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Il meraviglioso mistero delle anguille: si riproducono in un solo luogo al mondo, un mare nell’oceano

Tra gli animali più incredibili sul nostro pianeta vi sono sicuramente le anguille, il cui ciclo riproduttivo è ancora oggi uno dei misteri più affascinanti e insondabili della natura. Questi pesci, infatti, nascono e si riproducono in un solo luogo al mondo, il Mar dei Sargassi nel cuore dell’Oceano Atlantico, dopo un viaggio di migliaia di chilometri e metamorfosi straordinarie. Ecco cosa sappiamo.
A cura di Andrea Centini
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Un esemplare di anguilla europea. Credit: Underwater Ireland / Screenshot Youtube
Un esemplare di anguilla europea. Credit: Underwater Ireland / Screenshot Youtube

Siamo appena entrati in primavera, una stagione fondamentale nel ciclo di vita di moltissime specie, diverse delle quali impegnate in estenuanti viaggi per la migrazione riproduttiva. In mente tornano immediatamente gli uccelli, come rondini, upupe, gruccioni, rigogoli e altri in arrivo dall'Africa, ma sono coinvolti anche altri gruppi tassonomici, comprese alcune creature incredibilmente affascinanti: le anguille. Questi pesci ossei dall'aspetto serpentiforme sono protagonisti di una delle migrazioni più incredibili e misteriose del Regno Animale. Tutte le anguille europee (Anguilla anguilla) e le anguille americane (Anguilla rostrata), infatti, si riproducono in un solo luogo del pianeta, il Mar dei Sargassi, che a sua volta è l'unico mare al mondo a non essere toccato da una costa. Si trova infatti nel cuore dell'Oceano Atlantico e i suoi “confini” sono delimitati solo da veloci correnti oceaniche, che lo isolano dal grande blu circostante.

Il Mar dei Sargassi, così chiamato per l'abbondanza del sargasso (un'alga marina), è caratterizzato da acque cristalline e una splendida biodiversità che abbraccia circa 300 specie. Solo di recente si è scoperto che le anguille si riproducono in questa speciale area dell'Atlantico, lunga un migliaio di chilometri e abbracciata dalle Azzorre (a Est) e dalle Grandi Antille (a Ovest), non distante dal famigerato “Triangolo delle Bermuda”. Non è ancora chiaro perché tutte le anguille europee e americane si riproducono e nascono soltanto qui, ma è certamente un luogo unico che ha avuto un ruolo fondamentale nella loro evoluzione. Forse è proprio la presenza dell'ecosistema legato al sargasso a renderlo idoneo, oppure il fatto che si tratta di un mare chiuso da correnti oceaniche. Probabilmente non lo sapremo mai, ma è proprio nel Mar dei Sargassi che avviene uno degli eventi naturali più straordinari.

L'affascinante ciclo biologico di questi pesci è un mistero che stupisce l'essere umano da migliaia di anni; nell'antichità, ad esempio, non si sapeva nemmeno come facessero a riprodursi. Le anguille, infatti, sviluppano gli organi riproduttivi solo nell'ultima fase della loro vita – tra 7 e oltre 20 anni  – , pertanto, quando gli esemplari venivano analizzati, le gonadi non erano praticamente mai visibili. Basti sapere che, come spiegato dallo Smithsonian Magazine, gli antichi egizi pensavano che le anguille “nascessero” dal Nilo riscaldato dal Sole, mentre Aristotele nel IV secolo avanti Cristo scrisse che emergevano direttamente dal cuore della Terra e che “non avevano i genitali”. Le anguille, del resto, non ne hanno bisogno fino alla fine della loro vita; si riproducono una sola volta nel luogo in cui sono nate e poi muoiono, sprofondando nell'oscurità degli abissi.

La migrazione delle anguille mature (chiamate argentine) ha inizio in autunno, o meglio tra la fine dell'estate e l'inizio dell'inverno, quando questi pesci, spinti dall'istinto riproduttivo, cominciano a spostarsi in massa dagli ambienti di acqua dolce (fiumi, torrenti, laghi e zone umide) verso il mare aperto, con il "navigatore" impostato verso il Mar dei Sargassi. È nota la caparbietà con cui le grandi femmine provano a superare gli ostacoli alla base del declino delle specie, come dighe, centrali idroelettriche e altre infrastrutture umane che hanno trasformato il viaggio di ritorno un vero e proprio inferno. In molte non riescono a compiere la loro "missione" anche a causa dei predatori, come cormorani e aironi che ne vanno molto ghiotti.

Credit: Andrea Centini
Credit: Andrea Centini

Quando la discesa dai fiumi è ostacolata dalle barriere costruite dall'uomo, questi pesci sono comunque in grado di uscire dall'acqua e strisciare su campi e terreni per raggiungere il proprio obiettivo. Lo fanno di notte perché sono animali lucifughi (non amano la luce), inoltre, grazie all'umidità, fuori dal proprio elemento tipico possono respirare attraverso la pelle e chiaramente non col sistema branchiale. L'affascinante riconquista dell'acqua salata avviene in tutti i Paesi europei (Italia compresa) dove vive l'anguilla europea e in quelli americani nei quali si trova l'anguilla americana. Per quegli esemplari che risalgono i fiumi e si inoltrano molto all'interno dei continenti, si tratta di un viaggio di migliaia e migliaia di chilometri, al quale va aggiunto anche il tratto nell'Oceano Atlantico che li riporterà nel luogo d'origine. Ricordiamo che sono le femmine – lunghe anche oltre 1 metro – a risalire fiumi e torrenti, mentre i maschi (lunghi circa 60 centimetri al massimo) restano nelle foci e nelle acque salmastre.

Quando le anguille sono pronte per questa sfiancante avventura i loro occhi diventano molto più grandi, un adattamento per vedere meglio nelle profondità oceaniche (di notte viaggiano più vicine alla superficie nell'Atlantico, mentre di giorno più in profondità). Nell'ultima fase anche l'intestino si atrofizza; del resto l'ultima tappa del loro ciclo vitale è "progettato" per la riproduzione, non per altro. Una volta giunte nel Mar dei Sargassi dopo un viaggio di mesi, le anguille si accoppiano creando grovigli con moltissimi esemplari; le femmine depongono milioni di uova e dopo averle abbondante al proprio destino periscono, sprofondando negli abissi assieme ai maschi.

Le uova, dopo la schiusa favorita dal calore superficiale, danno vita a larve simili a foglioline (chiamate leptocefali) che arrivano nel Mediterraneo dopo un viaggio di 3 anni, trasportate dalle correnti. Successivamente si trasformano in cieche (simili a serpentelli trasparenti) e poi in ragani, le giovani anguille. Le femmine inizieranno a risalire i fiumi – raggiungendo persino i ruscelli di alta montagna – mentre i maschi, come indicato, resteranno più a ridosso del mare, in foci, estuari, porti e simili. La penultima metamorfosi, che può durare anche molti anni, si chiama “gialla” per la colorazione ventrale, seguita dalla fase “argentina” che è quella predisposta per il lungo viaggio verso il Mar dei Sargassi.

Alcune femmine sterili restano indietro, non compiono il viaggio riproduttivo e diventano più grandi e pesanti: sono i cosiddetti capitoni. Vengono uccisi alla fine dell'anno perché, a causa dell'aspetto serpentiforme, nell'antichità venivano associati al male e al diavolo. Mangiarli alla fine dell'anno era quindi di "buon auspicio" per il nuovo. Una tradizione anacronistica che va avanti ancora oggi, senza conoscerne il perché. Ma le anguille europee sono in pericolo critico di estinzione  (codice CR nella Lista Rossa della IUCN) per molteplici ragioni; oltre alla distruzione / frammentazione dell'habitat naturale e al piazzamento di dighe, centrali idroelettriche e altri ostacoli che ne impediscono la migrazione, altri fattori come l'inquinamento, la pesca e probabilmente anche il cambiamento climatico stanno facendo il resto. Sempre meno anguille riescono a partire verso il Mar dei Sargassi, con le popolazioni in costante e drammatico calo. In alcuni Paesi – come la Svezia – si sta pensando di vietarne la pesca. Anche se la maggior parte delle anguille che finisce sulle tavole deriva da allevamenti, si deve comunque fare affidamento a prelievi in natura, proprio per via del loro straordinario ciclo riproduttivo.

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