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Covid 19

Il vaccino Covid riduce il rischio di infarto, ictus e altre patologie in chi è stato infettato

Studio americano dimostra che il vaccino Covid protegge anche da ictus, infarto e altri eventi cardiovascolari nei pazienti che hanno avuto la COVID-19.
A cura di Andrea Centini
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Il vaccino anti Covid riduce il rischio di infarto, ictus e altri eventi cardiovascolari in chi è stato contagiato dal coronavirus SARS-CoV-2. Lo ha dimostrato un nuovo, ampio studio condotto negli Stati Uniti, confermando i risultati emersi da altre indagini. Ad esempio, nel luglio del 2022, la ricerca sudcoreana “Association Between Vaccination and Acute Myocardial Infarction and Ischemic Stroke After COVID-19 Infection” aveva evidenziato nei pazienti vaccinati una riduzione nel rischio di infarto del miocardio e ictus ischemico, mentre uno studio italiano guidato dall'Università di Ferrara non ha rilevato alcun aumento nella frequenza di miocarditi o altre patologie cardiovascolari in chi aveva ricevuto il vaccino. Sempre più prove, dunque, non solo stanno confermando l'efficacia dei vaccini anti Covid contro il patogeno pandemico, ma anche la protezione da potenziali complicazioni.

A determinare che il vaccino Covid riduce il rischio degli eventi cardiovascolari avversi maggiori, definiti con l'acronimo MACE nei Paesi di lingua inglese (da Major Adverse Cardiovascular Events), è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi che gestiscono l'N3C Consortium. Quest'ultimo è il più grande database statunitense dedicato alla pandemia di COVID-19; contiene infatti le cartelle cliniche aggiornate di milioni di pazienti. Nel nuovo studio, coordinato dal professor Girish N. Nadkarni, docente di Medicina presso l'ateneo statunitense e primario al The Charles Bronfman Institute of Personalized Medicine, sono stati coinvolti in tutto circa 2 milioni di pazienti, dei quali quasi 220mila avevano ricevuto un vaccino anti Covid. Sono stati contemplati sia i vaccini a RNA messaggero di Pfizer e Moderna, rispettivamente Comirnaty e Spievax, che il vaccino a vettore virale di Johnson & Johnson. I ricercatori hanno messo a confronto i casi di vaccinazione completa, vaccinazione parziale (ad esempio una dose o due dosi senza booster) e non vaccinazione.

Attraverso una specifica analisi statistica hanno determinato l'associazione tra il rischio di eventi cardiovascolari avversi maggiori e lo stato vaccinale. Come indicato, i vaccinati avevano un rischio statisticamente inferiore di sviluppare infarto del miocardio, ictus e altre patologie MACE. Nel grafico sottostante vengono mostrate le probabilità che un paziente vaccinato, parzialmente vaccinato o non vaccinato che ha contratto la COVID-19 non sviluppi una patologia cardiovascolare in un determinato arco temporale. Dai dati si evince che i non vaccinati avevano un rischio sensibilmente superiore di sviluppare una condizione cardiovascolare rispetto ai completamente vaccinati, nell'arco di 150 giorni e oltre dalla positività al tampone oro-rinofaringeo. Anche i parzialmente vaccinati avevano un rischio inferiore rispetto ai non vaccinati, ma dopo circa 100 giorni dalla diagnosi il livello di protezione si assottiglia.

Credit: Journal of the American College of Cardiology
Credit: Journal of the American College of Cardiology

“Abbiamo cercato di chiarire l'impatto della precedente vaccinazione sugli eventi cardiovascolari tra le persone che sviluppano COVID-19 e abbiamo scoperto che, in particolare tra quelli con comorbidità, come MACE precedente, diabete di tipo 2, colesterolo alto, malattie del fegato e obesità, c'è un'associazione con un minor rischio di complicanze. Sebbene non possiamo attribuire la causalità, è una prova a sostegno del fatto che la vaccinazione può avere effetti benefici su una varietà di complicazioni post-COVID-19”, ha dichiarato il professor Nadkarni in un comunicato stampa. “Con nostra sorpresa, anche la vaccinazione parziale è stata associata a un minor rischio di eventi cardiovascolari avversi”, gli ha fatto eco il coautore dello studio Joy Jiang. “Data l'entità dell'infezione da SARS-CoV-2 in tutto il mondo, speriamo che i nostri risultati possano aiutare a migliorare i tassi di vaccinazione, specialmente negli individui con condizioni coesistenti”, ha chiosato l'esperto. I dettagli della ricerca “Impact of Vaccination on Major Adverse Cardiovascular Events in Patients With COVID-19 Infection” sono stati pubblicati sul Journal of the American College of Cardiology e saranno presentati durante il 72esimo congresso dell'American College of Cardiology.

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