effetto sonoro che potete ascoltare qui di seguito. Il risultato è una sorta di ululato dalla tonalità fantascientifica e aliena, decisamente appropriato per un “cuore di tenebra” localizzato a circa 250 milioni di anni luce dal nostro pianeta.

Attraverso il processo di sonificazione i dati dei raggi X acquisiti dal Chandra X-ray Observatory (un telescopio orbitale dedicato al fisico statunitense di origine indiana Subrahmanyan Chandrasekhar) sono stati sintetizzati e portati nella gamma percettibile dall'orecchio umano, aumentandoli verso l'alto di 57 / 58 ottave. Per rendere udibili i "lamenti" del buco nero la frequenza originale dei segnali è stata traslata di centinaia di quadrilioni di volte.

Un processo analogo è stato sfruttato da un team di ricerca internazionale coordinato da scienziati americani del prestigioso Massachusetts Institute of Technology (meglio conosciuto con l'acronimo di MIT) per sonificare un altro buco nero. In questo caso non hanno utilizzato i dati del Chandra, ma del Neutron star Interior Composition Explorer (NICER) equipaggiato sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Nello specifico, hanno sonificato gli echi o ritardi di riverbero, derivati dalla luce emessa dalle particelle che vorticano attorno al buco nero.

Gli scienziati hanno sonificato anche le emissioni del buco nero supermassico al centro della galassia M87, il primo del quale gli scienziati del progetto Event Horizon Telescope sono riusciti a ottenere un'immagine.

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