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La fecondazione in vitro è più efficace se gli ovuli vengono presi in estate: bimbi nati +30%

Un nuovo studio ha dimostrato che nasce il 30% di bambini in più con la procreazione assistita se gli ovuli vengono prelevati in estate invece che in autunno. Anche le ore di luce della giornata influenzano il successo.
A cura di Andrea Centini
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Secondo un nuovo studio la fecondazione in vitro è molto più efficace se gli ovuli vengono estratti dalle ovaie durante l'estate; il tasso di bambini nati vivi con ovuli prelevati nei mesi estivi, infatti, è superiore del 30 percento a quello che si ottiene in autunno. In inverno e in primavera si ottengono invece tassi di nascite intermedi fra i due estremi. Si tratta di un dato significativo e indubbiamente prezioso per tutte quelle coppie che desiderano avere figli e debbono ricorrere alla procreazione assistita. Ad oggi, infatti, si era dato particolare peso statistico solo al momento in cui avviene l'impianto dell'embrione, ma a quanto pare è la tempistica del prelievo degli ovuli e non quella dello scongelamento / impianto ad avere un impatto significativo sulla fecondazione in vitro.

A determinare che gli ovuli estratti in estate permettono un tasso di nascite del 30 percento superiore per la fecondazione in vitro rispetto all'estrazione autunnale è stato un team di ricerca guidato da scienziati del King Edward Memorial Hospital di Subiaco (Australia), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Divisione di Ostetricia e Ginecologia dell'Università dell'Australia Occidentale e della “Città Fertilità Australia” di Claremont. I ricercatori, coordinati dal professor Sebastian Leathersich, ostetrico, ginecologo e docente in Endocrinologia Riproduttiva e Infertilità, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato tutti i dati relativi ai trasferimenti degli embrioni congelati in una clinica di Perth tra gennaio 2013 e dicembre 2021 (otto anni). Durante il periodo preso in esame dallo studio di coorte retrospettivo ci sono stati in totale quasi 3.700 embrioni impiantati, legati a 2.155 cicli di fecondazione in vitro per oltre 1.800 pazienti coinvolti.

Il professor Leathersich e colleghi si sono concentrati su tre parametri meteorologici per determinare il tasso di successo delle nascite in relazione al prelievo degli ovuli: stagione, temperatura (media, minima e massima) e soleggiamento (durata delle ore di luce o dì di ogni singolo giorno). Tutte le informazioni meteo sono state ottenute dai database dell'Australian Bureau of Meteorology. Incrociando i dati è emerso il significativo vantaggio statistico dell'estate per i tassi dei nati vivi attraverso la procreazione assistita. Come indicato, infatti, il tasso è stato del 30,4 percento superiore (odds ratio (OR): 1,30, 95% CI: 1,04-1,62) rispetto a quello rilevato in autunno.

“Per tutta la durata del nostro studio, il tasso medio di nati vivi dopo il trasferimento di embrioni congelati in Australia era di 27 nascite ogni 100 persone”, ha dichiarato il professor Leathersich in un comunicato stampa. “Nel nostro studio, il tasso di nati vivi complessivo dopo il trasferimento di embrioni congelati era di 28 nascite ogni 100 persone. Se gli ovuli venivano raccolti in autunno, si avevano 26 nascite ogni 100 persone, ma se venivano raccolti in estate le nascite erano 31 ogni 100 persone”, ha chiosato il ginecologo, aggiungendo che questo risultato era indipendente dal momento in cui gli embrioni venivano impiantati nelle donne. È un dato curioso, considerando che per gli studi statistici sul tema solitamente è sempre stato preso in esame questo parametro.

I ricercatori hanno osservato anche un'associazione positiva con le giornate più soleggiate (tasso di nati vivi + 28 percento rispetto alle giornate con meno luce), mentre la temperatura non ha influenzato la statistica. Quest'ultimo fattore è però risultato significativo per l'impianto degli embrioni: quando venivano trasferiti nelle giornate più calde, infatti, il tasso di nati vivi scendeva del 18 percento rispetto ai giorni più freddi.

È doveroso sottolineare che nello studio sono stati tenuti in considerazione solo i dati meteo, ma non fumo, alcol, sovrappeso, attività fisica e altri fattori che possono influenzare negativamente una gravidanza, sia essa naturale o legata a una procedura di procreazione assistita. Recentemente uno studio dello University College di Londra ha dimostrato che una donna su cinque che ha avuto il primo figlio attraverso la procreazione assistita ne ha un secondo naturalmente. I dettagli della nuova ricerca “Season at the time of oocyte collection and frozen embryo transfer outcomes” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica specializzata Human Reproduction.

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